Dichiarazioni di voto finale
Data: 
Martedì, 1 Agosto, 2017
Nome: 
Stefania Covello

A.C. 4601

 

Presidente, intanto il voto su questo provvedimento non può non tenere nella dovuta e imprescindibile considerazione ciò che è avvenuto in questi ultimi anni e, in particolare, dal 7 agosto 2015 fino ad arrivare ad oggi. A fine luglio 2015 la Svimez, nel suo consueto appuntamento di anticipazione del rapporto, facendo riferimento ai dati del 2014 evidenziò una criticità della condizione del Mezzogiorno tale da animare molto il dibattito politico. Sulla scorta di quel dibattito Matteo Renzi convocò nell'immediatezza una direzione nazionale per affrontare, appunto, queste problematiche. Fu in quella sede che fu pensato e lanciato il masterplan per il Mezzogiorno e sdoganato politicamente un tema che era diventato tabù per l'agenda di governo del Paese.

Viene da sorridere quando ascolto, colleghi, della destra, sia di Forza Italia che sovranisti, criticare le misure di questo provvedimento. Sono gli stessi che in silenzio votavano, qualche anno fa, il dirottamento delle risorse dalle politiche per il Mezzogiorno al pagamento delle quote latte, a causa delle quali - e grazie anche a scelte di partiti come la Lega Nord - noi ancora oggi paghiamo procedure di infrazione.

Ed è evidente anche la modestia delle proposte del MoVimento 5 Stelle che cavalca semplicemente il malcontento usando come scudo umano il disagio delle persone e avanzando illusorie proposte come il reddito di cittadinanza per tutti, come se la risposta risiedesse ancora nel vecchio e intramontabile assistenzialismo che il MoVimento 5 Stelle ci propone, invece, in salsa neoassistenzialista con il tutto ammantato da velleità ideologiche neoborboniche antiunitarie, come dimostra il caso della mozione sulle vittime meridionali dell'Unità d'Italia avanzata dal MoVimento 5 Stelle presso il consiglio regionale della Puglia.

Era una premessa, signor Presidente, doverosa da parte mia dopo aver ascoltato tanti luoghi comuni su questa parola, “Mezzogiorno”, che da molti colleghi del Sud del MoVimento 5 Stelle, della Lega Nord e di Forza Italia rischia di essere ghettizzato. Infatti, a distanza di due anni oggi i dati della Svimez, per il secondo anno consecutivo, ci riportano dati positivi sul PIL e sull'occupazione. Io penso che chi vuole bene al Paese debba solo gioire di questi dati, dati che vanno consolidati. Sappiamo che sono deboli e proprio per questo c'è nella nostra intenzione quella di continuare in questo senso, verso questa traiettoria. Sono dati che vanno consolidati ma che segnalano un'inversione di tendenza. Certo, sono come poche gocce d'acqua ad un corpo disidratato per vent'anni. Sappiamo che non sono sufficienti a farci dire che siamo fuori dalla crisi, ma quei segni positivi devono indurci tutti a lavorare di più e meglio per rilanciare il Sud. E, invece, sembra di stare sulla scena del celebre lavoro di Eduardo De Filippo, Natale in casa Cupiello, con i vari Nennilli che dicono che il presepe non gli piace.

Dicevano che i masterplan non ci sarebbero stati e invece li abbiamo siglati con tutte le regioni, con tutte le aree metropolitane e persino con i più riottosi, come il sindaco di Napoli De Magistris. Questo a riprova che c'è stato un grande e serio lavoro istituzionale voluto da Matteo Renzi, continuato egregiamente da Paolo Gentiloni e meticolosamente seguito dal nostro grande Ministro Claudio De Vincenti. Ci sono 95 miliardi di euro da qui al 2022 su infrastrutture, ricerca, innovazione, cultura e servizi. In cinque mesi questo è il secondo decreto-legge di questo Governo che ha come cuore il Sud ed è anche lo strumento che segnala il grado di attenzione. L'utilizzo della decretazione d'urgenza in questo caso, cari colleghi, è più che giustificato e chi si prende la responsabilità di votare contro lo vedranno poi i cittadini italiani, i cittadini del Nord e i cittadini del Sud. Noi guardiamo ai giovani e misure come “resto al Sud” di cui agli articoli 1 e 2 che incentivano, appunto, con prestiti in parte a fondo perduto con una base di 50 mila euro - un tetto alzato nel corso del dibattito al Senato - la creazione di imprese di giovani tra i 18 e i 35 anni di età sono la codificazione di una volontà politica di dare risposte a chi oggi, pur avendo qualche buona idea, non può accedere al credito o non ha una base per potere iniziare.

