Data: 
Lunedì, 12 Maggio, 2014
Nome: 
Carlo Dell'Aringa
Replica del relatore per la maggioranza

A. C. 2208-B

Signor Presidente, ringrazio della discussione, che è stata utile anche quando è stata particolarmente critica. Non ripeto argomenti utilizzati già da esponenti della maggioranza per confermare la bontà del testo e la sua idoneità ad essere trasformato in legge. Solo un paio di punti, che sono stati già sollevati giustamente da membri della maggioranza, vorrei riprendere per sottolineare quelli che, secondo me, sono gli aspetti fondamentali del decreto-legge e delle discussioni che si sono avute in queste settimane.
  Innanzitutto, un punto che riguarda la presunta rottura all'interno della maggioranza e, persino all'interno del Partito Democratico, sui contenuti di questo decreto-legge. Mi sembra che si sia reso ragione a coloro che sostengono come il contenuto fondamentale del decreto-legge è rimasto inalterato e come su alcune parti effettivamente era possibile apportare dei cambiamenti che hanno ridato equilibrio ai contenuti del decreto, sia dal punto di vista della semplificazione che delle tutele dei diritti dei lavoratori. Fra l'altro, le parti che sono state modificate dal Senato hanno riguardato aspetti importanti, sì, ma che rivestono una rilevanza non fondamentale all'interno del decreto-legge.
  Basti pensare che una delle modifiche più importanti del decreto, all'origine, è stata quella di riportare il numero delle proroghe da otto a cinque e su questo il Governo, il Senato e la Camera si sono trovati completamente d'accordo. Se dovessi citare un aspetto delle modifiche sostanziali apportate al decreto è questo e su questo tutti hanno avuto un parere unanime. Quindi, questa presunta rottura all'interno della maggioranza del Partito Democratico mi sembra che sia rientrata e solo pochi l'hanno ripresa in questa discussione. D'altra parte, su una materia di tale rilevanza come quella della legislazione del lavoro era chiaro che qualche elemento di riflessione e di confronto, anche acceso, potesse verificarsi.
  Due veloci battute su due punti che sono stati già sollevati. Il decreto, naturalmente, mantiene la filosofia che lo aveva ispirato fin dall'inizio, che era quella di facilitare le imprese nell'assumere lavoratori e, quindi, far sì che la ripresa produttiva, che speriamo possa arrivare nei mesi futuri, possa tradursi anche in creazione di posti di lavoro aggiuntivi. È chiaro che il decreto, come si dice, le norme non creano occupazione ma, in un complesso di interventi che possono portare l'economia a riprendersi, come quelli che il Governo sta attualmente assumendo, anche questa semplificazione delle norme può fare il suo iter positivo.
  Infine, voglio dire che il decreto si giustifica all'interno di una strategia complessiva del Governo. Se dovesse essere giudicato solo di per sé, è chiaro che gli elementi di criticità sarebbero stati maggiori, ma all'interno di una strategia più vasta il decreto assume la sembianza di una componente utile per il complesso degli interventi. Voglio ricordare il fatto che al Senato è in discussione la delega sul Jobs Act che riguarda altri interventi, forse più importanti di questo decreto, per assegnare alla politica del lavoro un ruolo ancora più decisivo, non solo per stimolare le imprese ad assumere nuovi lavoratori, ma anche per garantire i lavoratori stessi: basti pensare alla riforma degli ammortizzatori sociali e a quello che si vuol fare nel campo delle politiche attive.
  È in questo contesto che va visto questo decreto, nel suo insieme, quindi penso che se noi riportiamo alle giuste dimensioni l'importanza, senz'altro notevole, di questo decreto, ma all'interno di un quadro più generale, molti dei toni accesi che hanno caratterizzato la discussione oggi avrebbero dovuto essere molto più tenui. Quindi, il nostro compito è quello della ragionevolezza, è quello della consapevolezza che si tratta di un aspetto importante, quello della legislazione del lavoro, non è l'unico ma è un passo nella giusta direzione. Rispondeva a criteri di urgenza, è chiaro che dovrà essere completato dai provvedimenti che il Governo ha intenzione di portare avanti con il contributo delle due Camere.