Discussione sulle linee generali - Relatrice per la maggioranza
Data: 
Lunedì, 23 Maggio, 2016
Nome: 
Anna Ascani

A.C. 3822

 

Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il decreto che ci apprestiamo a discutere è un decreto molto complesso, per questo, pur non essendoci abituata, leggerò una relazione, riservandomi ovviamente qualche commento a margine, perché ci sono tanti argomenti diversi, anche dovuti all'esame che si è tenuto al Senato sul decreto-legge n. 42 del 2016, che oggi ci avviamo a convertire in legge, e che si è concluso il 12 maggio scorso al Senato. 
L'obiettivo di questo decreto è quello di migliorare la funzionalità del sistema scolastico e della ricerca e cercherò, in questo senso, di dare credito a questa affermazione nello spiegare cosa contiene. Come fatto in Commissione, per completezza illustrerò prima il contenuto degli articoli che riguardano il disegno di legge di conversione, ovvero la parte di delega che era presente nella cosiddetta «Buona scuola» e le modifiche contenute all'interno di questo decreto, per concentrarmi poi, invece, sulle disposizioni del decreto-legge, cioè su quelle che riguardano, da un lato, il sistema scolastico, dall'altro, il sistema della formazione superiore della ricerca, e, infine, tutte le altre disposizioni che, in particolare, riguardano gli ordinamenti professionali, le prestazioni sociali e gli acquisti culturali. 
Le disposizioni del disegno di legge di conversione intervengono sulla delega in materia di riordino del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente della scuola secondaria, cioè su come si entra a scuola dopo l'attuazione della delega prevista, appunto, dalla legge n. 107 del 2015, e intervengono, dall'altro lato, sulla delega in materia di istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni, cioè il cosiddetto 0-6, anch'esso previsto all'interno della «Buona scuola». 
La prima disposizione reca una modifica terminologica e, in particolare, stabilisce che, ai fini della determinazione degli standard nazionali per la valutazione, oltre che al conseguimento del diploma di specializzazione, deve farsi riferimento non al periodo di apprendistato, ma al periodo di tirocinio. In particolare, ci tengo a dire che, nella nostra Commissione si è fatto un lungo dibattito su questo, perché il rischio del fraintendimento nell'utilizzo del termine apprendistato era molto alto, soprattutto nella fase in cui dovremo avere i nuovi contratti dei nuovi insegnanti, e per questo motivo si era già insistito in Commissione, nel corso di diverse discussioni su diverse risoluzioni presentate da vari gruppi politici, affinché si intervenisse con una modifica in questo senso. E quindi esprimo, insomma, favore nei confronti di questa modifica che interviene attraverso il decreto e che farà sì che il decreto con cui il Governo attuerà la delega che il Parlamento gli ha dato attraverso la legge n. 107 del 2015 risponda a questa particolare esigenza.
La seconda previsione – che riguarda, come ho detto prima, la fascia 0-6, cioè la prima fascia del percorso di istruzione dei nostri bambini – dispone la definizione dei fabbisogni standard. Questa modifica è necessaria per adeguare il futuro sistema 0-6 alle indicazioni europee ed in particolare a quanto previsto dal Consiglio europeo di Barcellona, che ha fissato al 33 per cento l'obiettivo di copertura del servizio nel segmento 0-3 anni. Quindi, di conseguenza, questa seconda previsione stabilisce l'istituzione di una quota capitaria per il raggiungimento di questi fabbisogni standard e l'approvazione e il finanziamento di un Piano d'azione nazionale per la promozione del Sistema integrato, finalizzato, anche qui, al raggiungimento di questi fabbisogni. 
Di fatto, il decreto che attuerà questa delega finalmente ci darà un nuovo sistema inclusivo e capace di rispondere alle esigenze, da un lato, delle famiglie, che naturalmente sono molto legate alla presenza o meno di questo tipo di servizi sul territorio, ma soprattutto dei bambini, perché cominciamo finalmente a sostenerli, attraverso una compiuta sinergia tra le istituzioni, sin dai primi passi del loro percorso di formazione. Quindi, per noi è importante che questa delega venga attuata bene e presto dal Governo, per rendere finalmente realtà quello che il Parlamento ha previsto attraverso la legge n. 107 del 2015. 
