Discussione generale
Data: 
Martedì, 21 Febbraio, 2023
Nome: 
Silvio Lai

A.C. 888

Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi devo dire la verità: non condivido tutto questo entusiasmo, che comprendo diciamo da parte dei colleghi della maggioranza, nei confronti di un provvedimento che non solo è molto ordinario, ma molto al di sotto delle aspettative rispetto a quello che dovrebbe essere un provvedimento per il quale spendere tutte queste parole, tutti questi elogi e tutte queste segnalazioni. Non solo è ordinario nei contenuti, ma è ordinario anche nel modo con cui questo provvedimento è stato e sarà proposto, perché quello che noi facciamo è un rito, una discussione generale su un documento sul quale il Governo, tra qualche ora - probabilmente poco meno di 2-3 ore - porrà la fiducia, e porrà la fiducia per la nona volta. Ora, in tre mesi netti, stiamo parlando di 3 volte la fiducia ogni mese, quindi una fiducia alla settimana e devo dire che c'è lo spazio per proseguire, per migliorare, per aumentare in qualche modo la posizione della fiducia. Immagino con quanto dolore la Presidente del Consiglio, caro Presidente, stia svolgendo questa attività, lei che per 5 anni di opposizione non ha fatto che lamentare lo scarso dibattito in Parlamento, l'assenza di una discussione che permettesse alle Camere di essere protagoniste. Ora non c'è un provvedimento, tra quelli che sono stati esitati in questi 4 mesi, che non abbia avuto la discussione in una sola Camera, senza alcuna possibilità da parte dell'altro ramo del Parlamento di discuterla; oltre il 70 per cento dei provvedimenti è stato poi tagliato dalla fiducia e non è che manchi il tempo per produrre e per mantenere vivo e vitale un bicameralismo; basterebbe volerlo, basterebbe in qualche modo che si riducesse la discussione nel primo ramo del Parlamento nel quale si opera, per poi consentire al secondo ramo di valutare i suoi interventi e, poi, in qualche modo integrarli con il terzo voto, ma serve una volontà politica. Al di là dei degli anni di opposizione, è molto più facile ovviamente all'opposizione gridare allo scandalo per l'inutilità o la resa inutilità del del Parlamento, poi bisogna in qualche modo praticarlo.

Ora, la discussione che stiamo facendo, al di là degli interventi di plauso per questo per questo provvedimento da parte della maggioranza, fa emergere, e lo fa emergere anche nella cronaca quotidiana, in tutta la sua evidenza, lo stato di questo Governo già solo dopo pochi mesi dal suo insediamento. Ossia, se noi andiamo oltre l'immagine di un partito che i commentatori più generosi chiamano di destra, ma che da sempre è stato di estrema destra e che si è dato un vestito più moderato indossato dalla prima leader donna Presidente del Consiglio in Italia, c'è in realtà una coalizione divisa su tutto; sulla politica estera, sulla guerra russa e l'invasione russa in Ucraina, sui rapporti in Europa e con l'Europa, sull'idea di Stato, sul ruolo e sul funzionamento delle regioni, come emerge peraltro nella proposta di regionalismo differenziato che constateremo poi come sarà portata avanti, del tutto a discapito della discussione parlamentare e a discapito noi pensiamo dell'equilibrio del Paese, persino diviso sulle promesse fatte in campagna elettorale; sono tante e spesso in contrasto tra loro quando vengono fatte dai partiti della coalizione; se solo le ricordiamo, ce ne sono diverse. Ecco, siamo di fronte a un Governo che naviga a vista, che è confuso sulla rotta e che, in balia del vento, non riesce a governare la nave, anche perché su questa nave c'è un equipaggio molto litigioso. È un governo guidato da un ideologismo cieco, per cui vede il pericolo in un raduno musicale, in una nave che soccorre i migranti e non vede, anzi si gira dall'altra parte, quando c'è la violenza dei pestaggi di organizzazioni appartenenti a una forza politica su altri studenti o di quella dei tifosi che si danno appuntamento in un'autostrada; dov'è, in questo caso, l'attenzione e lo sguardo sulla sicurezza?

