Dichiarazioni di voto finale
Data: 
Giovedì, 28 Gennaio, 2016
Nome: 
Donata Lenzi

A.C. 259-A ed abbinate

Grazie, Presidente. Oggi, dopo dieci anni di discussione parlamentare, arriva in Aula una proposta di legge di iniziativa parlamentare che ha per oggetto, in primo luogo, la sicurezza delle cure e, in secondo luogo, la responsabilità professionale dei sanitari, e queste due cose stanno insieme, perché solo un professionista che si può muovere con un ambito di certezza di legge e di serenità, è in grado di garantire, per quello che attiene alla sua responsabilità, la sicurezza delle cure. Noi non affrontiamo questo tema come un'esclusiva dell'Italia, è un tema trasversale di tutti i sistemi sanitari complessi, che riguarda gli Stati Uniti, quanto l'Europa. L'organizzazione della medicina in questi anni è cambiata, è sempre di più una medicina d’équipe, dove le responsabilità sono diffuse sull'intera organizzazione del lavoro, e sono cambiati i pazienti che sono sempre più informati e hanno sempre maggiori aspettative nei confronti della medicina, che, peraltro, è in grado di rispondere sempre di più e ogni giorno di più a queste aspettative, ma certo non è ancora in grado di garantire sempre e comunque la guarigione. 
L'orientamento che qui noi abbiamo assunto è quello formulato dalla Commissione tecnica di lavoro, giuristi e scienziati, fortemente voluta dal Ministro Lorenzin e presieduta dal professor Alpa. Non ci sono state, quindi, mediazioni politiche al ribasso, ma c’è stato un confronto scientifico e giuridico, del quale abbiamo doverosamente tenuto conto. 
Noi andiamo nella direzione – che, peraltro, è stata scelta e imboccata da altri sistemi sanitari, quali, per esempio, quello svedese o quello danese – di concentrare la responsabilità maggiore sulla struttura ospedaliera, pubblica o privata che sia, e a questa abbiamo aggiunto alcuni correttivi che riconoscono la specificità della situazione italiana. Accentuando la responsabilità dell'azienda sanitaria, a fronte di qualsiasi evento avvenga nelle proprie strutture, ci muoviamo pienamente dentro il codice civile, agli articoli 1218, 1228, 2236; io veramente faccio fatica a capire come ci sia qualcuno che ritiene che la responsabilità dell'azienda possa essere considerata extracontrattuale. Ebbene, questa responsabilità – io vorrei ricordare in primo luogo a noi, ma anche a chi ci ascolta e a chi ha sollevato tante perplessità, come bene è stato rappresentato, per esempio, dalle richieste di cittadinanza attiva – che la responsabilità in questo caso è contrattuale, l'onere della prova è in carico all'azienda sanitaria, ossia di dimostrare d'aver fatto tutto quello che era possibile fare, e la prescrizione è decennale: non c’è, quindi, nessuna riduzione del diritto del paziente a ottenere il risarcimento del danno quando esso sia approvato; in sede processuale convocherà, chiamerà, agirà contro l'azienda ospedaliera, l'azienda sanitaria, la struttura, la clinica privata, e non soltanto contro il professionista, nei confronti del quale, invece, si torna alla responsabilità prevista dall'articolo 2043 del codice civile, come era stato fino al 1999, fino a una modifica di interpretazione e di decisione che si fa risalire alla giurisprudenza della Cassazione.
Per quanto attiene al piano penale, come è già stato ricordato, solo il 2 per cento delle cause si chiude con una condanna: in linea con quello che questo Governo ha fatto finora in campo di giustizia penale, abbiamo cercato di ridurre il ricorso improprio a questo strumento, messo in campo magari soltanto per esercitare una pressione, e abbiamo voluto riconoscere qui la responsabilità del professionista, solo per dolo e per colpa grave nei casi di imperizia, quando ci si sia attenuti alle migliori pratiche socio-sanitarie, clinico-assistenziali e alle linee guida. 