Vengo ora all'illustrazione delle disposizioni contenute, invece, nel decreto-legge, che non riguardano, quindi, le deleghe. Inizio da quelle che intervengono sul sistema scolastico. L'articolo 1 è volto ad assicurare la prosecuzione degli interventi di mantenimento del decoro degli edifici scolastici e lo svolgimento dei servizi di pulizia e ausiliari nelle scuole. In particolare, questo articolo prevede lo stanziamento di 64 milioni di euro per assicurare la prosecuzione del cosiddetto programma «Scuole belle» per il 2016: risorse che si aggiungono ai 450 milioni di euro utilizzati a partire dal luglio del 2014. Io credo che sia difficile anche per i più accaniti detrattori non riconoscere lo sforzo inedito che questo Governo e questo Parlamento hanno portato avanti con costanza in questi due anni e mezzo, dopo troppi anni in cui si era semplicemente ignorata la pessima condizione in cui versavano – e purtroppo in alcuni casi ancora versano – gli edifici scolastici in cui tutti i giorni i nostri insegnanti, i nostri dirigenti e, soprattutto, i nostri bambini e i nostri ragazzi studiano. Credo che questo tipo di sforzo sia decisamente apprezzabile e sia dovuto ad una volontà precisa di questo Parlamento, che trova realizzazione con lo stanziamento di risorse. 
In particolare, il programma «Scuole belle» solo nel 2014 ha coinvolto 7.235 scuole, mentre, per il primo semestre del 2015, 5.290 interventi. Non si tratta solo di un programma per assicurare la funzionalità e la manutenzione delle scuole, cioè interventi di manutenzione ordinaria, come la tinteggiatura, la riparazione o la sostituzione di mobili, infissi, eccetera, ma è anche una risposta a una esigenza occupazionale. Sappiamo bene, infatti, come nasce il programma «Scuole belle»: sulla base di un accordo promosso da questo Governo nel marzo del 2014, uno dei primi atti, e all'interno di questo accordo hanno trovato collocazione quasi 18 mila lavoratori, di cui circa 12 mila ex LSU, lavoratori che altrimenti non avrebbero trovato impiego nell'ambito di contratti con le scuole per i servizi di pulizia. In realtà, questo disagio occupazionale ha origini lontane, esattamente con l'avvio del piano di riduzione della spesa per la pulizia delle scuole, voluto già nel 2009 dal Governo Berlusconi, e poi è un percorso molto lungo, che arriva fino alle gare Consip e alla recente pronuncia del Consiglio di Stato del 17 marzo del 2016, un disagio a cui, con questo decreto, si cerca di porre un rimedio, garantendo la continuità dello svolgimento di questi servizi anche nei territori in cui la convenzione-quadro Consip non sia stata attivata o sia sospesa a causa di contenziosi; in particolare, questo è avvenuto in due regioni, una arrivata a sentenza e una per la quale ancora ci sono dei problemi. Spetterà, invece, ai dirigenti la competenza di pianificare i vari interventi, coordinandosi con il consiglio d'istituto e gli enti locali, ed insieme ai direttori dei servizi generali e amministrativi nella scuola si dovranno impegnare a seguire i lavori, a ottimizzare il servizio degli ex LSU, a segnalare eventuali inefficienze e lentezze, per evitare di sprecare questa che, comunque, è una grande occasione per la comunità educante. 
Questo decreto, poi, all'articolo 1-bis, estende all'anno scolastico 2016-2017, e quindi ai docenti assunti col piano straordinario della «Buona scuola», la possibilità di richiedere l'assegnazione provvisoria, in deroga al vincolo triennale di permanenza nella provincia, e anche sul contingente annuale di posti non facenti parte dell'organico dell'autonomia. Questa misura, al contrario di quanto si è detto purtroppo in questi giorni, non ha lo scopo e soprattutto non può influenzare il numero di supplenze perché semplicemente, nel caso in cui si decidesse di accedere all'assegnazione provvisoria in deroga, cambia il luogo nel quale eventualmente il supplente viene nominato, mentre quello che succede con questa disposizione è che si amplia di molto l'opportunità di restare o di tornare vicino ai propri cari per i docenti già assunti, problema, anche questo, che era stato sollevato più volte, sia in fase di discussione della legge n. 107, che in fase di prima attuazione, con le assunzioni avvenute nel corso dei primi mesi di questo anno scolastico. 