Dall'altra parte, ci sono altre emergenze, ancora altre attenzioni. Ecco, è un Governo che alimenta l'idea di un Paese a rischio sicurezza, per generare paure e nascondere in una stretta securitaria la propria inadeguatezza e la propria impreparazione sulle politiche di sviluppo e di crescita, quelle sì che sarebbero necessarie, un Governo che per vincere le elezioni regionali - e spero che non si ripetano, lo dico come auspicio mio personale - che siano facilitate da divisioni di quelle che, invece all'opposizione sono unite, dovrebbero proposte unitariamente ecco che per vincere le elezioni regionali non si fa specie di rinviare un presunto allarme - vedremo quanto vero - sui conti pubblici, nascondendolo per settimane. Io non penso che alcuno possa credere alla coincidenza nel fatto che il blocco del superbonus sia emerso neanche 48 ore dopo l'esito elettorale, non alcun giorno prima; il martedì i quotidiani con i voti delle regionali di Lombardia e Lazio, il giovedì la notizia del ministro Giorgetti e del blitz in Consiglio dei ministri; è venuto poi il venerdì mattina; un Governo che - lo avrebbe confessato in una trasmissione televisiva, poi questa sera lo vedremo, il Vicepresidente del Senato - usa informazioni riservate, non diffusibili, certamente sensibili, per manganellare l'opposizione, solo per creare casi che distraggano l'opinione pubblica, lo sguardo dei cittadini, l'attenzione degli elettori dalle vicende reali; anche qui, sempre per ammissione del Vicepresidente del Senato, lo fa anche sbagliando, con inadeguatezza, con impreparazione, sbagliando luoghi, toni, strumenti, con un imbarazzante - per loro, dice lui - effetto boomerang, e giù a raccontare di inchini, sottomissione alle mafie, attribuendoli a dirigenti e parlamentari di un partito - il mio, oggi all'opposizione - che non ha, in alcun modo, ombre né storie opache di rapporti con esse o con loro esponenti, e non per tutti è così; al contrario, le storie dei dirigenti e delle forze politiche in cui il PD ha profonde le sue radici e a cui si richiama sono storie di martiri, di morti caduti nella lotta alle mafie, come al terrorismo rosso e nero, e così vale per le forze politiche con cui il PD si accompagna nella competizione con il centrodestra. Se non fosse una vicenda seria ci sarebbe da ridere, per come è stata prima pensata, poi realizzata e gestita e tralascio l'ilarità che, in questi giorni, anche la satira fa emergere sui protagonisti.

