Dichiarazione di voto finale
Data: 
Mercoledì, 4 Marzo, 2020
Nome: 
Rosa Maria Di Giorgi

A.C. 2407

Grazie, Presidente. Colleghi, questo provvedimento relativo all'istituzione del Ministero dell'Università e della ricerca è una buona notizia per l'Italia. Già da molto tempo, ormai, gli esperti e gli operatori del comparto istruzione e ricerca ritenevano che un unico Ministero - l'attuale MIUR - non fosse adeguato a gestire l'enorme carico di competenze derivanti dal complesso mondo della formazione e della ricerca. Il cosiddetto spacchettamento tra i due Ministeri ha avuto fasi alterne, nella storia del nostro Paese, a partire dagli anni Ottanta.

Ci sono stati lunghi periodi in cui le competenze sono state accorpate all'interno di un unico Ministero e altri in cui il Ministero dell'Università e della ricerca scientifica e tecnologica ha avuto vita autonoma. Quindi, fasi alterne.

In questo caso, molto volentieri, il Governo ha ripreso - e noi appoggiamo questa scelta - l'idea che allora era del Ministro Ruberti che, nel 1989, con la legge n. 168, promosse l'istituzione di un Ministero dedicato - il MURST, qualcuno se lo ricorderà -, cui fu affidato il compito di coordinare il tavolo per la definizione del Programma nazionale della ricerca e di svolgere, nell'ambito dell'apposita commissione per la ricerca del CIPE, funzioni di coordinamento e impulso della politica nazionale, da raccordare con lo sviluppo degli strumenti regionali, nell'ambito di un quadro più ampio come quello comunitario. Ho letto queste funzioni perché sono le medesime che attualmente vengono trasferite al nuovo Ministero e che, in questa fase, sono di competenza del MIUR.

Quando, nel 1999, il Ministero tornò ad essere unico, queste funzioni - va detto -, di fatto, non sono più state svolte. Perché? Non mi non mi soffermo sulle polemiche, molto strumentali, che ho sentito fare oggi, tuttavia è evidente che un Ministero come quello dell'istruzione non può occuparsi bene anche dell'immenso tema dell'università e della ricerca scientifica, con quanto ciò comporta in termini di sviluppo e di crescita del Paese. Gli addetti ai lavori questo lo sanno e da qui l'urgenza di muoversi in una prospettiva diversa: altro che poltrone, altro che Coronavirus usato strumentalmente, e chiudo la parentesi.

Quindi, in questo caso, cosa è successo? È successo che tutti si sono resi conto che il MIUR non poteva svolgere di fatto le funzioni che gli erano state assegnate. Addirittura la Corte dei conti, in una deliberazione del 2012, la n. 3, sul fondo ordinario per gli enti di ricerca, dice che è mancata quella funzione di raccordo e indirizzo - che è fondamentale per lo sviluppo della ricerca in un Paese - che dovrebbe dare al Ministro dell'università e della ricerca un ruolo strategico, pari al Ministero dell'economia, perché la ricerca non può essere di settore, non può essere un ambito chiuso, un ambito che non riguarda tutto e tutti. Adesso qui lo cito io: è evidente che mi riferisco al Coronavirus, è evidente che mi riferisco al mondo della ricerca, è evidente che mi riferisco anche alle grandi soddisfazioni che ci sono state date dai nostri ricercatori in questi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Quindi, un Ministero assolutamente trasversale; quindi, è bene che esista, è bene che ci sia, è bene che si occupi di alta formazione e di ricerca scientifica. Naturalmente, la causa di un fallimento di certe politiche, che sono state, appunto, quelle di un orientamento forte, di un coordinamento anche delle varie politiche di tutti i Ministeri, naturalmente non può essere stata soltanto quella dell'accorpamento e, quindi, dell'essere tutti sotto un unico cappello, ma, certamente, non ha aiutato quella organizzazione.

Oggi il Governo ha scelto di cambiare passo: bene, molto bene. È un atto concreto quello del provvedimento di oggi per creare le condizioni necessarie per riportare al massimo livello decisionale le scelte sull'università e sulla ricerca. Non si parte da zero: le esperienze fatte sono molte. Un Ministero ad hoc, tuttavia, oggi valorizza l'autonomia del sistema dell'università e della ricerca - parlo degli enti pubblici di ricerca anche, naturalmente - per assicurare uno sviluppo equilibrato del Paese, riducendo le distanze tra nord e sud. Ieri abbiamo incontrato il Ministro per il sud: ha parlato della necessità di innestare, nella realtà del sud, nuovi centri di ricerca importanti, che possono essere i soggetti che danno la svolta in un certo tipo di realtà. Noi siamo d'accordo su questo: il Ministro Provenzano ci ha raccontato di questa idea contenuta all'interno del Piano per il sud e l'istituzione del Ministero supporterà anche queste iniziative nell'ambito del nostro Paese. Quindi, vanno resi sinergici gli investimenti a livello nazionale, in coerenza e raccordo con le azioni sovranazionali e regionali.