La disposizione successiva, l'articolo 1-ter, invece proroga dal 31 agosto al 15 settembre 2016 il termine per le assunzioni a tempo indeterminato del personale docente e questa è in realtà una disposizione molto importante perché è legata allo svolgimento delle prove concorsuali, quelle che sono in corso in questi mesi, e ci consente, insieme all'attesa – diciamo – della pubblicazione delle graduatorie anche di svolgere e di attendere l'esito del piano straordinario di mobilità previsto per il 2016 e 2017. Quindi, questo piccolo slittamento, evidentemente urgente, aiuta anche una migliore organizzazione dell'anno avvenire, riconoscendo appunto il percorso che si sta facendo attraverso il concorso. 
Un'altra cosa, che è stata introdotta al Senato, e che dà una risposta che da tempo era chiesta a questo Parlamento (ci sono interrogazioni di diverse forze politiche a questo proposito) è l'assorbimento delle graduatorie di merito per la scuola dell'infanzia del concorso 2012, assorbimento che c'era stato in molte regioni d'Italia con alcune eccezioni; in particolare alcune graduatorie erano state pubblicate in ritardo rispetto ad altre regioni d'Italia. 
Grazie alla mobilità interregionale volontaria si sana questo problema. Ci tengo a sottolineare che comunque il Senato ha previsto una quota del 15 per cento sul 50 per cento di posti spettanti ai vincitori di concorso, così da far sì che i vincitori di questo concorso si distribuiscano tra le regioni che appunto andranno ad assumere nella scuola dell'infanzia e non si concentrino in singole regioni, venendo evidentemente a creare una situazione di disagio per altri. 
Questo non incide minimamente sul concorso a venire perché evidentemente le procedure concorsuali per la scuola dell'infanzia si concluderanno successivamente, mentre quei posti diturnover sarebbero stati comunque coperti attraverso altre procedure, quindi, in questo senso, coloro che in questi mesi svolgeranno il concorso per la scuola dell'infanzia non devono essere preoccupati dal fatto che i vincitori di questo concorso del 2012 possano in qualche modo andare ad incidere sui posti loro destinati. 
Poi, all'articolo 1-quinquies si prevede che, a decorrere dal 2017, sia rifinanziato il Fondo per il sostegno degli alunni con disabilità che frequentano le scuole paritarie. In questo provvedimento è infatti previsto un contributo statale di mille euro per ogni alunno disabile fino a 12,2 milioni di euro annui, uno stanziamento finalizzato a rimediare all'impedimento che di fatto si è purtroppo registrato alla libera scelta da parte delle famiglie con figli disabili rispetto alla tipologia di istituto scolastico cui iscrivere i propri figli. 
Con questa norma quindi superiamo una discriminazione. D'altra parte, però non dobbiamo dimenticare che nella «Buona Scuola», la legge n. 107, il Parlamento ha voluto fortemente inserire una verifica puntuale del mantenimento dei requisiti di parità delle scuole paritarie, di tutte le scuole paritarie ed evidentemente la capacità di inclusione degli alunni con handicap è parte fondamentale della verifica di questi requisiti. Quindi, queste cose comunque vanno nella stessa direzione: si aiutano le scuole paritarie a fare questo tipo di lavoro; dall'altra parte, però si pretende che quei requisiti siano effettivamente mantenuti e garantiti proprio per riconoscere la parità a quelle scuole e quindi per integrarle pienamente – come è previsto dalla legge «Berlinguer» – all'interno del sistema di istruzione. 
All'articolo 1-sexies si introduce un meccanismo per garantire il tempestivo pagamento delle somme spettanti al personale della scuola per incarichi di supplenza breve e saltuaria, in particolare, prevedendo che il pagamento sia effettuato entro il trentesimo giorno successivo all'ultimo giorno del mese di riferimento.