C'è, poi, un blocco di interventi che riguarda l'introduzione delle zone economica speciali volute dal Partito Democratico e solo dal Partito Democratico dove attirare investimenti nella logistica e nella manifattura. Questa è sicuramente l'altra misura più importante di questo decreto-legge. Le ZES arrivano dopo un lungo e non facile confronto con l'Unione europea. Sono dieci anni che se ne parlava e oggi finalmente si concretizzano e si concentreranno nelle zone portuali e nelle aree collegate economicamente alle zone portuali stesse, con la previsione di agevolazioni fiscali aggiuntive e con l'idea e l'obiettivo di sperimentare nuove forme di governance di questi territori, con un rapporto strettissimo tra le istituzioni nazionali e territoriali.

Si introduce, inoltre, la procedura sperimentale per l'individuazione e la valorizzazione delle terre incolte o abbandonate. Quando attraversiamo il Sud e vediamo ettari di terre incolte oggi possiamo pensare che qualcuno finalmente può decidere di mettersi in gioco e puntare sul settore che negli ultimi anni ha fatto registrare la crescita più rilevante in termini occupazionali. Ci sono norme per la velocizzazione amministrativa e altre misure, che si sono agganciate, che riguardano Matera, gli ammortizzatori sociali nelle aree di crisi complesse, l'università, come ha detto la collega Ghizzoni nel dibattito, con il superamento dei limiti introdotti dalle precedenti riforme e che avvantaggiavano gli atenei del Nord anche in virtù della più incisiva presenza di un tessuto produttivo. Oggi cambiamo registro, sappiamo che la formazione è fondamentale per attrarre investimenti e vogliamo un più stretto rapporto tra ricerca e applicazione. Noi non nascondiamo le difficoltà, noi il Sud lo conosciamo, perché ci viviamo e sappiamo delle difficoltà che quotidianamente incontriamo, a partire dalla carenza di lavoro. Sappiamo che c'è un'emergenza demografica e che lo spopolamento nelle aree interne significa ulteriore compressione dei servizi, e quindi un pericoloso corto circuito nel rapporto tra Stato e comunità locali. Conosciamo i disagi nel settore chiave di sanità e di trasporti, ma lustri di ritardi non si recuperano in pochi anni.

Noi rivendichiamo con orgoglio di aver restituito una dignità e una centralità politica.
Tanto continuo lo stesso, Presidente. …alla questione meridionale. Credo che questo sia incontestabile. Quando questa legislatura si è insediata, solo il 15 per cento delle risorse comunitarie veniva speso; oggi non solo abbiamo impiegato il 100 per cento delle risorse per la programmazione al 2013, ma siamo nel pieno rispetto del cronoprogramma della programmazione 2014-2020. Non più microinterventi polverizzati, coriandolizzati, ma concentrazione delle risorse sulle grandi direttrici di investimenti. Quando Beniamino Andreatta, ad inizio degli anni Novanta, coraggiosamente soppresse la Cassa del Mezzogiorno, c'erano tanti malumori, c'era chi non ci credeva e c'era chi temeva quella chiusura. Quella soppressione evidenziò che dietro la parola “straordinaria” si nascondevano tanti alibi e che la spesa per il Sud era inferiore a quella ordinaria delle altre regioni.

Noi intendiamo proseguire nelle nostre politiche, in quel solco della tradizione riformista. Ecco perché penso che siamo sulla strada giusta. A questo punto mi chiedo, signor Presidente, vogliamo un attimo soffermarci a pensare a quello che hanno fatto i partiti di destra in questi ultimi vent'anni per il Mezzogiorno? Non ricordo, a me non viene in mente nulla. Vogliamo soffermarci a valutare l'incapacità politica e amministrativa del MoVimento 5 Stelle, come nella città di Roma, che è una città che langue e che viene quotidianamente mortificata? Da questo noi possiamo capire che cosa? Che noi dobbiamo cambiare rotta, lo stiamo facendo, siamo nel verso giusto; ecco perché penso che per il Partito Democratico e per il Governo, adesso sono, in questo momento, le sette e mezza, ma per il Partito Democratico è “mezzogiorno”, e per noi la lancetta non si sposta da mezzogiorno, e con convinzione ho l'onore di dichiarare, a nome del Partito Democratico, voto favorevole.