Esame questioni pregiudiziali
Data: 
Mercoledì, 25 Febbraio, 2015
Nome: 
Michele Pelillo

A.C. 2894

Signora Presidente, signor Viceministro, illustri colleghi, il Partito Democratico voterà contro le tre questioni pregiudiziali presentate ed appena illustrate. 
  Sinceramente un po’ stupisce che la rituale e stanca prassi delle questioni pregiudiziali di incostituzionalità sia stata adottata anche nella conversione in legge di un decreto come questo, carico di merito, denso di risposte vere, quanto attese, ad una serie di problematiche urgenti – come è noto – di diversa natura: ambientale, industriale, economica, sociale, sanitaria e quant'altro. 
  Non stupisca, invece, la circostanza che l'Ilva e Taranto approdino in meno di tre anni per la settima volta nelle Aule del Parlamento. La complessità della vicenda e la sua dimensione giustificano ampiamente la difficoltà del percorso legislativo, che probabilmente neanche oggi si può ritenere sicuramente concluso, anche se, da chi segue con attenzione l'evolversi della vicenda, questo passaggio è accreditato come il passaggio decisivo per orientare la medesima vicenda nella direzione più giusta. 
  L'Ilva e Taranto, dopo cinquant'anni di disattenzioni e colpevoli omissioni, sono da tre anni stabilmente nell'agenda del Governo nazionale, ma il decreto che ci accingiamo a convertire in legge segna un cambio di passo. Il Presidente Renzi ed il suo Governo accettano fino in fondo la sfida – ci mettono la faccia, come si usa dire – per vincere una scommessa che fa tremare le vene ai polsi ma che, se vinta, può diventare una conquista emblematica: porre finalmente in equilibrio il diritto al lavoro con il diritto alla salute, non in un luogo qualunque, ma nella fabbrica più grande d'Italia, che è anche il centro siderurgico più grande d'Europa, e nel contempo riconciliare la produzione con l'ambiente e i lavoratori con i cittadini. 
  Le argomentazioni adottate nelle tre questioni appaiono sinceramente tutte molto fragili, alcune addirittura errate, altre evidentemente forzate. 
  È fragile, ad esempio, l'eccezione di carenza dei presupposti dell'urgenza del decreto-legge. Ricordo che l'azienda alla vigilia di Natale era a un passo dal collasso finanziario e dallo spegnimento degli impianti. 
  Errata, invece, l'asserzione in merito alla presunta eterogeneità dei contenuti per ovvie ragioni. 
  È forzata, infine, l'affermazione di impunità dei commissari. Su quest'ultima eccezione che, devo convenire, mediaticamente è accattivante, mi soffermo un po’ di più. Ai commissari e ad alcuni loro delegati non è riservato un trattamento legibus soluti. È stato necessario, invece, delimitare la sfera delle loro responsabilità penali in materia ambientale. È come avere delimitato il campo di gioco per assicurare a tutti, anche ai magistrati, di essere sicuri che la partita sia giocata dentro il campo e non oltre, e questo per una semplice ragione: l'Ilva inquina, dev'essere ambientalizzata, ma non è una fabbrica che si può chiudere e riaprire, non è possibile interromperne l'attività produttiva. Quindi, bisogna operare gradualmente per la sua messa in sicurezza, ma nel frattempo è necessario delimitare l'ambito delle responsabilità penali da parte di chi è stato chiamato dallo Stato a risolvere il problema, evitando che a costoro possano essere imputate azioni od omissioni indipendenti dalla loro volontà. 
  Per fare questo è stato scelto un parametro che come tutti i parametri può essere legittimamente messo in discussione per difetto o per eccesso, ma che è indispensabile per regolare la fase del durante fino alla completa attuazione delle prescrizioni previste dall'AIA. 
  Concludo, Presidente, ribadendo il nostro voto fermamente contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).