 Sappiamo benissimo, ci sono state molte polemiche fondate sul fatto che questi supplenti spesso venivano pagati in ritardo. In realtà, non è una novità: purtroppo, è stata una costante degli ultimi anni, una costante che meritava una soluzione tempestiva ed urgente.
In questo senso, si va appunto a rimediare a un problema di cui questo Parlamento, anche attraverso interrogazioni, si era fatto più volte carico. Quindi, speriamo che questa soluzione individuata dal Governo sia la soluzione per far sì che quelle situazioni non si verifichino più. 
Dall'altra parte, si prevede che, in caso questo mancato pagamento derivasse dai dirigenti (che si tratti di dirigenti scolastici, di dirigenti del MIUR o del MEF), da una responsabilità diretta di questi dirigenti, sarà elemento di valutazione di responsabilità dirigenziale e questo è un altro modo di prendersi carico di un problema che evidentemente si era andato a creare. 
Per fare in modo che questo pagamento avvenga il più rapidamente possibile poi si prevede l'attribuzione di un codice identificativo univoco al personale docente e ATA, che appunto svolge questo tipo di supplenze brevi e saltuarie, un codice che rimarrà fino all'eventuale assunzione in ruolo e anche questo dovrebbe appunto aiutare una sistemazione finalmente strutturale di un problema che il Parlamento più volte aveva sottoposto al Governo. Naturalmente, il Parlamento vigilerà per verificare che questo effettivamente avvenga. 
Tra i numerosi altri punti su cui interviene questo provvedimento, all'articolo 2-quater, c’è l'incremento di 8 milioni di euro per il 2016 per i compensi delle commissioni esaminatrici dei concorsi. Anche qui, il Parlamento e anche l'opinione pubblica avevano sollevato la questione del compenso basso dei commissari dei concorsi; di fatto questa previsione ci consente di raddoppiarlo. 
Poi veniamo alle disposizioni riguardanti invece il sistema della formazione superiore e della ricerca. All'articolo 2, questo provvedimento finanzia la stabilizzazione della scuola sperimentale di dottorato internazionale «Gran Sasso Science Istitute», con 3 milioni di euro. Quindi, dopo il parere favorevole dell'ANVUR, questa scuola di eccellenza potrà diventare stabilmente un istituto universitario a ordinamento speciale. Ci tengo a dire alcune cose sul Gran Sasso Science Istitute, perché era stato attivato inizialmente, nel dopo terremoto dell'Aquila, in via sperimentale dall'Istituto nazionale di fisica nucleare e dall'Università degli studi dell'Aquila, che si erano posti l'obiettivo di rilanciare lo sviluppo dei territori terremotati dell'Abruzzo, ricostruendo le capacità del sistema scientifico e produttivo. 
L'obiettivo era quello di realizzare un polo di eccellenza internazionale, di valorizzare le competenze delle risorse umane infrastrutturali già esistenti sul territorio, anche per attrarre risorse dall'estero. 
Grazie al provvedimento di cui oggi trattiamo queste intenzioni, dopo la sperimentazione, diventano realtà, quindi si procede alla stabilizzazione e il GSSI può iniziare a reclutare personale, in deroga anche ad altre disposizioni previste per le università, e avviare la propria attività di ricerca, insieme alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, la SISSA di Trieste, alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, aggiungiamo quindi all'offerta formativa italiana un'altra istituzione d'eccellenza, che potrà fregiarsi anche del supporto dell'Istituto nazionale di fisica nucleare. 
Questa previsione però è ancora più importante per quello che ho detto all'inizio, per il luogo in cui GSSI lavora, cioè l'Abruzzo vicino a L'Aquila, e quindi la capacità di contribuire alla rinascita di quella città, che tanto ha sofferto e tanto ancora sta soffrendo, come del resto la stessa OCSE ci ha suggerito, individuando questa struttura all'interno dei progetti strategici per il risanamento della città terremotata. 
