Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 4 Agosto, 2014
Nome: 
Luigi Taranto

A.C. 2568-A

 

Signor Presidente, signor Viceministro, signor sottosegretario, colleghe e colleghi, il decreto legge 24 giugno 2014, n. 91, del cui disegno di legge di conversione affrontiamo oggi la discussione sulle linee generali, reca, come è noto, disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea. 
Disposizioni urgenti, dunque, disposizioni che, ancora una volta, trovano necessaria ed intrinseca coerenza, anzitutto dal punto di vista funzionale e finalistico, nel rafforzamento delle condizioni di competitività del nostro sistema produttivo e nel perseguimento di una strategia di impulso alla crescita e all'occupazione. 
Dei contenuti di tale strategia ha di recente riferito in quest'Aula il Ministro dell'economia e delle finanze in occasione dell'informativa urgente del Governo sul rispetto dei vincoli derivanti dal Patto di stabilità e crescita alla luce delle raccomandazioni agli Stati membri dell'Unione europea approvate l'8 luglio 2014 dal Consiglio Ecofin. In tale circostanza, il Ministro ha sottolineato come non vi siano scorciatoie per la crescita e come si richieda invece, in Europa e in Italia insieme, una strategia fondata su tre pilastri: più mercato, più riforme, più investimenti. 
Più mercato, più riforme, più investimenti sono, infatti, condizioni essenziali per «il mantenimento dell'equilibrio difficile – cito testualmente dall'intervento del Ministro – tra consolidamento dei conti pubblici e sostegno alla crescita ed all'occupazione». 
Equilibrio difficile, ma più che mai urgente e più che mai necessario in una fase in cui – ce l'ha appena ricordato il bollettino economico di luglio di Banca d'Italia – nell'area dell'euro la crescita rimane contenuta e, peraltro, discontinua e diseguale tra Paesi, mentre, per l'Italia, permane ancora un andamento stagnante dell'attività economica sia pure a fronte del miglioramento degli indicatori congiunturali della fiducia di imprese e famiglie, sorretti da una marginale ripresa dei consumi delle prime e da una rinnovata qualità dei piani di investimento delle aziende. 
Alle prospettive di ripresa moderata e non priva di incertezze occorre reagire. Reagire integrando l'espansione delle esportazioni ed il miglioramento della bilancia commerciale con il rafforzamento della domanda interna e in particolare degli investimenti. 
Il sostegno della ripresa economica ed il supporto della fiducia di famiglie ed imprese trovano anzitutto risposta, nella struttura del decreto-legge n. 91 del 2014, con le misure per la crescita economica del Titolo I, a partire dalle disposizioni urgenti per il rilancio del settore agricolo. 
Sia pure al netto delle soppressioni, qui ed altrove operate, di norme aggiuntive introdotte dal Senato ed espunte, su proposta del Governo e in sede di esame del provvedimento da parte delle Commissioni VIII e X della Camera, in una logica di conferma e rafforzamento del perimetro dei fondamentali dell'originario impianto del provvedimento e delle sue condizioni formali e sostanziali di necessaria e intrinseca coerenza, le disposizioni largamente riprendono ed attuano le linee guida di «Campolibero», ossia del progetto di azioni coordinate con cui, per dirla con efficaci parole del Ministro Martina, si intende tenere uniti due concetti fondamentali: fare quello che serve all'agricoltura e farlo nel più breve tempo possibile. E ciò a conferma dell'assunzione dell'agroalimentare, anche nella prospettiva di Expo 2015, tra i grandi temi e le priorità di questo Paese. 
Fatto un semplice cenno delle disposizioni in materia ambientale di cui al Capo II del provvedimento, con specifica menzione dell'articolo 9 concernente la possibilità di concedere finanziamenti a tasso agevolato per l'efficientamento energetico di edifici scolastici ed universitari pubblici, nonché delle disposizioni dell'articolo 14 in ordine all'attesa semplificazione del sistema di tracciabilità dei rifiuti, il Sistri, secondo «principi – si legge al comma 2-bis – di economicità, semplificazione, interoperabilità tra sistemi informatici e costante aggiornamento tecnologico», meritano, poi, attenta valutazione le misure in favore delle imprese. 
Le disposizioni di cui all'articolo 17-bis in materia di ampliamento della base imponibile delle società cooperative di consumo e delle banche di credito cooperativo vanno lette nell'ambito del processo originato dalla nota della Commissione europea del 2008 con cui venivano richiesti al Governo chiarimenti circa i regimi fiscali preferenziali previsti nella normativa italiana. 
All'articolo 18, poi, il credito d'imposta per l'acquisto di nuovi beni strumentali e le modifiche alla nuova «legge Sabatini» intendono sospingere e semplificare gli investimenti in macchinari, impianti e attrezzature, con particolare attenzione all'impulso agli investimenti da parte delle piccole e medie imprese.  All'articolo 19-bis, le nuove disposizioni in materia di Agenzia per le imprese semplificano le procedure di attestazione della sussistenza di requisiti concernenti l'esercizio dell'attività d'impresa, da parte di dette agenzie, soggetti privati, dotati di personalità giuridica, costituiti anche in forma societaria e vigilati dal Ministero dello sviluppo economico. 
Le modifiche di cui all'articolo 19 alla disciplina fiscale dell'aiuto alla crescita economica, le misure di semplificazione per la quotazione delle imprese di cui all'articolo 20, quelle in favore delle emissioni di obbligazioni societarie di cui all'articolo 21, nonché le disposizioni in favore del credito alle imprese di cui all'articolo 22 – con previsione, tra l’ altro, di autorizzazione, a specifiche condizioni di legge, dello svolgimento dell'attività di concessione di finanziamento da parte di imprese di assicurazione e di società di cartolarizzazione e fondi di credito – rispondono tutte all'esigenza di rafforzare la resilienza del settore bancario ed il sostegno del credito, oggetto della raccomandazione n. 4 rivolta all'Italia dal Consiglio Ecofin dello scorso 8 luglio. 