E ora parliamo di questo provvedimento, in particolare. Su questo provvedimento, lo dico al Governo, lo dico ai colleghi della maggioranza, io - devo dire la verità - sono convinto che il problema non sia quello che c'è o dove c'è qualche sbaglio, ma soprattutto tutto quello che non c'è ci sarebbe dovuto essere. Avete scodellato un decreto Milleproroghe che è tradizione ovviamente di ogni nuovo anno, ma che ha sempre una sua funzione riconosciuta, precipua, utile. Questo decreto non si è mai limitato a mantenere in vigenza normative che erano in scadenza, a prorogare date. Esso normalmente segue e si connette alla legge di bilancio, con l'obiettivo di rafforzarla nelle indicazione di fondo, anche integrandola e correggendola dove necessario, contestualizzando, al tempo stesso, le emergenze del momento, anche senza interventi di spesa laddove non ci sono; tanto che è insolito che questa volta sia stata affrontata in Commissione bilancio piuttosto che, come normalmente, in I Commissione; in questa occasione non si è seguita questa prassi legislativa e istituzionale, ma neanche quella politica di connessione con i contenuti della legge di bilancio, anche perché oggettivamente diventava difficile assumere la vostra legge di bilancio come faro di una successiva norma di proroga, considerata l'insufficienza della manovra stessa, che ha fatto tutt'altro che occuparsi del Paese e dei suoi problemi, della necessità di sostenere famiglie e imprese, di dare più forza alla sanità pubblica dopo la fase acuta di pandemia, di rinvigorire ruoli e funzioni della scuola pubblica, di tutelare e promuovere il lavoro rafforzando le buste paga degli italiani. ai quali, di contro, sono stati tolti soldi dovuti, a cominciare dalla mancata perequazione completa, già prevista e già finanziata, delle pensioni. Ecco nel tempo della crisi energetica, del caro bollette, avete coperto le spese, e non per tutti, per 3 mesi e poi per un terzo della manovra vi siete occupati di pagare piccole e grandi cambiali; un miliardo alle squadre di serie A, un miliardo per la rottamazione delle cartelle e per le varie sanatorie e così via, togliendo però, togliendo ai pensionati, togliendo alle donne, con la ridottissima Opzione donna, e ai giovani, per esempio eliminando il bonus cultura e a tutti ridimensionando la sanità pubblica e riorganizzando il sistema scolastico pubblico in una direzione che dimezza la presenza di sistemi scolastici soprattutto nei territori fragili. Io lo dico adesso: l'applicazione di quella norma che riguarda la scuola sarà molto, molto delicata per il sistema scolastico, per la possibilità, nei territori più piccoli, di accedere a scuole ben organizzate e, soprattutto, renderà impossibile alle scuole di essere in grado di competere, come devono competere, tra di loro, per esempio, per l'acquisizione di fondi pubblici per i progetti e per la gestione stessa dei progetti. Grandi scuole non significa avere maggiori risorse umane per gestirle nell'autonomia scolastica. Dunque, questa volta, dopo una manovra non all'altezza, ci troviamo di fronte a un provvedimento di proroga analogo, inadeguato e che non risponde alle esigenze del Paese. Semmai, è stato utilizzato anche questo come una mancetta elettorale di molta parte della maggioranza. Un rituale già visto, che già conosciamo, per sostenere i soliti noti o i grandi interessi, dando un duro colpo agli italiani, anche perché in questa occasione potevate ripristinare, almeno in parte, per esempio, lo sconto o l'eliminazione delle accise sulle benzine o anche rimediare al danno, come è avvenuto con l'ultimo decreto, che il blocco istantaneo dei bonus edilizi ha causato, gettando nello sconforto migliaia di cittadini e nel panico tutte le aziende del settore. Su questo ritornerò. Questo decreto poteva essere l'occasione per affrontare invece questioni irrisolte o lasciate in sospeso dalla legge di bilancio. Un esame di riparazione, avete presente? Come quando ci sono le carenze formative dei ragazzi: si può recuperare, salvo che le carenze formative non siano enormi. Allora, purtroppo, bisogna bocciare. Avevate un esame di riparazione, non l'avete colto; un'altra occasione perduta. La domanda che vi faccio è: l'avete perduta per incapacità oppure per scelta? Questo esame di riparazione se lo aspettava il comparto produttivo, se lo aspettavano quelle parti della società che vivono le difficoltà più cogenti della crisi, quelle che si stanno impoverendo per l'inflazione, se lo aspettavano anche i nostri giovani che hanno bisogno di certezze. I nostri giovani non stanno chiedendo risorse assistenziali, hanno bisogno di sapere in che direzione va questo Paese. Se lo aspettavano anche coloro che hanno a cuore il destino del pianeta e che chiedono magari passi più decisi, e non indecisi, per dare vita a un modello di sviluppo improntato alla qualità e alla sostenibilità, che abbia quale riferimento la giustizia sociale. Invece, siamo nel mezzo di un gigantesco sistema di non decisione, di rinvii, di marce indietro, di imboscate improvvise, di grandi interessi che nella confusione avanzano e sono comunque garantiti. Ecco perché, anziché affrontare le vere e profonde esigenze del Paese, questo Governo - lo si è visto anche ieri - viene sollecitato ad occuparsi di cose che evidentemente sono più emergenziali rispetto a quelle che noi diciamo, cioè le nomine. Al massimo, si occupa di nomine oppure di fare ammuina. Il Governo in questo decreto si è occupato anche di altro, come ha fatto in tutto il percorso. Penso al decreto rave, penso alla tematiche cogenti che avrebbero dovuto caratterizzare la legge bilancio: sempre delle marce in avanti e, poi, delle clamorose marce indietro. Rinvia, anziché decidere, e quando decide vede in qualche modo l'obiettivo dei più deboli e dei più fragili. Il metodo del rinvio è proprio palese, se guardiamo a quello che è avvenuto sulle concessioni balneari. Il relatore l'ha chiamato un punto di stabilità tra normativa europea ed esigenze delle imprese. Devo dire la verità, non lo vedo questo punto di stabilità. Il Governo, spaccato al suo interno, ha deciso di non decidere e, anzi, ha deciso nei tempi supplementari, che non erano previsti perché la partita non è mica finita in un pareggio, dopo la sentenza del Consiglio di Stato. In ogni caso, ci sarà un forte richiamo all'Italia da parte dell'Europa. Non sono preoccupato del richiamo, sono preoccupato che semplicemente si confermi il giudizio di un'Italia che non si adegua alle decisioni comuni che ha votato. La conseguenza è che dai tempi supplementari di un anno arriveranno non solo danni di reputazione al nostro Paese ma anche una gravissima incertezza per i comuni e per gli imprenditori. La misura introdotta nel Milleproroghe, come detto, va contro gli impegni già presi dal Governo con l'Unione europea. Mi dispiace, ma al collega Bagnasco, che è intervenuto prima, vorrei dire che è vero che i balneari non sono direttamente nel PNRR ma sono nel decreto concorrenza che è l'argomento fondamentale per l'avanzamento, nel 2022, del PNRR. Quel decreto, ormai diventato legge, è in questo momento sotto osservazione da parte dell'Unione europea.

