Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 25 Luglio, 2016
Nome: 
Fabrizia Giuliani

A.C.3235

Grazie, Presidente. Ho chiesto di poter intervenire in questa discussione perché ritengo sia importante, nel momento in cui si sceglie di portare in Aula un confronto su un tema così sentito – l'abbiamo visto anche oggi dalla stampa – introdurre degli elementi di chiarezza, oltre che su alcuni contenuti del testo, che sono stati anche già richiamati da molti dei colleghi che mi hanno preceduto, su alcune delle motivazioni tecniche e politiche che a mio avviso – qui c’è un dibattito aperto all'interno del nostro partito che va anche oltre di esso e investe trasversalmente le forze parlamentari – rendono necessario adottare una legge relativa alla legalizzazione della cannabis. Sono state queste le motivazioni che mi hanno spinto anche ad aderire in maniera convinta all'intergruppo parlamentare che si è costituito e a sostenere la proposta Giachetti, dove si prevede, appunto, la liceità della detenzione di cannabis entro determinate quantità e si acconsente la vendita al dettaglio dei prodotti derivati introducendo un monopolio di Stato. Si interviene anche su alcuni aspetti che ritengo di grande rilievo e che andrebbero forse anche considerati isolatamente – poi questo dipenderà anche da come andrà il dibattito –, ossia l'eventualità dell'uso terapeutico e la possibilità di fare analisi e ricerca in materia, vietando naturalmente la possibilità di fumare i prodotti derivati dalla cannabis negli spazi pubblici o aperti al pubblico e nei luoghi di lavoro. 
Vorrei provare a partire appunto da alcune delle ragioni tecniche che rendono l'approvazione della proposta in esame importante. In primis, il pronunciamento, che è stato anche richiamato, della Corte costituzionale che dichiarò illegittima quella parte della Fini-Giovanardi che aveva soppresso la distinzione presente nel testo unico tra droghe pesanti e leggere e, dunque, il conseguente trattamento sanzionatorio. A seguito della sentenza, è intervenuto un provvedimento che ha confermato la distinzione a fini sanzionatori tra droghe pesanti e leggere prevista dalla Jervolino-Vassalli, ma, come sappiamo, il provvedimento d'urgenza è intervenuto innanzitutto per colmare la lacuna normativa che si è verificata a seguito della sentenza, che aveva dichiarato illegittime le modifiche apportate al testo unico e di conseguenza lo stravolgimento delle tabelle relative, senza affrontare la questione sanzionatoria. Voglio poi ricordare il fatto che il nostro sguardo deve essere largo e che anche dall'Europa, nel rapporto del 2016 promosso dall'Agenzia europea delle droghe, si invitava la politica comunitaria a far sì che l'agenda della politica europea in materia di droghe contemplasse un insieme di indicazioni politiche di più ampio raggio e più articolate rispetto al passato. I testi che oggi discutiamo qui alla Camera cercano di fare ordine in questo percorso individuando, appunto, un'articolazione delle pene diversa. E, soprattutto, la parte che mi sembra più rilevante è quella relativa all'uso terapeutico. 
Voglio concludere sottolineando un dato che è stato anche richiamato, ma che a mio avviso deve anche vedere poi i singoli pronunciamenti, che è quello più squisitamente politico, ossia il giudizio relativo al fallimento delle politiche abolizioniste. L'esperienza di questi decenni ci ha dimostrato in maniera abbastanza chiara come l'attività di repressione nei Paesi produttori non abbia arginato l'influenza economica e politica delle organizzazioni criminali che controllano la produzione delle materie prime, mentre nei Paesi consumatori non ha ridotto i profitti dei trasformatori e degli intermediari rappresentati nel nostro Paese principalmente dalle organizzazioni mafiose, né ha arginato la diffusione delle droghe proibite. Insomma, la tolleranza zero verso i consumatori non è riuscita a scardinare il business in nessuna parte del mondo. Io credo che su questo occorra parlarci chiaro e a proposito di questo sia anche importante far venir giù un velo di ipocrisia e aprire un confronto reale. Non si sono salvate più vite, non si sono aiutate persone e famiglie in difficoltà. È un dato assodato che la legalizzazione della cannabis andrebbe invece a colpire in maniera diretta ed efficace gli affari delle grandi organizzazioni criminali. Già è stato ricordato il pronunciamento della Direzione nazionale antimafia e quindi su questo non vado. Io credo invece che riuscire appunto a fare chiarezza andando in questa direzione ci potrebbe aiutare. Vado a concludere solo su queste considerazioni. Io credo che ci deve guidare un principio di umanità quando si va a legiferare su materie tanto delicate e questo principio non può ispirarsi a categorie consumate e logore già nel secolo scorso come proibizione e liberalizzazione, che è cosa molto diversa naturalmente dalla depenalizzazione, né ispirarsi a pregiudizi. Se si perde la capacità di distinguere, ecco per ispirarsi a filosofi che hanno avuto una certa influenza sul pensiero politico, si cade nella notte in cui tutto è nero. Non è la forbice tra liberalizzazioni e proibizioni a segnare la strada, ma la capacità di discernere, riconoscere il bisogno, le domande e prevenire il disagio.
Non è nemmeno la grammatica dei diritti, come ogni tanto si è ascoltato nel corso di questa discussione, ma a volte capita anche di leggere questa riduzione a una dimensione di grammatica del diritto anche quando si leggono i commenti delle nostre discussioni. Non sono i diritti oggi forse la categoria più utile per parlare di libertà, di rispetto e di coesione sociale, perché questa grammatica non aiuta a vedere i bisogni che attraversano le nostre società, le diseguaglianze che sono fatte di cose materiali, ma anche immateriali; diseguaglianze che producono esclusione e isolamento. Non basta per parlare di libertà oggi e per parlare soprattutto della diffusione degli stupefacenti. Io non credo che ci sia da rivendicare, ma da comprendere e lavorare nel rispetto della volontà di ciascuno e soprattutto tenendo d'occhio la tenuta e la coesione sociale. La via giusta è quella dell'accoglienza sociale per le persone e le famiglie che attraversano questo dramma, decriminalizzando le pratiche legate al consumo e concentrando il lavoro delle forze dell'ordine e della magistratura verso i veri criminali e la scia di sangue e violenza che questo traffico porta con sé e, dunque, criminalizzare i trafficanti e gli spacciatori. Io credo che se arriveremo ad una sintesi, dovremo prendere di vista questi principi perché in essi a mio avviso c’è molto di più di ciò che ci unisce rispetto a ciò che ci divide.