Dichirazione di voto di fiducia
Data: 
Lunedì, 30 Ottobre, 2023
Nome: 
Ubaldo Pagano

A.C. 1416-A

Signor Presidente, onorevoli colleghi e membri del Governo presenti, quello di oggi non è un semplice voto di fiducia al governo Meloni. Oggi, la maggioranza di questo Parlamento sta spogliando il Ministro Fitto del titolo di semplice Ministro e gli sta cingendo la testa con la corona di viceré del Mezzogiorno d'Italia. Tuttavia, come diceva De Roberto nel suo successo editoriale, la storia è una monotona ripetizione, gli uomini sono stati, sono e saranno sempre gli stessi, al di là dell'abito che indossano per il momento. D'altronde, perché limitarsi a fare disastri solo sul PNRR quando si può avere il controllo indiscriminato di tutti i fondi? Sì, con questo decreto si realizza il sogno nascosto del Ministro: commissariare il Mezzogiorno e tutte le sue istituzioni. Quello che non gli è stato consentito dai cittadini in un'unica regione, forse, perché la democrazia, nella sua imperfezione, riesce a produrre gli anticorpi a cotanta sete di potere, lo state consentendo voi, con questo voto. Contemporaneamente, per l'altra parte d'Italia si porta avanti uno scellerato progetto, l'autonomia differenziata. Il compromesso trovato dalle parti di Palazzo Chigi deve essere infatti, esattamente questo: alla parte più ricca del Paese si permette di andare avanti da sola, con le proprie forze e, soprattutto, mantenendo i soldi che producono, mentre a quella più povera si legano le mani, gettando un po' di fumo negli occhi e con la possibilità di concedere qualche prebenda agli amministratori locali che chinano la testa e giurano fedeltà al novello viceré. Eccolo qui il fumo, la ZES unica, una misura compensativa bella solo da fuori perché dentro la scatola è vuota, è completamente priva di copertura finanziaria e con una dotazione di personale assolutamente insufficiente per garantire il funzionamento delle agevolazioni previste. Insomma, sotto il vestito niente, un quadro finto che farebbe impallidire persino Miseria e nobiltà del migliore Antonio De Curtis. Il decreto Sud, signor Presidente, è una follia totale sin dai suoi presupposti. Nelle occasioni in cui abbiamo avuto il piacere di incontrarlo in Parlamento, il Ministro ci ha ripetuto sempre, come fosse un mantra o un disco rotto, sta a voi giudicare, lo stesso identico dato, ossia quanto le regioni del Sud siano incapaci di spendere i fondi europei. Sicuramente, vi sono alcune regioni che sono meno brave nel raggiungere gli obiettivi di spesa ma il punto è che, comunque, le regioni restano storicamente quelle che spendono di più e meglio rispetto ai Ministeri che gestiscono, per parte loro, i fondi di coesione. Questa, guardate, non è un'opinione di quei cattivi della sinistra ma una semplice lettura dei dati, anzi, dei suoi stessi dati, quelli della relazione che ha consegnato qualche mese fa a questo Parlamento. E cosa fa di fronte a questi numeri? Toglie risorse agli enti territoriali e le accentra ancora di più, peraltro, in un'unica struttura che, guarda caso, fa capo a lui. Logico? Sì, solo con la perversione di chi vuole sedersi su una montagna di soldi per decidere arbitrariamente quale territorio aiutare a crescere e quale invece punire, chiudendo i rubinetti. È per questo che nasce questo decreto, per punire le regioni e colpevolizzarle, per far sì che da oggi in avanti non possano mettere mai più bocca né sulle politiche di sviluppo né sulle risorse per la coesione.

Infatti, l'intero provvedimento, dal Fondo di sviluppo e coesione alla ZES unica, è un trionfo di neocentralismo, ma - badate bene - che riguarda solo una parte del Paese, sempre che l'autonomia e il decentramento vengano intesi solo come lussi che si possono concedere al di sopra di un certo parallelo in su. Tutti gli altri vanno telecomandati, eterodiretti dalle menti illuminate di questa o quella cabina di regia governativa. E se, sulla programmazione, le regioni e gli enti territoriali sono tenuti ai margini delle decisioni, è ancor peggio ciò che si prevede per l'attuazione degli interventi: un meccanismo di controllo sovietico - cito le parole del presidente dell'Abruzzo - sulle amministrazioni titolari delle opere, che avrà il solo effetto di incentivare la burocrazia difensiva e lasciare al potente di turno il potere di decidere a chi e quando togliere i finanziamenti previsti e su quale amministrazione amica, eventualmente, dirottarli.

E poi vi abbiamo avvertiti - purtroppo, inutilmente - di un rischio gravissimo, tra i tanti che stiamo correndo a causa vostra. Sì, perché con parte di queste risorse, fino ad oggi, tante regioni, soprattutto quelle più povere, hanno finanziato anche parte della propria spesa corrente. Non avendo la capacità fiscale del Nord e avendo molte più risorse comunitarie da spendere e, quindi, da cofinanziare, le regioni del Mezzogiorno usano parte di quei soldi anche per mettere in campo servizi fondamentali per i cittadini, che altrimenti non saprebbero come finanziare. Tanti progetti di assistenza sociale, finanziamenti per le infrastrutture sportive, risorse per la cultura, per la formazione, solo per citarne alcuni. Da domani, molti di questi servizi diventeranno un ricordo e, ancora una volta, ci troveremo a dover spiegare come mai, in questo Paese, debbano esistere cittadini di “serie A” e di “serie B”.

