Dichiarazioni di voto finale
Data: 
Martedì, 22 Dicembre, 2015
Nome: 
Enrico Borghi

A.C. 2093-B

 

Grazie, signor Presidente e onorevoli colleghi. Quando si giunge al termine di un percorso legislativo, come capita a noi quest'oggi, dopo due anni di proficuo e intenso lavoro, vi è spesso il rischio di un ricorso talora abusato all'utilizzo di un aggettivo, e cioè l'utilizzo della parola «storica». Ma noi crediamo che oggi appaia non retorico poter utilizzare questo aggettivo per declinare e definire il lavoro che stiamo per compiere e suggellare con il nostro voto che andremo ad esprimere fra pochi minuti, perché questo aggettivo constata due elementi che questa legge porta nel quadro di novità della legislazione del nostro Paese. 
È la prima volta, colleghi, che noi introduciamo il concetto di green economy, o, se preferite, di economia verde all'interno del corpo giuridico delle leggi della Repubblica italiana ed è anche la prima volta che un Parlamento e un Governo compiono lo sforzo di dare una risposta organica, non puntuale, non occasionale a un Governo di alcuni dei più grandi fattori emergenti di quella che è stata definita la terza rivoluzione industriale e cioè la rottura del rapporto fra uomo ed ecosistemi, da un lato, e il rapido esaurimento delle risorse naturali, dall'altro. Fenomeni che i nostri cittadini vivono quotidianamente tutti i giorni sulla loro pelle e nelle loro esperienze, fatte di un equilibrio atmosferico precario, fatte di un cambiamento climatico che oramai non è pure più in discussione, fortunatamente, fatte di un aumento dell'inquinamento e di un esaurimento di risorse naturali che vedono fenomeni di incremento di popolazione, di dimensioni delle città e di urbanizzazioni sproporzionate, anche in Italia, e che quindi richiedono risposte correttive e di equilibrio fra zone urbane e zone rurali, di sfruttamento intenso del suolo arabile, di progressivo depauperamento e diminuzione di risorse naturali fondamentali, prima fra tutte l'acqua. 
Di questo si è parlato nei giorni scorsi a Parigi e ci piace poter pensare che il Parlamento della Repubblica italiana è fra i primi Paesi che danno seguito concretamente agli impegni che sono stati assunti in questa importante assise mondiale, nella consapevolezza che quello di oggi per noi è un primo passo che dovrà essere seguito da tanti ulteriori passaggi, da scelte e leggi, ma – come è noto – ci sta più tra 0 e 1, che tra 1 e 1.000 e il punto di difficoltà è sempre quello di iniziare a compiere il primo passo, che ci porta a governare il processo che porti alle trasformazioni massicce di cui abbiamo bisogno nei campi energetici, industriali agricoli ed edilizi, dentro il ruolo decisivo delle nuove tecnologie. 
Noi, signor Presidente, come Partito Democratico e come coalizione del centrosinistra, non arriviamo a questo risultato con il nulla alle nostre spalle. Vorrei ricordare molto rapidamente le scelte qualificanti che abbiamo condotto in questo primo scorcio di legislatura, dall’ecobonus, che ha consentito di attivare con dati oggettivi 19 miliardi di investimenti nel 2013, che sono diventati 24 nel 2014, per 700.000 posti di lavoro generati e che, per questo motivo, è stato confermato all'interno della recente legge di stabilità, alla scelta di impedire il fracking nella nostra realtà nazionale, e lo voglio dire perché l'Italia ha anticipato addirittura uno degli Stati, lo Stato di New York, con il Governatore Andrew Cuomo, che passa per essere il più avanzato tra i più avanzati nel campo della legislazione ambientale. Ebbene, negli Stati Uniti d'America, lo Stato di New York ha vietato il fracking nel dicembre del 2014; questo Parlamento lo ha fatto nel settembre del 2014, a proposito delle polemiche che ci vedono, secondo alcuni, arretrati o addirittura, al soldo delle lobby. 
Ricordo la legge sugli ecoreati, che ha colmato un ritardo pluriventennale in questo senso e la legge sulle agenzie, che noi abbiamo varato e che ci auguriamo il Senato possa rapidamente licenziare. 