Mettere in discussione quanto detto in una legge in questo momento sotto osservazione, con un rinvio di un ulteriore anno, avendo il Consiglio di Stato imposto una decisione precisa secondo cui le concessioni dei balneari devono essere messe a gara entro il 31 dicembre 2023, non fa altro che provocare, non solo un danno, ma uno stato di incertezza che non è degno di uno Stato. Uno Stato che produce incertezza nei cittadini è infatti uno Stato che genera soltanto rischi, che genera soltanto danni, che genera soltanto inadeguatezza nei confronti della sicurezza di cui i cittadini hanno bisogno, soprattutto quelli più deboli, quelli che non hanno le risorse economiche per difendersi da soli. Insomma, guardiamo ai balneari ma guardiamo a quelli che ne fanno un lavoro, non a quelli che ne fanno l'occasione soltanto per fare una cosa in più, magari di lusso, e per i quali è un tema aggiuntivo. Quello dei balneari è l'esempio che dimostra che il Governo, invece di risolverli, i problemi li aggrava.

Nella legge di bilancio, il Governo aveva fatto anche un errore su opzione donna e quell'errore noi pensavamo si potesse correggere. Abbiamo presentato più emendamenti al riguardo. Opzione donna è un'opportunità che è stata introdotta nel 2004 ed è stata sempre prorogata da tutti i Governi che si sono succeduti, perché è l'unica possibilità per le lavoratrici di conseguire una pensione anticipata. I dati a disposizione ci dicono che quest'anno, nonostante la riduzione e quindi la penalizzazione, sono 2.900 le donne che hanno richiesto di accedere a opzione donna. Se non fosse stata corretta, sarebbero state 17.000. Peraltro, a queste 2.900 donne è stato imposto un taglio del 30 per cento dell'assegno contributivo, un'ulteriore sacrificio in un regime già di per sé iniquo. Noi abbiamo provato, già al Senato, a presentare un emendamento e l'abbiamo presentato anche qui, con l'idea che potesse essere utile e condivisa la proroga della previgente normativa, consentendo quindi la pensione anticipata non solo alle poche donne che oggi rientrano nelle categorie previste ma a tutte le lavoratrici, con età di 58 anni per le dipendenti e di 59 anni per le categorie autonome, sempre a fronte di un'anzianità contributiva di 35 anni. Tuttavia, il Governo su questo si è rifiutato di confrontarsi e quindi ha scelto consapevolmente di annullare una possibilità per tutte le donne.

Tra le altre cose che non ci sono, nel Milleproroghe non c'è un incremento del fondo sanitario nazionale, che sarebbe doveroso e necessario dato che l'incremento attuale va tutto in bollette elettriche. Tale fondo resta sotto finanziato, nonostante quanto avvenuto col COVID, e non ci sono le risorse per rendere il servizio sanitario competitivo con il regime privato per i medici. I medici vanno via perché le condizioni di lavoro non sono solo economicamente ma anche di contesto inadeguate a trattenerli nel sistema pubblico. Non è non affrontando e rimandando questo tema di un anno o di un anno e mezzo che potete pensare di trattenere i medici nel sistema pubblico. Non tratterrete neanche i medici di base con l'aumento a 72 anni della pensione. Ne tratterrete alcuni, ma non quelli che stanno negli ospedali e nei sistemi territoriali pubblici. Tra l'altro, non sono stati estesi né prorogati i contratti del personale della ricerca sanitaria ed è stato respinto un emendamento del PD che consentiva di rendere strutturale, anziché prorogarla soltanto di un anno, la ricetta elettronica che tanto ha salvato in termini di relazione con le persone. Il solito rinvio. Allo stesso modo è stato rinviato e non affrontato il tema dell'incremento degli stanziamenti per il bonus psicologico che noi riteniamo sarebbe stato molto, molto importante.

La proroga utile all'Italia sarebbe stata invece quella sulle accise dei carburanti, ma Governo e maggioranza hanno detto di no, sia sulla totalità sia sulla parzialità. Allo stesso modo, non sono state accettate le proposte sui temi energetici, per dare continuità alle norme sulla riduzione dell'IVA sulle bollette in essere, considerata la disponibilità di risorse per il minore utilizzo di quanto già disposto, alla luce della riduzione dei costi dell'energia. Il Governo spenderà di meno nei primi 3 mesi. Cosa succederà dal 1° aprile? Siamo a fine febbraio, manca solo un mese. Cosa succederà? Quali misure saranno prorogate? Quali nuovi interventi saranno fatti? A 30 giorni da questa scadenza direi, per restare sul tema dell'elettricità, che siamo al buio sul futuro che i cittadini hanno davanti. Ci dobbiamo aspettare un altro decreto? Io immagino che, se siamo al ritmo di un decreto alla settimana - si può anche migliorare o peggiorare, dipende dai punti di vista, quanto al tanto decantato, in passato, rispetto per il Parlamento - è questo ciò che ci dobbiamo aspettare. Quindi, ci aspettiamo un altro decreto, a marzo, che affronti all'ultimo momento quello che deve avviare sull'energia.

