Data: 
Mercoledì, 29 Aprile, 2015
Nome: 
Daniele Marantelli

A.C. 3-bis-B ed abbinate

Signor Presidente della Camera, rappresentanti del Governo, in questa giornata così difficile vorrei condividere con tutti i colleghi una cruda consapevolezza. Tutte le ricerche sulla fiducia dei cittadini italiani nei confronti di associazioni e istituzioni collocano regolarmente da anni il Parlamento al penultimo posto e i partiti all'ultimo. Questo distacco è cresciuto così tanto che, stando agli ultimi indicatori, il grado di fiducia nei confronti del Parlamento è crollato al 7 per cento, sottolineo del Parlamento, non del gruppo del PD, di Forza Italia, del MoVimento 5 Stelle, della Lega, di SEL, di NCD e così via. Le ragioni sono molteplici, sicuramente la legge elettorale approvata il 21 dicembre del 2005, il cosiddetto Porcellum, ha contribuito potentemente ad aumentare questa sfiducia. Non fu un regalo di Natale particolarmente gradito dagli italiani. 
Il problema più importante dell'Italia è da un paio di decenni la crescita insufficiente. La dura recessione degli ultimi cinque anni ha accentuato questo dato di fondo. In milioni di famiglie italiane si fanno i conti con la conseguenza più bruciante: la disoccupazione. Generazioni di giovani condannate alla precarietà, non va meglio per un cinquantenne che perde il lavoro, anzi quando un cinquantenne conosce la cassa integrazione, ammesso che possa usufruirne, la sera a cena fa fatica ad incrociare lo sguardo dei suoi figli, colpito nella sua dignità prima che nei suoi diritti. 
Due anni fa Giorgio Napolitano accettò la sua rielezione a Presidente della Repubblica a fronte dell'impegno delle forze politiche di dar vita ad una stagione di riforme.
Il suo severo intervento fatto proprio in quest'Aula fu accolto da scroscianti applausi, l'assillo principale che attraversava quel suo appassionato discorso – almeno così mi era parso – era proprio quello relativo alla disoccupazione, specie quella giovanile, specie nel Mezzogiorno. La riforma delle istituzioni, il superamento del bicameralismo paritario, la nuova legge elettorale sono insomma le condizioni necessarie per affrontare le riforme economiche e sociali per un Paese più giusto e moderno. Il tema della riforma del bicameralismo per esempio non è certo nuovo, sin dagli anni Settanta ne parlò e ne scrisse con efficacia uno degli esponenti più intelligenti ed originali della sinistra italiana: mi riferisco ad Umberto Terracini, non ad uno qualsiasi, ma colui che nel 1947 da Presidente della Costituente controfirmò la nostra Carta costituzionale. I tentativi compiuti da lì in poi per risolvere una delle cause della lentezza delle decisioni pubbliche non hanno avuto per diverse ragioni successo, ora siamo vicini a raggiungere l'obiettivo della riforma costituzionale, che non è perfetta e bene ha fatto il Presidente del Consiglio nella sua lettera al quotidiano 
La Stampa di oggi a confermare quanto aveva annunciato all'assemblea del gruppo del PD. Cito testualmente: se necessario, ci sarà spazio al Senato per riequilibrare ancora la riforma costituzionale facendo attenzione ai necessari pesi e contrappesi, nessuna blindatura, nessuna forzatura. Molti di noi – e non solo un federalista non pentito come me – ritengono che questo riequilibrio sia necessario. Ha pronunciato parole sensate a questo riguardo l'onorevole Cicchitto. Vorrei che questo dato politico fosse colto soprattutto da coloro che facevano dipendere da esso la loro stessa posizione sulla legge elettorale in discussione. La legge elettorale che votiamo oggi è molto diversa da quella che approvammo qualche mese fa in prima lettura, anche se ne abbiamo discusso in lungo e in largo provo a riassumere: la soglia di sbarramento è stata abbassata al 3 per cento; il premio viene attribuito alla lista vincente e non alla coalizione se raggiunge il 40 per cento, altrimenti si va al ballottaggio come accade da oltre vent'anni per i sindaci sopra i 15 mila abitanti; più o meno la metà degli eletti sarà espressione di un collegio grande un po’ meno di una provincia media italiana e l'altra metà eletta con le preferenze, al massimo due, di genere diverso. Un sistema questo che ti costringe ad avere un legame solido con il territorio. Essendo stato eletto in consiglio comunale e in quello regionale della