Le linee guida erano già previste dal decreto Balduzzi, ma era un'evocazione a un mondo che già ne contiene: 14 mila linee guida sono state emanata in questi anni, non si poteva legare in questo modo una responsabilità penale a un riferimento tanto evanescente. Per questo l'abbiamo collegato a due passaggi fondamentali: un elenco – la cui responsabilità è in capo al Ministero della salute – delle società scientifiche che potranno emanare queste linee guida, e l'inserimento delle linee guida in un sistema nazionale che fa capo a l'Istituto superiore di sanità, raccogliendo in questo modo anche sollecitazioni e proposte che erano venute da altre forze politiche, un sistema nazionale che le pone alla discussione scientifica, le rende pubbliche, le rende dinamiche e in grado di adattarsi ai cambiamenti e alle nuove scoperte che potranno avvenire; e in cambio, in questo modo, vogliamo garantire al professionista maggiore serenità e maggiore sicurezza nel suo lavoro. 
Ecco: questo ci mette in linea con quello che è stato il lavoro del decreto Balduzzi, ma lo chiarisce e lo rafforza. Perché questa differenza tra il medico e la responsabilità degli altri professionisti, quali l'ingegnere, l'avvocato, il notaio ad altro ? Ma proprio perché, mentre la casa è costruita dall'uomo, la macchina è costruita dall'uomo, le leggi sono fatte dall'uomo, del nostro corpo umano noi non sappiamo ancora tutto, e ognuno di noi ha la sua specificità, il suo patrimonio genetico, la sua capacità di reagire anche dal punto di vista psicologico. Questo limite va riconosciuto anche dal punto di vista delle professionalità e giustifica l'emanazione di una normativa di settore peculiare per gli operatori sanitari.  Questo nostro orientamento, che mette al centro la responsabilità dell'azienda, ha alcune conseguenze: la prima è il rafforzamento del sistema interno di audit e la figura del risk management; l'abbiamo già messo nella legge di stabilità, io considero positivo averlo inserito nella legge di stabilità, perché si è ritenuto di doverlo fare anche fin da ora, da adesso ! Quello è già legge, non attende la fine del percorso parlamentare. Ciò vuol dire che all'interno della struttura bisogna sempre più imparare, assumendo anche da quello che è avvenuto in altri settori, a prevenire l'errore, piuttosto che a intervenire dopo per ripararlo, e si fa migliorando la funzione di audit interna; vuol dire che l'azienda deve assumere fino in fondo la responsabilità di assicurarsi o adoperare l'altro strumento dell'autoassicurazione. 
Io sono meravigliata che ancora, al giorno d'oggi, per alcuni ambiti o per alcuni settori, non ci si ponga il tema di un'assicurazione. Con questo impianto di legge, è ovvio che l'assicurazione è necessità, non solo obbligatoria. Ma noi abbiamo messo anche in campo la possibilità dell'azione diretta nei confronti delle compagnie di assicurazione e, quindi, veramente rimando al mittente chi ci accusa di averle favorite, perché permettendo l'azione diretta – che, come sapete, è ben difficile fare nei confronti dell'assicurazione – noi non facciamo un regalo al campo dell'assicurazione. 
Ancora una volta vogliamo stare dalla parte del paziente danneggiato; lo dico, ancora una volta, cercando di parlare con chi ha giustamente rappresentato le loro preoccupazioni. Non ci sono sconti nei confronti dei professionisti, perché abbiamo cercato un equilibrio tra le richieste del mondo delle professioni e la tutela del diritto dei pazienti. L'equilibrio sta nel fatto che all'interno di quell'azienda sanitaria – se è pubblica applicherà necessariamente la riforma Madia, quindi molto più dura nei confronti dei dipendenti che sbagliano – è prevista l'azione di rivalsa, anche essa legata alla presenza del dolo o della colpa grave, in modo tale che non ci siano sgravi e sconti ingiustificati, ma si agisca quando è necessario. 
Questo, però, colleghi, implica un obbligo anche per noi. Infatti, un sistema sanitario di questo tipo deve garantire la manutenzione delle apparecchiature, l'approvvigionamento dei farmaci, orari di lavoro civili, come ci chiede l'Europa. L'Europa ci chiede di garantire al sistema sanitario nazionale le risorse necessarie per poter assicurare sicurezza delle cure, che in questa legge diventano parte fondante dei livelli essenziali di assistenza. È un patto tra medico e paziente, ma anche un patto tra il Parlamento e il sistema sanitario.