Ma è sulla ZES unica, signor Presidente, che cade ogni dubbio sulla buona fede di questo Governo, perché - lo dico chiaro, in modo tale che non possa essere interpretabile - il Partito Democratico è a favore di un'idea di una grande misura di incentivo allo sviluppo industriale del Sud e di tutte le aree deprivate del Paese. L'accrocco che avete messo in piedi non può esserlo nella maniera più assoluta. Infatti, la ZES è un bluff: viene consapevolmente messa nelle condizioni di non funzionare, prima di tutto perché, anche in questo caso, ci troviamo di fronte a un ennesimo esperimento. E lo dico in modo chiaro: avete immaginato che questa misura potesse essere giustificabile dal fatto che avesse una certa stabilità e poi la finanziate solo per un'annualità, peraltro, con risorse del tutto insufficienti! Sì, perché allargando a tutto il Sud il territorio delle zone economiche speciali e, quindi, estendendo 500 volte di più quello che il territorio è ora considerate le 8 ZES esistenti, dedicate meno risorse. E non perché lo dice la sinistra brutta e cattiva, ma perché nel primo anno di attività vera delle zone economiche speciali, delle 8 ZES esistenti, il solo credito d'imposta ha cubato circa 2 miliardi e 200 milioni. E cosa mettete in legge di bilancio per finanziare tutto il territorio meridionale? Un miliardo e 800 milioni! Vi rendete conto di quanto siete ipocriti?

Avete pure tentato di far passare il credito d'imposta per gli investimenti come la più rivoluzionaria delle misure per lo sviluppo del Mezzogiorno. Peccato che la stessa agevolazione già c'era ed era più conveniente per le imprese che investivano nel Mezzogiorno. Si direbbe, nel gergo semplice di chi vive la quotidianità: fregati e mazziati. Infatti, a differenza del credito finanziato dai nostri Governi, il vostro esclude centinaia di migliaia di piccole e medie imprese, che non potranno beneficiarne per via di un limite capotico, messo apposta per aiutare solo grandi aziende multinazionali. E come se non bastasse, scompare lo sconto del 50 per cento dell'Ires, che il PD aveva inserito, e non si ha più alcuna certezza della decontribuzione per le assunzioni nel Mezzogiorno. E poi c'è il grande tema, che è un po' il punto di domanda che poniamo da un mese e mezzo e a cui nessuno ancora si è degnato di dare risposta: allargato il territorio, fatte le semplificazioni burocratiche per tutti, come si può pensare che una struttura di appena una sessantina di persone possa essere in grado di gestire le migliaia di domande di accesso al credito che sicuramente arriveranno ogni anno e le centinaia di migliaia di autorizzazioni uniche che saranno chiamati a rilasciare da un chioschetto al mega hub di investimento di una multinazionale? Perché, delle due l'una, visti questi presupposti: o si va verso un gigantesco click day, per lasciare al caso il compito di decidere a chi riconoscere l'agevolazione, oppure il Governo sta preparando il terreno per far sì che sia lui stesso a scegliere, e nessuno si stupirebbe, signor Presidente, se alla fine, tra gli investimenti agevolati, ci fossero tanti investimenti degli amici degli amici.

In ogni caso, un fatto è certo: stiamo andando verso un gigantesco collo di bottiglia, che spaventerà le aziende e scoraggerà chiunque abbia un progetto di investimento serio da proporre.

Concludo, signor Presidente. In questi giorni stiamo vedendo di tutto: decreti come questo, senza la minima copertura finanziaria, approvati dal Consiglio dei ministri in barba all'articolo 81 della Costituzione; bozze di manovra che sostituiscono interi articoli di decreti-legge in corso di conversione in Parlamento; e da ultimo, tentativi di blitz notturni della maggioranza, che volevano provare a permettere la costruzione di non meglio specificati impianti energetici, coperti dal segreto militare e in deroga ad ogni valutazione ordinaria.

Ma, in mezzo a queste buffonate, tra le esultanze e le smentite intorno alla legge di bilancio, che adesso sembra sia scritta da sola, ciò che ci preoccupa davvero non è il pressappochismo con cui occupate le nostre istituzioni repubblicane, ma il modo barbaro e sfrontato con cui avete deciso di liquidare la questione meridionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), svenduta al miglior offerente, abbandonata a se stessa, piegata agli interessi di una parte logica e perversa di sudditanza. State dimostrando di voler continuare con la vostra boria incompetente, con cui avete cominciato, ciucci e presuntuosi, e scarsi e pieni di sé. Sono queste le ragioni di merito per cui annuncio che il Partito Democratico voterà decisamente e convintamente contro la fiducia a questo Governo.