L'innovazione parte dal territorio, certamente, dalle varie università, dalle imprese che stanno intorno alle università per quanto riguarda la ricerca applicata, ma certamente l'indirizzo strategico è molto importante e l'indirizzo strategico va tenuto a livello nazionale e naturalmente in raccordo con l'Unione europea. Non dobbiamo mai dimenticarla quando si parla di ricerca, perché tanti sono i fondi per la ricerca erogati dall'Europa e tante sono le risorse che noi riusciamo ad attrarre, perché i nostri ricercatori, nonostante tutto, sono eccellenze a livello nazionale; le nostre università e i nostri enti di ricerca riescono a raccogliere molte risorse, che hanno dato lavoro poi a tanti precari cosiddetti e a tanti ricercatori a termine.

A livello centrale, gli investimenti sull'attività di ricerca e sullo sviluppo tecnologico sono già nel bilancio dello Stato a sostegno di tutte le politiche, ecco, su questo aspetto volevo soffermarmi: a sostegno di tutte le politiche. Ci sono molti investimenti in ricerca, anche previsti nel bilancio dello Stato, ma il nostro problema è sempre stato quello di non riuscire, come ho già detto, a muoversi nell'ottica del coordinamento tra queste ricerche, per cui ci sono soggetti che qualche volta duplicano: parliamo, ad esempio, dei programmi per la tutela della salute, gli interventi nell'agricoltura, c'è tanta ricerca nel Ministero della sanità, tanta ricerca nei Ministeri dell'agricoltura - attività di ricerca e innovazione per l'energia, vogliamo parlare dell'energia? -, dell'ambiente e della difesa, i trasporti, le comunicazioni; ogni Ministero ha il suo luogo di ricerca, ha i suoi soggetti che fanno ricerca, qualche volta in modo assolutamente difforme rispetto ad altri soggetti che si muovono nella stessa prospettiva.

E allora qui il tema che ho introdotto prima e che non posso sviluppare è indubbiamente quello del piano nazionale della ricerca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): ciò che è di competenza di un Paese, ciò che dobbiamo riuscire a fare e che, purtroppo, il MIUR in questi anni non ha potuto fare, perché il MIUR è affogato nei problemi della scuola, nei milioni di problemi, dal punto di vista numerico e anche dal punto di vista delle risorse, che evidentemente non lasciano tempo per svolgere questo importantissimo ruolo, un ruolo essenziale per lo sviluppo del Paese, per la nostra crescita.

E quindi, comunicazioni, dicevo, tutela del territorio, tutta la ricerca legata al rischio idrogeologico, le ricerche in ingegneria, le ricerche nell'ambiente, quanti ministeri sono coinvolti? Ecco, allora c'è bisogno di qualcuno che faccia un piano nazionale, che decida le priorità, che dica che quest'anno in Italia si investe su questa emergenza, se emergenza ci dev'essere, quest'anno su un'altra emergenza, naturalmente mantenendo la ricerca di base e mantenendo la ricerca nel suo complesso. Questo è un po' quello che ci viene detto anche dai nostri professori dell'Accademia dei Lincei, sono motivazioni, non le dico io così, insomma, sono ormai fatti acquisiti nel mondo della ricerca scientifica, ed è qualcosa che noi dobbiamo fare. Dobbiamo attivare, noi in Parlamento o il Governo, gli strumenti perché si possa rispondere a tutte queste esigenze. Ed ecco che uno strumento importante è lo strumento del Ministero dell'università e della ricerca scientifica.

Naturalmente abbiamo una sfida forte, abbiamo la Ministra Azzolina, qui, la Viceministra, che è sempre così presente, persona di grandissima competenza; noi sappiamo che il nostro Ministero dell'istruzione è affidato a persone molto competenti, in grado di stare sul pezzo e di gestire bene il tutto. Il Ministro Manfredi è il ministro nuovo, il ministro che noi dobbiamo vedere all'opera, il ministro che già ha ben presente, per le sue esperienze trascorse, quali sono i temi e quali sono i problemi legati al mondo dell'università in particolare, ma anche della ricerca scientifica, perché è evidente che i rettori, un presidente di conferenza di rettori sa perfettamente come gira il mondo della ricerca in Italia. E lui si dovrà occupare anche di quelli che sono i temi importantissimi, ad esempio cito uno importante per lo sviluppo del nostro Paese: il diritto allo studio.

Noi nella legge di bilancio abbiamo messo delle risorse importanti sul diritto allo studio… Certamente, il diritto allo studio significa dare a tutti opportunità, è già stato citato da altri colleghi, ai ragazzi che non hanno opportunità e che non hanno sufficienti risorse per studiare. I ragazzi meritevoli devono poter studiare nel nostro Paese, perché studiare è la libertà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), studiare è libertà per loro, studiare è un innalzamento delle coscienze…Quindi, rispetto a questo, un ultimissimo pensiero, Presidente, una questione che mi interessa, l'ultima, è questa: noi consideriamo sempre, l'ho detto prima, un settore, quello dell'università e della ricerca…Quindi, io credo che sia necessario usufruire e dare conoscenza a tutti. Attraverso un'organizzazione diversa, quindi attraverso questo Ministero, si può fare. Quindi, per tutti questi motivi, dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Grazie, Presidente, e mi scuso.