Data: 
Lunedì, 27 Aprile, 2015
Nome: 
Barbara Pollastrini

A.C. 3-bis-B ed abbinate

 

Signora Presidente, Ministra, sottosegretari, grazie che mi ascoltate. Intanto, io intervengo, lo dico sinceramente, perché sono fra i dieci che sono stati sospesi e credo di dovere qualche spiegazione in questa sede pubblica. Allora, voglio subito dire che io credo nell'urgenza di innovazioni, anche radicali, dopo anni di scacchi e ripartenze. Sono anche d'accordo, profondamente d'accordo: mai più con il Porcellum, l'abbiamo detto come Partito Democratico e voglio tenervi fede. Riconosco i passi in avanti della proposta corretta dal Senato, so che nessuna legge è perfetta e aggiungo che condivido la volontà del Premier di fare delle riforme un traguardo irrinunciabile. 
Allora, cosa mi distingue, visto che sostengo questo Governo ? Forse, e lo dico davvero con la modestia del caso, con l'ansia, il dovere di non rinunciare ad uno sguardo lungimirante, che ad oggi, dal mio punto di vista, imporrebbe di migliorare l'intero progetto. Non da capo, dunque. Non da capo, ma con un di più: sì, un di più di coraggio e, se posso dirlo, di saggezza. Non si può leggere in modo separato la legge elettorale da come stiamo attuando il superamento del bicameralismo. Il nuovo Senato, ora, non è né il Senato delle regioni o delle autonomie, né il Senato delle garanzie: è un ibrido di eletti, nominati, che creerà contenziosi e non supera la Conferenza Stato-regioni. 
Possiamo ripensarci, possiamo cambiare ancora, possiamo sperare di vedere precisati i ruoli e migliorato il Titolo V, precisata la rappresentatività dei territori. Mi si dice, anche stamani sentivo dire, che il meglio è nemico del bene. Io vengo da una terra che riconosce il fare, ma qui dispiace sciupare le occasioni. Io sono d'accordo con il sostegno alla governabilità, ma un premierato forte ha bisogno di non svuotare la rappresentanza e di contrappesi. Questo è ancora il punto irrisolto dell'insieme del disegno riformatore su cui è utile che ci pensiamo tutti insieme. Colleghe e colleghi, è uno scenario mutante quello che abbiamo innanzi, mutante in Europa, mutante in Italia e noi dobbiamo immaginare riforme nelle garanzie e nei principi oltre la stagione contingente. Io resto convinta dell'alternanza e, per quanto mi riguarda, la continuo a vedere e pensare come l'alternanza tra un centrosinistra largo e altre forme di rappresentanza. 
Questa è una ragione in più che mi avrebbe vista molto favorevole all'estensione di collegi uninominali a doppio turno. Io sento dire che l'apparentamento al secondo turno sarebbe un danno, un grave danno, al bipolarismo. Io penso, invece, che aiuti, aiuti a rendere più libera e limpida la scelta di Governo, senza passare da accordi fuori campo o da camice di forza del partito «pigliatutto».
Concludo, dicendo, signora Presidente, signora Ministra, che il Premier ci ha invitato più volte a non fare le riforme da soli, ora il rischio è di terminarle proprio in una splendida solitudine e la solitudine in politica non è mai – mai ! – splendida. 
Per questo mi sento di rivolgere un ultimo appello: ho sentito evocare la fiducia. La fiducia sia quella in Parlamento, nell'ascolto del Parlamento, non sia cioè l'imposizione di una fiducia che vedrebbe un Parlamento colpito, dimezzato ! Io voglio sperare, e sperare ancora, in un confronto leale. 
Non chiederò il voto segreto: voglio le riforme, voglio affrontare il dibattito a viso aperto, voglio costruire davvero un sistema politico istituzionale che non guardi all'oggi, ma alla qualità della democrazia per il domani.