Concorre, appunto, alla formulazione della risposta a tale raccomandazione, il progetto «Finanza per la crescita» recentemente varato dal Governo. Esso – anche attraverso le misure recate dal decreto-legge n. 91 e dianzi sinteticamente richiamate – mira al potenziamento dello strumento della garanzia pubblica, allo sviluppo dei fondi di credito, al coinvolgimento di investitori istituzionali di lungo periodo nell'erogazione del credito alle imprese, alla facilitazione dell'accesso in borsa e della quotazione da parte delle piccole e medie imprese. 
Buone scelte, dunque, sottolineate anche nel parere della VI Commissione, ove tra l'altro si annota che «le norme finalizzate a favorire e semplificare l'accesso al mercato dei capitali di rischio delle imprese, segnatamente di quelle piccole e medie, riprendono anche le indicazioni contenute nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva su »Gli strumenti fiscali e finanziari a sostegno della crescita, anche alla luce delle più recenti esperienze internazionali«, approvato dalla Commissione Finanze». Per parte sua, Banca d'Italia – audita presso il Senato della Repubblica dalle Commissioni riunite X e XIII – ha osservato che le misure contenute nel decreto-legge n. 91, in materia di finanza d'impresa «sono coerenti» – così si legge – «con il disegno di rafforzare la struttura finanziaria delle imprese italiane attraverso due linee di intervento: aumentare l'apporto di capitale di rischio e affiancare il credito bancario con altre fonti di finanziamento». 
Con particolare riferimento alle disposizioni dell'articolo 22, Banca d'Italia sottolinea, poi, come la norma permetta alle assicurazioni di concedere direttamente i finanziamenti alle imprese, ma solo partecipando ad operazioni originate dalle banche e con esse condividendo il rischio del credito. Viene, insomma, confermata la competenza specifica del sistema bancario nella selezione del merito di credito, mentre rischi di arbitraggi regolamentari in gruppi misti bancari assicurativi potranno essere contrastati attraverso la definizione di un adeguato livello di patrimonializzazione per le imprese di assicurazione che desiderano erogare finanziamenti, nonché con gli strumenti della vigilanza supplementare. 
Anche società di cartolarizzazione e fondi di credito potranno erogare direttamente finanziamenti, fermo restando, fin d'ora ed in prospettiva, il ruolo precipuo dell'industria bancaria nella selezione del merito di credito e nella promozione delle operazioni, nonché il processo di adeguamento e rafforzamento della vigilanza volto a coniugare «in modo equilibrato» – conclude il testo dell'audizione di Banca d'Italia – «l'obiettivo di favorire il ricorso a una fonte di finanziamento alternativa al credito bancario e l'esigenza di prevenire lo sviluppo di forme di intermediazione non 
regolate, potenzialmente pericolose per la stabilità bancaria». 
Ove, però, si intenda dare adeguata consistenza operativa alla riconosciuta necessità di rinnovati strumenti di politica industriale a vantaggio della competitività del sistema Paese, resta forte l'esigenza di una specifica integrazione di tali linee d'azione con la riproposizione di un ruolo energico per uno o più intermediari dedicati al credito industriale di medio-lungo termine in maniera adeguata e specializzata. 
In maniera adeguata: per dotazione iniziale di capitale sottoscritto da banche ed investitori istituzionali, per prospettive di quotazione in Borsa e di emissione di obbligazioni a lunga scadenza. In maniera specializzata: per dotazione di competenze, per capacità di cooperazione con la BEI e, più in generale, di mobilitazione di risorse finanziarie. 
Si tratta, in buona sostanza e nel complesso, di mettere in campo un'efficace risposta ad uno scenario in cui, tornando ai dati evidenziati dal bollettino economico di luglio di Banca d'Italia, i prestiti alle imprese restano in discesa, scontando tanto la debolezza del quadro congiunturale, quanto la tensione delle condizioni di offerta, sia pure in misura più contenuta rispetto al passato. È una questione cruciale, ove si tengano presenti, in particolare, le analisi sviluppate dal CER attraverso l'adattamento all'Italia del modello del Fondo monetario internazionale sulla vulnerabilità alla deflazione, da cui appunto emerge che restrizione del credito bancario e debolezza della domanda interna sono le componenti determinanti dell'esposizione del nostro Paese al rischio deflazione. 
Venendo, infine, alle disposizioni per il settore energetico – di cui agli articoli dal 23 al 30-sexies del decreto-legge in esame – è noto che esse si pongono complessivamente come ulteriore tappa di un più ampio processo volto a conseguire l'obiettivo, a regime nel 2015, di una riduzione della spesa elettrica delle piccole e medie imprese nell'ordine del 10 per cento. A questo fine, si intende puntare al taglio dei sussidi alle fonti fossili, alla rimodulazione degli incentivi alle fonti rinnovabili, all'eliminazione di ingiustificati sussidi incrociati ed ai controlli sui percettori di incentivi e al miglioramento dei meccanismi concorrenziali. 
Concludo allora, signor Presidente, sottolineando il significato di una lettura del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, all'interno di quella «agenda dei mille giorni», recentemente richiamata dal Presidente del Consiglio, ed attraverso cui ben si esprime la necessità inderogabile di un adeguato orizzonte temporale per un'azione di politica economica davvero consapevole – ancora una volta, in Italia ed in Europa insieme – dell'urgenza di crescita ed occupazione e dell'esizialità del lungo termine, ma non meno consapevole del fatto che non sono date scorciatoie rispetto all'impegno tenace per le riforme.