È il tema della mobilità sostenibile, sul quale ancora nei giorni scorsi, grazie al proficuo lavoro di molti colleghi – penso al lavoro del collega Capone –, abbiamo dato delle risposte molto concrete per il sud Italia. Penso anche al lavoro del collega Zardini che all'interno di questo provvedimento ha inserito il tema della mobilità in itinere, com’è stato richiamato anche in precedenza. 
Insomma, un primo disegno organico per una politica nuova che voglia sostenere le imprese virtuose del nostro Paese che sono sempre di più nel campo della green economy e che possono affrontare, grazie anche a questo strumento, i nuovi e promettenti mercati ad alto valore aggiunto che questo tipo di nuova economia porta con sé. Ma non è soltanto un tema circoscrivibile, signor Presidente, all'interno della dimensione ambientale, perché questa che noi oggi colmiamo è anche un'occasione per la politica di potere riscoprire il meglio di sé. Infatti, se vogliamo evitare il rischio di passare dal tanto del passato al nulla della politica, come talvolta ci capita di dover verificare nel corso di alcuni dibattiti all'interno di quest'Aula, noi possiamo ridare la dignità alla politica proprio nel campo di queste trasformazioni epocali che stiamo vivendo perché il primato della politica è il governo dei processi della società. E il compito nostro è quello di stabilire il quadro delle regole entro le quali si manifestino le forze nuove, le forze attive, le forze propulsive che sono presenti nella società e che siano in grado di attribuire al nostro Paese un compito di guida all'interno di questi fenomeni emergenti che stiamo vivendo. 
E mi permetta anche di dire che queste riflessioni possono essere anche un'occasione per quella definizione di un fondamento comune, mi verrebbe da dire di un ethos condiviso, che per troppe volte è mancato nel nostro Paese – certamente è mancato per tutti gli anni della cosiddetta Seconda Repubblica – e che ha determinato anche quel fenomeno di incomprensione tra le forze politiche che deve essere invece colmato dentro la capacità di riconoscerci all'interno di un quadro comune nel quale ciascuno di noi, indipendentemente dalle proprie posizioni, esprime un proprio punto di riferimento collettivo. 
Per noi, signor Presidente, riaffermare in questo concetto il primato della politica non è solo attribuire un fondamentale quadro di difesa della democrazia. Dire che la politica deve guidare questi processi significa anche evitare che si vada verso una grigia e pigra gestione del potere dell'esistente che sarebbe certamente un metodo inadeguato per vincere queste sfide e per costruire il futuro. Il Governo Renzi su questa prospettiva ha dato significative risposte. E quando oggi noi diciamo che mettiamo in campo una promozione di misure di green economy, che decidiamo di contenere in modo eccessivo l'utilizzo delle risorse naturali – anche qui per la prima volta –, esprimendo questo concetto non in termini alati o filosofici, ma attraverso un provvedimento legislativo, diamo il senso di questa idea della politica alla quale pensiamo. 
Questo, signor Presidente, è l'inizio di un processo, non è la conclusione, cari colleghi, di un'operazione. Infatti, la nostra testa e il nostro cuore sono già altrove; sono già al green act che dovremo costruire; sono all'attuazione dei piani nazionali che la Cop21 ci impone di dover realizzare e che noi vogliamo attuare immaginando per l'Italia un ruolo alla testa e alla guida di questo processo del futuro che stiamo aprendo. Diceva uno statista importante del passato, Bismarck, che la politica è l'arte del meglio che verrà. Bene, la parola arte rimanda ad un suffisso che è alla radice di due parole: artigiani e artisti. Noi abbiamo lavorato questo provvedimento con lo spirito e la caparbietà degli artigiani e ci abbiamo messo la speranza, l'intuizione e la volontà del futuro degli artisti. Agli italiani decidere, a noi la consapevolezza di avere scritto insieme una bella pagina di politica e di questi tempi credo sia un elemento non banale da dover sottolineare.