Lombardia, più che raddoppiando in questo caso le preferenze rispetto a cinque anni prima, posso testimoniare che si può provare a fare buona politica senza demonizzare questo strumento. Il nostro lavoro di sicuro non finisce qui, sappiamo e lavoreremo per farlo che è anche indispensabile una nuova legge sui partiti per regolare la loro vita democratica. La storia di questi anni ha visto il centrodestra far saltare con ripensamenti repentini tutti i tavoli costruiti per rendere più moderne le nostre istituzioni. Cosa è cambiato da allora, si chiede l'onorevole Gelmini, dal 18 gennaio scorso. Semplice, avete cambiato idea, come ha ammesso lei stessa, rispetto all'elezione di una personalità autorevole come Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica, il contenuto della legge non c'entra veramente nulla e oggi ne abbiamo avuto conferma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Oggi vorreste replicare, è un calcolo politico legittimo, si intende, ma siamo tuttavia in una fase della vita del nostro Paese nella quale non possiamo permetterci il lusso di perpetuare la politica del rinvio e quindi dell'impotenza. È giusto procedere con determinazione e ci sembra francamente – credetemi – del tutto fuori luogo evocare pulsioni autoritarie, legge Acerbo e fascismo. Al MoVimento 5 Stelle e a colleghi che spesso personalmente apprezzo per il loro impegno e la loro passione vorrei però semplicemente dire: anche questa volta vi siete sottratti – incomprensibilmente per me per lo meno incomprensibilmente – al confronto e alla possibilità di contribuire alle riforme. Posso sbagliarmi ma anche in questa occasione non avete interpretato compiutamente la spinta al cambiamento che pure un largo consenso di cittadini vi aveva assegnato poco più due anni fa. Ciascuno di noi è evidente che ha in mente una sua legge elettorale ideale, non enfatizzerei però le virtù del Mattarellum più di tanto, nei collegi sicuri – ho fatto per sette anni il segretario provinciale, so di che parlo – venivano spesso indicati i paracadutati, esponenti lontani anni luce dai territori e ciò riguardava senza apprezzabili differenze centrosinistra e centrodestra. 
Oggi, confermando il testo del Senato, che con un enfasi forse davvero eccessiva il capogruppo di Forza Italia, approvandolo, definì «storico», votiamo un provvedimento che è il risultato di un lungo lavoro di mediazione e di sintesi, durato 14 mesi: oltre un anno di discussioni, confronti e modifiche. 
Signor Presidente del Consiglio, noi voteremo la fiducia da lei richiesta. Lo facciamo anche perché questo Governo deve proseguire e moltiplicare gli sforzi che si stanno facendo per cambiare settori cruciali della società italiana: lavoro, giustizia, scuola, politiche industriali. Contrastare le disuguaglianze deve essere il cuore del nostro impegno. La misura degli 80 euro, rendere conveniente l'assunzione a tempo indeterminato sono stati tra i passaggi più significativi in questa direzione. In Italia esistono sei milioni di poveri, in condizioni di povertà assoluta, e circa dieci alle soglie della povertà. L'onorevole Cozzolino ha fatto bene a ricordare questo dato. È questo il terreno su cui ci attendono in futuro le sfide più impegnative, tanto più che i segnali di ripresa dell'economia sono confortanti e vanno consolidati. 
Ci si chiede la fiducia perché si ritiene fondamentale l'approvazione di questo testo per la vita stessa del Governo. Sembrano francamente sproporzionate le reazioni, anche di esponenti del mio partito, a cui sono legato per storia personale e per battaglie politiche condivise, rispetto all'oggetto delle critiche fatte e alle conseguenti proposte di modifica avanzate. 
Cari colleghi, pur essendoci adoperati, in molti di noi, per evitare il voto di fiducia, oggi rispettiamo la scelta del Governo. Del resto, non c'erano alternative di fronte all'annuncio delle opposizione di richiesta di voto segreto, nonostante l'invito ad evitarlo. Ciò permetterà un'assunzione di responsabilità chiara da parte di ognuno di noi nei confronti dei cittadini. Le deputate e i deputati del PD, in coerenza con le decisioni assunte dal gruppo, rinnovano la fiducia al Governo e continueranno a lavorare per rendere sempre più incisiva l'azione riformatrice dello stesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).