Sempre nell'ambito della formazione e dell'università, con questo decreto si risolve un'altra questione importante, all'articolo 2-bis, cioè quella del blocco dei corsi di specializzazione delle professioni non mediche, un blocco determinato dalla necessità di attendere una definizione organica della materia, che aveva impedito a tanti giovani, laureati magistrali, di potersi specializzare. Vengono finalmente attivate delle disposizioni in deroga, che consentiranno ai futuri veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici e psicologi di potersi formare ed esercitare la propria professione. 
Viene infine diminuito il limite minimo dei crediti formativi universitari da riconoscere agli studenti che intendono iscriversi a un corso universitario a conclusione dei percorsi realizzati negli ITS. Nello specifico, la disposizione prevede che da cento si passi a quaranta crediti necessari e, nello specifico, prevede che l'ammontare dei CFU necessari non può essere inferiore a 40 – mi scusi: devo dire «non può essere inferiore», perché questa disposizione fondamentale è scritta in questo modo (poi spiegherò il perché) invece che 100, come prevedeva la disposizione precedente – per i percorsi della durata di quattro mesi e non può essere inferiore a 62, invece che a 150, per i percorsi della durata di sei semestri. In questo modo si viene incontro alle esigenze dell'università che di fronte alle precedenti disposizioni, cioè a quel numero molto alto di crediti, avevano incontrato delle difficoltà nel riconoscimento di percorsi che, invece, il Parlamento ha voluto valorizzare e vuole valorizzare proprio per quell'alto numero di crediti che ho citato. Dall'altra parte, però, dicendo «non inferiore a» il Parlamento ed il Governo – il Governo in questo senso, con l'eventuale accordo del Parlamento – prevedono che non si possa scendere al di sotto di quei crediti nel riconoscimento di quei percorsi, cioè che gli ITS comunque devono avere un riconoscimento minimo da parte delle università nel momento in cui decidono di accedere ad un corso universitario. 
Da ultimo, il decreto contiene alcune disposizioni relative agli ordini professionali, alle prestazioni sociali e agli acquisti culturali (siamo, quindi, all'ultima parte per come le avevo ordinate all'inizio). In particolare, all'articolo 1-septies è previsto un intervento sulla disciplina relativa all'ordinamento professionale dei periti industriali e, in linea con le professioni europee, si innalza il titolo richiesto per esercitare la libera professione. È comunque prevista una disciplina transitoria. Nel corso dell'esame in Commissione è emersa la necessità di utilizzare questo momento di transizione di cinque anni per riordinare complessivamente la materia, in armonia con quanto previsto appunto dalle disposizioni europee. 
Altre disposizioni importanti sono l'estensione della card per i consumi culturali anche ai cittadini extra UE. Si tratta di un impegno che ci eravamo presi anche attraverso degli ordini del giorno, un impegno che in questo caso viene mantenuto ampliando a quasi 25 mila ragazzi, che hanno il permesso di soggiorno, la possibilità di accedere a quella card. Infine, l'esclusione dal calcolo dell'ISEE di ogni trattamento assistenziale, previdenziale e indennitario erogato da enti pubblici, in attesa che, conformemente alla sentenza recente, il Governo si adegui rispetto all'ISEE stesso. 
In definitiva questo è un altro dei decreti che discutiamo in questo Parlamento non trattando il mondo dell'istruzione e della formazione come un bancomat. Anni e anni abbiamo trascorso – io fuori da questo Parlamento, molti qui dentro – a discutere di come drenare via risorse dal sistema della scuola. Qui di nuovo, invece, le risorse si mettono dentro. Quindi, se è vero che far scuola non è riempire un secchio ma accendere un fuoco a chi aveva tolto completamente l'ossigeno, qui si cerca di rispondere, invece, mettendo a disposizione della grande comunità educante tutta la legna necessaria. Poi, ovviamente queste riforme camminano sulle gambe dei nostri insegnanti e dei nostri ragazzi e quindi quando è giusto fare delle piccole correzioni, come avviene in parte in questo caso, ovviamente è giusto che il Parlamento ed il Governo si mettano a disposizione di quella comunità perché la scuola funzioni al meglio. Questa riforma può funzionare soltanto attraverso...Può funzionare, dicevo, soltanto attraverso questo tipo di collaborazione tra istituzioni e mondo della scuola, tra chi la scuola la fa tutti i giorni.