Esame di una questione pregiudiziale
Data: 
Martedì, 7 Agosto, 2018
Nome: 
Stefano Ceccanti

A.C. 1041

Disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri dei beni e delle attività culturali e del turismo, delle politiche agricole alimentari e forestali e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché in materia di famiglia e disabilità.

Grazie, Presidente. Dobbiamo dire la verità: non è difficile illustrare una pregiudiziale a un decreto-legge come questo. Parlare di necessità e urgenza e criticarle come in questo caso è un po' come sparare sulla Croce Rossa. Il preambolo è davvero sconcertante. Capisco che voi vi siate abituati con l'autocertificazione sui vaccini ma non si può autocertificare la necessità e l'urgenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Qui nei primi tre articoli si autogiustifica la necessità e l'urgenza: si autocertificano ma non si può fare. Per di più il testo del preambolo è scritto veramente con i piedi perché addirittura nell'articolo 4 vi siete scordati di giustificarle: quindi in tre casi le avete giustificate male, perché è un'autocertificazione, ma, nella quarta, ve lo siete addirittura dimenticato e tale osservazione giustamente è contenuta nel parere critico del Comitato per la legislazione. Non entro nel merito perché anche qui il confine tra legittimità e merito è ambiguo perché i colleghi Marco Di Maio e Gennaro Migliore lo hanno spiegato molto bene venerdì. Entro solo sulle due ragioni di fondo che spiegano perché l'autocertificazione non è sufficiente. La prima è una ragione generale. In questo caso, il dato di fondo è che ci troviamo di fronte a una riserva di legge, stabilita dall'articolo 95, che è molto rigorosa. Infatti l'articolo 95, terzo comma, recita: “La legge provvede all'ordinamento della Presidenza del Consiglio e determina il numero, le attribuzioni e l'organizzazione dei ministeri”. Tale riserva è scritta proprio affinché il legislatore non concepisca le leggi che applicano tale principio come una sorta di Lego per cui uno monta e smonta i Ministeri a proprio piacimento. Ora è vero che quando fu approvata la legge n. 400 del 1988 non passarono le opinioni più intransigenti della dottrina secondo le quali tale legge è così importante che ci sarebbe voluta un'abrogazione esplicita delle norme precedenti e addirittura sarebbe stata impensabile una qualsiasi forma di decretazione d'urgenza. Tuttavia, anche se non è passata tale impostazione rigorista come impostazione generale, quando si va a fare un intervento almeno deve essere ragionevole e ben meditato. Questo non per i sofismi di chi crea teorie su riserve di legge e cose del genere ma perché, dietro queste teorie, c'è un problema di imputazione della responsabilità. Se il legislatore, soprattutto con decreti, fa e disfa continuamente, come se fosse il Lego, il cittadino, che non segue quotidianamente questo smontaggio e rimontaggio, come fa a capire chi è il responsabile politico di quel settore? Non lo sa, non capisce chi è responsabile di quella policy perché, da Governo a Governo, si cambia costantemente chi lo è. E soprattutto poi, quando deve valutare le performance tra un Governo e l'altro, che si succede, per valutarle bene, la struttura deve essere un invariante, perché, se la struttura cambia, è difficile dare un giudizio di adeguatezza, di efficacia e di efficienza ai Governi che si succedono. Questa è la ragione generale per cui in questo caso è evidente che la necessità e urgenza non sono dimostrate.

Ma c'è inoltre una ragione specifica. Scusate, questo è il primo Governo della legislatura e fa un cosiddetto contratto in cui pretende di durare per cinque anni. Allora, se crede davvero alla tesi di durare per cinque anni, non ha bisogno di fare un decreto: può tranquillamente fare un disegno di legge e, con i tempi ragionevoli, meditare tale disegno di legge e vederselo approvato. Se, viceversa, si fa una cosa del genere, forse non si crede a se stessi, non si crede davvero alla possibilità di durare una legislatura. Oppure vi è un'altra spiegazione, che vi siano degli eccessi di zelo. Come sapete, Tele Iran diceva ai funzionari del suo ministero: surtout pas trop de zéle, e soprattutto non eccedete nello zelo; però lì era chiara la catena di comando, c'era un qualcuno che poteva dire ai suoi sottoposti di non eccedere in eccessi di zelo. Qui, invece, il vero problema è che queste innovazioni esplicite che voi fate succedono a un'innovazione surrettizia, questa per cui il Presidente del Consiglio sbuca fuori alla fine come esecutore di un programma scritto da altri.

È evidente che un qualcuno che sbuca fuori così, di cui ogni tanto, francamente, dubitiamo anche dell'esistenza presso la Presidenza del Consiglio, è evidente che una persona del genere non può criticare gli eccessi di zelo dei suoi sottoposti, perché coloro che sono formalmente suoi sottoposti pensano di essere, invece, a lui sovraordinati.

È questo problema di fondo della struttura di Governo che è ben più grave e che voi vi trascinate fin dall'inizio, e che non ha a che vedere con questa pregiudiziale specifica, ma che ci trascineremo per tutta la parte residua in cui durerà il vostro Governo, e che renderà praticamente impossibile capire, volta per volta, chi risponde alle varie policies, sempre che non abbiamo il Ministro Salvini che si ritiene lui stesso depositario di tutte le policies del Governo.

Per queste ragioni, noi non solo vi bocceremo questo decreto con la pregiudiziale, perché non esiste la necessità e l'urgenza, ma vi segnaliamo il fatto che c'è uno scarto di fondo tra l'organizzazione esplicita del vostro Governo e quella implicita che produrrà dei guai.