Data: 
Mercoledì, 1 Agosto, 2018
Nome: 
Graziano Delrio

A.C.924

Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi l'abbiamo attesa per un confronto serio, qui, in Parlamento, un confronto serio, perché, quando parliamo di lavoro, parliamo della vita delle nostre famiglie, parliamo della possibilità di sentirsi utili nella società, parliamo dell'articolo 1 della Costituzione. Lei, purtroppo, nei giorni scorsi, ci ha parlato della sovranità, esiste questa parola nell'articolo 1, ma nell'articolo 1 c'è scritto che la Repubblica è fondata sul lavoro e il lavoro vuol dire che il nostro, in quest'Aula, è quello di ragionare del lavoro, di ragionare, per esempio, della piena occupazione. Dobbiamo avere una grande ambizione, una piena occupazione, non dobbiamo avere nessuno senza lavoro e dobbiamo pensare, anche, come diceva un grande economista che, oltre alla piena occupazione, l'altra grande ambizione della politica sia quella di redistribuire la ricchezza, lo ripeto, di redistribuire la ricchezza che viene prodotta, perché la ricchezza può essere ridistribuita, ma solo se viene prodotta.

Per questo, io mi aspettavo, da parte sua, una visione diversa, come lei ha detto. Ma io non l'ho trovata e, allora, vorrei riassumerle quella che abbiamo noi di visione, quella che ci ha guidato in questi anni, perché da lei ho trovato solo una visione contro le imprese. In questo emendamento, noi le proponiamo di sopprimere l'aumento della tassazione alle imprese. Noi troviamo una mentalità antica; i lavoratori, noi vogliamo parlare di tutti i lavoratori, sono coloro che lavorano nelle aziende e coloro che dirigono le aziende, hanno la stessa dignità questi lavoratori, fanno la stessa cosa, contribuiscono allo sviluppo morale ed economico del Paese. Metterli gli uni contro gli altri è un gravissimo errore che voi state commettendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Avete scelto una strada sbagliata; parlate del Jobs Act, ma non l'avete nemmeno letto, secondo me, perché il Jobs Act nasce esattamente per superare la frammentazione dei contratti di lavoro esistenti, per dare un lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, per superare i co.co.co. e i co.co.pro.; voi potreste fare meglio, sì, potevate fare meglio, cominciando meglio, con l'unica misura che è necessaria per abbattere l'incremento che c'è stato ultimamente del tempo determinato. Il tempo determinato cresce ovunque, in tutto il mondo, è una formula che non è in crescita solo in Italia, l'Italia ha meno del 12 per cento di contratti a tempo determinato. L'emergenza, se mai c'era, e non c'è, da un punto di vista numerico, stava solo in questi ultimi mesi in cui abbiamo osservato un anomalo incremento del tempo determinato, ma non è come qualcuno ha detto in quest'Aula a causa del Jobs Act, ma piuttosto a causa della mancanza di una prospettiva per gli imprenditori, di regole certe e di riduzione fiscale del tempo stabile, del lavoro a tempo stabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quella era l'unica, necessaria misura di cui questo Paese ha bisogno, perché ha il cuneo fiscale più alto dopo alcuni Paesi, è su quello che bisognava lavorare e non con un leggero allargamento, dopo le nostre pressioni, rispetto alla versione originale.

Quindi, io non capisco quale sia la sua visione del mondo del lavoro o, meglio, spero di non avere capito bene, perché come le hanno ricordato qui dentro molti esperti, professori del diritto del lavoro, sindacalisti, questo decreto produrrà un solo effetto, quello di aumentare la diffidenza delle imprese verso il Governo e verso le leggi della Repubblica; produrrà un solo drastico effetto, che già sta avvenendo, quello di aumentare il numero dei disoccupati. Voi avrete sulla coscienza, per la propaganda che avete voluto fare per combattere la preminenza di Salvini sull'immigrazione, non una riforma da discutere, ma uno slogan che determinerà più precarietà e meno posti di lavoro, perché questa è l'unica certezza che ci date (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Allora, signor Ministro, mi permetta di dire che lei poteva venire qui e proporre una diminuzione del cuneo fiscale per un anno per i prossimi quattro anni, il salario minimo, una buonuscita per i lavoratori che venivano licenziati dopo il tempo determinato, gli incentivi alla stabilizzazione per coloro che passavano al tempo indeterminato dal tempo determinato; queste sono le misure veramente urgenti di cui avevamo bisogno, non di aumentare le tasse alle imprese, di aumentare le causali, di aumentare il contenzioso, di aumentare la precarietà e di aumentare il lavoro nero. Di questo avevamo bisogno, non di una discussione inutile e totalmente ininfluente sul mercato del lavoro italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E mi lasci finire con una cosa. Presidente, questo è un problema anche nostro però. È un problema nostro, nel senso che, se siete il Governo del cambiamento e se noi abbiamo sbagliato, allora cambiate: cambiate in meglio! Se l'Aula è sovrana, se il Parlamento è sovrano, bisogna che queste visioni della società, queste visioni, questo aspetto per cui i sindacati e gli imprenditori sono contro questo decreto, queste visioni della società devono essere confrontate in quest'Aula. In quest'Aula noi abbiamo sentito dei grandi silenzi e la cortesia verso Giacchetti non può superare questi silenzi. Noi vogliamo discutere con il Governo, vogliamo capire perché ha fatto queste scelte e se il Governo avesse avuto la pazienza di discutere, di ascoltare e di pensare insieme a noi, forse gli errori come quello appena denunciato dal Comitato dei nove non sarebbero successi. Avremo un mucchio di problemi per questi provvedimenti e solamente per un motivo, perché non c'è stata la pazienza e l'umiltà di un confronto serio in quest'Aula. Se lei vuole ridare centralità a quest'Aula, chieda al Governo, per favore, di ritrovare la parola.