Relatore per la maggioranza per la III Commissione
Data: 
Giovedì, 30 Luglio, 2015
Nome: 
Vincenzo Amendola

AC 3249

Grazie, Presidente, colleghi deputati, il decreto-legge al nostro esame è volto ad assicurare la partecipazione del personale militare all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED per il periodo 27 giugno-30 settembre 2015, che rappresenta, peraltro, il terminus ad quem della partecipazione del nostro Paese a tutta una serie di missioni internazionali.
  Il provvedimento trae origine dalla decisione PESC/2015/778 del 18 maggio 2015, che prevede un'operazione militare nel Mediterraneo centromeridionale, con l'obiettivo di contribuire a smantellare il modello di business delle reti del traffico e della tratta di esseri umani, adottando una serie di misure sistematiche per individuare, fermare ed eliminare imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati dai passatori o dai trafficanti, in conformità con il diritto internazionale.
  La decisione ha previsto che l'operazione sia condotta per fasi successive. In questa prima fase, all'attenzione, si procederà all'individuazione e al monitoraggio delle reti di migrazione attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento in alto mare. Nella seconda fase potranno essere effettuate, alle condizioni previste dal diritto internazionale, successive modalità di intervento, conformemente, ovviamente, alle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e/o al consenso dello Stato costiero interessato, nelle acque territoriali e interne di tale Stato.
  Nella terza fase, infine, sempre in conformità con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, potranno essere adottate tutte le misure necessarie nei confronti delle imbarcazioni e relativi mezzi sospettati di essere usati per il traffico e la tratta di esseri umani. È, quindi, evidente che le successive fasi di EUNAVFOR MED dovranno registrare necessariamente due passaggi: la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, a cui si sta lavorando con grande attenzione, e il negoziato finalizzato a un Governo di unità nazionale in Libia, giunto oramai in fase di chiusura, dopo gli accordi del 12 luglio, e sul quale proprio oggi si è espresso, con un appello, anche il Governo insediato a Tripoli. Fanno testo anche le comunicazioni rese ieri dal Governo su questa materia nelle persone dei Ministri degli affari esteri e della difesa.
  Relativamente alla prima fase, sottolineo che essa non è in alcun modo sostitutiva di operazioni come Triton o Poseidon, in quanto serve a creare le infrastrutture necessarie a combattere l'odiosa piaga del traffico di esseri umani. Non bisogna confondere questa operazione con Triton o Poseidon, perché salvare vite umane appare un'ineludibile priorità che, come Italia, abbiamo sempre sostenuto, in una fase in cui assistiamo ad un ulteriore imbarbarimento di questi trafficanti, che ormai impiegano addirittura gommoni in luogo dei consueti barconi.
  Come sapete, sono in corso di svolgimento contatti a livello diplomatico per l'ottenimento di un mandato da parte dell'ONU sulla base di una risoluzione del Consiglio di sicurezza sul contrasto al business dei trafficanti di uomini in Libia, inizialmente elaborata dall'Italia e presentata dal Regno Unito.
  Il nodo principale da sciogliere riguarda l'ambito di applicazione della risoluzione che, in alcuni casi, alcuni Paesi vorrebbero limitato all'alto mare, mentre, come consesso di Stati europei, vorremmo estendere alle acque territoriali libiche o al territorio libico. Dall'ambito di applicazione, comunque, dipende non solo il teatro delle operazioni possibili, ma anche la loro complessità.
  La missione europea intende contribuire al contrasto di questa forma di violazione dei diritti umani dei trafficanti di uomini nel Mediterraneo, nel quadro anche di una comprehensive approach dell'Unione europea che include, sul fronte dell'azione esterna, le seguenti azioni: rafforzamento della partnership con l'Unione africana, in vista anche del summit di Malta in autunno, e con le organizzazioni regionali africani, con i Paesi di origine di transito dei flussi immigratori, con le organizzazioni internazionali per l'emigrazione e l'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni unite; sostegno dell'Unione europea ai paralleli processi di Rabat e Khartoum; accresciuta presenza dell'Unione europea nel Mediterraneo, tramite anche le succitate operazioni Triton, Poseidon e Frontex nel Mediterraneo; accresciuto sostegno alla gestione della risoluzione dei conflitti nella regione, anche attraverso delle missioni europee, in particolare rafforzando quelle esistenti; affrontare le cause remote di povertà, crisi e conflitti, anche tramite il miglioramento della situazione della sicurezza umanitaria e dei diritti; cooperazione con i Paesi di transito; costruzione di capacità nei Paesi d'origine e di transito che consenta alle autorità locali di affrontare la questione in maniera più efficace.
Il concreto avvio della missione è stato disposto dalla decisione del Consiglio dell'Unione europea adottato il 22 giugno scorso. Spetterà al Consiglio la valutazione – sottolineo – se risultano soddisfatte le condizioni per la transizione oltre la prima fase dell'operazione, tenendo conto delle risoluzioni dell'ONU, mentre è demandato al comitato politico e di sicurezza dell'Unione europea il potere decisionale in quanto ad effettuare la transizione tra le varie fasi dell'operazione. È previsto che l'operazione operi in stretto coordinamento con gli altri organi e agenzie dell'Unione europea. Al nostro Paese in questo ambito, anche per l'esposizione geostrategica, è stato assegnato il ruolo di nazione guida, con l'affidamento del comando delle operazioni all'ammiraglio di divisione Enrico Credendino e l'individuazione della sede del comando operativo di Roma.
Proprio ieri, come citavo, nel dibattito sulle comunicazioni periodiche rese dai Ministri degli esteri e della difesa sulla partecipazione alle missioni internazionali, il Ministro Gentiloni ha ribadito l'impegno del nostro Paese nel processo internazionale di stabilizzazione della Libia dal quale dipende la prospettiva di eventuali missioni autorizzate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite.
Questa missione, in definitiva, rappresenta un passo dentro una coordinata programmazione di altre misure dell'Unione europea per affrontare, in maniera attenta, consapevole e responsabile, il problema del Mediterraneo che ha nella Libia il punto più nevralgico, terminale di tratte e traffici di essere umani. Occorre intervenire con la massima urgenza, come sempre abbiamo sollecitato in quest'Aula, e ciò spiega la posizione di contrarietà della maggioranza all'adozione di proposte emendative che, di fatto, rallenterebbero la conversione del decreto-legge. Inverso, come si è già ampiamente discusso in Commissione e anche in quest'Aula, è necessario però garantire, in base ai requisiti della normativa attuale, anche che le disposizioni e le decisioni del Parlamento, rispetto alle varie fasi dell'operazione, siano sempre presenti in base al dettato legislativo.Eunavfor Med è il primo passo per colmare, quindi, un immenso spazio, come sempre abbiamo detto, lasciato vuoto dalla politica e dalla statualità in Libia, così potremo cominciare a gestire la pressione che proviene da un mondo in subbuglio che dall'Africa si riversa sul Mediterraneo attraverso il fenomeno dell'immigrazione, dei rifugiati e di coloro che fuggono dalle guerre.