Dichiarazioni di voto finale
Data: 
Giovedì, 24 Settembre, 2015
Nome: 
Maino Marchi

A.C. 3305

Signora Presidente, certamente il Rendiconto avrebbe meritato e meriterebbe tutti gli anni un'attenzione e un approfondimento maggiori e uno spazio di confronto più ampio da parte del Parlamento; credo però sia una di quelle questioni che ci rimandano all'esigenza di superare il bicameralismo perfetto. Solo quando l'avremo superato potremo avere i tempi per un approfondimento reale di tutti i temi che riguardano il Rendiconto. Però, noi abbiamo quest'anno un'occasione, che, esaminando il Rendiconto 2014, l'assestamento 2015 e in questo periodo, quando è stata presentata, la Nota di aggiornamento del DEF 2016, abbiamo l'idea di un triennio, un triennio in cui nel 2014 si è ancora in recessione, ma si creano le condizioni per avviare una fase di fine della recessione e di ripresa della crescita. 
Un 2015 in cui si concretizza la ripresa e in termini più consistenti rispetto alle previsioni e un 2016 in cui si può ragionevolmente prevedere un ulteriore consolidamento della crescita, anche in questo caso più consistente rispetto a quanto fin qui era stato previsto. Certo, si sperava che quanto sta avvenendo nel 2015 avvenisse già nel 2014, le condizioni generali non l'hanno permesso, ma nel 2014 si sono costruite le condizioni per la svolta nel 2015 a partire dalla ripresa economica. Si è effettivamente realizzata un'applicazione meno rigida delle regole indicate nel fiscal compact, pur non prevedendo mai di superare il 3 per cento dell'indebitamento nel rapporto tra deficit e PIL e realmente stando dentro quel limite, previsioni e rendiconto. Faremo il 2,6 nel 2015 e la previsione è del 2,2 nel 2016, eventualmente 2,4 se ci fosse un'ulteriore clausola per quanto riguarda la questione dell'immigrazione nella consistenza che tutti abbiamo presente. 
Qui sta la solidità, perché non tutti i Paesi europei raggiungono questi obiettivi. L'Italia sotto questo aspetto è fra i Paesi più solidi dal punto di vista del suo bilancio annuale e abbiamo posticipato, però gradualmente, dal 2015 al 2017, il conseguimento del pareggio strutturale. 
Fra qualche giorno si proporrà un ulteriore posticipo, però – lo diceva l'onorevole Galli ieri – non è che noi siamo lontani dal raggiungere quell'obiettivo; con diverse modalità di calcolo rispetto a quelle ufficiali, come fa l'OCSE, quindi una sede certamente autorevole, noi l'avremmo anche già raggiunto. Questo ci ha permesso di prendere misure di stimolo dell'economia, a partire dagli 80 euro e dalla riduzione dell'IRAP, che, prese nel 2014, si sono confermate e ampliate nella legge di stabilità 2015; quei 18 miliardi reali di riduzione delle tasse sul lavoro e le imprese, che è un'operazione senza precedenti dal punto di vista della dimensione, ma anche della qualità, perché ha puntato anche all'equità nella redistribuzione dei redditi e a favorire il lavoro stabile, risultato che stiamo raggiungendo e che fino a poco tempo fa sembrava una questione impossibile per questo Paese.
Ma l'applicazione meno rigida del fiscal compact non è una finanza allegra: lo voglio dire a chi, da questo punto di vista, critica i risultati che abbiamo conseguito. Il confronto con le maggiori economie dell'area dell'euro – la Francia, la Germania e la Spagna – evidenzia come l'Italia abbia attuato le politiche più restrittive, sia dal lato della spesa, che da quello delle entrate. 
In particolare, l'Italia è l'unico Paese, tra questi, ad avere attuato una politica di freno della spesa primaria sin dall'inizio della crisi e ricordo che nel 2013 l'aggregato di spesa pubblica ha fatto registrare un calo pari al 2,1 per cento in termini reali e nel 2014 all'1,6 per cento; quindi sono risultati consistenti, ma nello stesso tempo abbiamo anche sottolineato che l’austherity non ha portato in Europa e anche in Italia i risultati auspicati, a partire dai saldi, e quindi occorreva cambiare politica. 
E se nel gennaio 2015 la Commissione europea ha fornito una interpretazione autentica – quindi, non ha modificato le regole nella forma, però le ha modificate di fatto, aprendo sulla flessibilità –, è grazie, soprattutto, all'azione del Governo italiano, forte anche del fatto che il principale partito che lo sostiene, il Partito Democratico, nel 2014 è diventato il primo partito in Europa. E noi abbiamo avuto un ruolo fondamentale anche per risolvere e superare la crisi della Grecia. E la Grecia ci dimostra anche che l'idea di uscita dall'euro non porta da nessuna parte, e infatti vedo che anche oggi, tutto sommato, su questo piano, certamente, non lo si è sottolineato come in altre occasioni. 
La politica economica del Governo è una politica che certamente ha teso a rafforzare l'innovazione delle imprese e, quindi, l’export, ma anche a rafforzare la domanda interna, per non dipendere troppo da fattori esogeni, e i risultati ci sono, si vedono già e sono sottolineati nella Nota di aggiornamento del DEF. 
I consumi e gli 80 euro hanno avuto un ruolo fondamentale: è la Banca d'Italia ad aver certificato che il 95 per cento è andato in un aumento dei consumi; è una strana marchetta elettorale, una marchetta che si fa quando le elezioni ci sono già state, perché gli italiani hanno visto i primi segnali sugli 80 euro ad elezioni già avvenute e forse qualcuno non pensava, all'inizio, che li avremmo consolidati e, invece, ormai, questo è un dato strutturale, quindi non una marchetta. 
E poi gli incentivi agli investimenti, alla ricerca e allo sviluppo nel decreto sulla competitività del 2014 e poi nella legge di stabilità. 
E sui fattori esterni, su cui si insiste spesso, certo la politica monetaria della BCE ha avuto un ruolo fondamentale, ma ci sarà anche del nostro se oggi, in questa fase, lo spread è migliore in Italia rispetto a quello della Spagna. Questo non lo diciamo mai, non lo sottolineiamo mai, ma per diverso tempo, per molti mesi noi avevamo un dato peggiore e negli ultimi tempi, io credo anche grazie all'azione del Governo, abbiamo invece avuto un cambiamento da questo punto di vista. 
Per venire al Rendiconto, cito alcuni dati. La spesa nel 2014: siamo di fronte al quinto anno consecutivo di restrizione, coinvolgendo gran parte delle voci di spesa, quindi la revisione della spesa l'abbiamo fatta in questi anni. E, tra l'altro, dal punto di vista statistico, questa comprende anche il bonus fiscale. Se lo mettiamo, invece, come riduzione delle entrate, questo ha un effetto dal punto di vista della pressione fiscale, che passerebbe nel 2014 dal 43,5 per cento al 43,1 per cento, quindi un effetto ce l'ha. 
E abbiamo avuto anche una politica delle entrate che ci ha portato a ridurre le tasse sul lavoro delle imprese, a confermare sostanzialmente le stime che aveva fatto il Governo nella nota di aggiornamento del DEF, a un ulteriore aumento sui redditi di natura finanziaria, continuati con la legge di stabilità del 2015. Quindi, riduzione delle tasse su lavoro e impresa, aumento invece per quelle di natura finanziaria. 
Nel 2014 si è introdotta la Tasi e siamo tutti – credo – dell'opinione che da questo punto di vista occorra un cambiamento. 
La politica di revisione della spesa, però, non è stata solo restrittiva. Sul versante sociale, dove abbiamo un aumento rilevante della povertà in questi anni, noi abbiamo avuto un aumento della spesa. Era stata azzerata nel 2012, non con il Governo Monti, ma con l'ultima legge di stabilità fatta dal Governo Berlusconi nel 2011: azzerata ! L'abbiamo portata a 984 milioni nel 2014 e ad un miliardo 220 milioni nel 2015, aumentando il fondo per la non autosufficienza, quello per l'affitto, creando il fondo per l'infanzia, stabilizzando il 5 per mille, mettendo un fondo per l'introduzione al lavoro dei disabili, con il bonus bebé e concludendo l'iter sul nuovo ISEE. Anche la stessa misura degli ottanta euro ha portato ad un aumento della progressività dell'Irpef, quindi, ad un'operazione di equità, dentro un quadro che ha visto un'azione di riforme di enorme portata. Anche quelle sulle istituzioni hanno un ruolo. Sono fondamentali, perché il funzionamento delle istituzioni democratiche è fondamentale per il Governo dell'economia.
 Certamente Presidente. Ma Governo e riforme della scuola, con più risorse, miglioramento della giustizia civile, il lavoro, il fisco e la pubblica amministrazione che è fondamentale per quanto riguarda la revisione della spesa. 
In conclusione, Presidente, la nota di aggiornamento al DEF ci dice che, per la prima volta negli ultimi anni, le previsioni aggiornate sul PIL migliorano rispetto a quelle precedenti e che, per la prima volta, si possono fare previsioni di riduzione del debito PIL fin dall'anno immediatamente successivo, il 2016, e non rimandandole a quelli ulteriormente seguenti.
Questo è anche merito della legge di stabilità 2014, dei provvedimenti del 2014, della legge di stabilità 2015 e delle riforme di questi anni. Per questo ci sarà il voto favorevole del Partito Democratico