Se sull'energia e sull'elettricità per imprese e famiglie si naviga a vista, si evita accuratamente, dall'altra parte, di affrontare il tema degli extraprofitti, così non si disturbano i grandi interessi.

Ci sono altre cose che abbiamo provato a rappresentare. Il Governo hanno detto no ad altre proposte anche sul lavoro. Per esempio, abbiamo proposto di dare una risposta strutturale al tema dei lavoratori fragili. La risposta è un rinvio al 30 giugno del problema, come se poi a giugno potesse succedere qualcosa. E il Governo su questo ha acquisito, devo dire la verità, una piccolissima parte del nostro emendamento, però è una piccola goccia nel mare che lascia comunque i lavoratori fragili in un limbo di incertezza. E la domanda è: e chi deve programmare la propria vita dal 30 giugno in poi, cosa fa? Aspetta che arrivi l'altro decreto a maggio o a giugno? Tutto questo è simbolo di una indecisione di chi può decidere e genera precarietà in chi queste decisioni le subisce.

Vado a concludere, Presidente. Come aveva detto “no” alla nostra proposta, questa maggioranza lo ha riconfermato su un tema un po' delicato. Noi a dicembre, in legge di bilancio, avevamo proposto l'utilizzo degli F24 per ampliare la capacità fiscale delle banche, in modo da liberare risorse oggi bloccate per il 110 per cento, per i bonus fiscali, indispensabili per tutelare il lavoro e per salvare le imprese. Le notizie che arrivano ieri, provenienti dal vertice a Palazzo Chigi con tutti gli attori, rivelano che si tratterebbe, invece, adesso, dell'unica proposta concreta su cui il Governo ha fatto un'apertura. Mettiamola così: se fosse vero, ne siamo contenti. Ma segnaliamo che, quando si guida un Paese, in particolare l'economia di un Paese, il tempo vale. Se lo aveste fatto in legge di bilancio, oggi, dopo 50 giorni di tempo perso, molte altre attività si sarebbero fatte, i lavori sarebbero proseguiti e molte imprese sarebbero ripartite e non sarebbero rimaste ferme, magari, a svendere al 50, 60 per cento i loro crediti d'imposta, come sta avvenendo. Questo causerà dei danni su quelle imprese, perché chi vende un credito del 110 per cento, al 50, 60 per cento, sta solo rimandando - rimandando! - la propria morte. Perché fare 2 mesi dopo, quando si poteva fare prima? Davvero le elezioni in Lombardia e in Lazio valevano questo ritardo nel fare il vostro decreto? E per di più giustificandolo con cifre che sono incredibili: un buco di 110 miliardi a fronte dei 70 miliardi che sono quelli reali e che non sono minimamente un buco, l'ha detto anche Eurostat; oppure i famosi 6 miliardi di truffe: di questi 6 miliardi annunciati, 5 e mezzo riguardano il bonus facciata, non riguardano il bonus del 110 per cento. Anche in questo caso, come in molti altri casi, a partire dalle bizzarre e incredibili evoluzioni a cui costringete alcuni vostri Ministri, io ne ho uno presente, privilegiate i vostri interessi a quelli del Paese, gli interessi particolari a quelli generali. Forse così vincerete qualche elezione in più, ma certamente non vincerà il Paese.

 

Per concludere, io non posso non rimarcarlo: mi sembra chiara la critica che è stata persa un'ennesima occasione. Quell'esame di riparazione non c'è stato e voi, per noi, siete bocciati. Così non va bene. Le criticità che ci sono assumeranno sempre di più il profilo di problemi esplosivi. Il Paese non ha bisogno di conflitto, ma di certezze. Ha bisogno che si concluda una vostra personale campagna elettorale permanente. Il Paese ha bisogno di essere tutelato e non usato da una minoranza elettorale che ha una maggioranza parlamentare, perché voi nel Paese non è vero che siete maggioranza. Ve lo diciamo ancora una volta: cambiate strada, uscite dal tunnel, concludete la campagna elettorale. Ora siete al Governo, pensate al Paese, ai cittadini del nostro Paese, tutelate le imprese in difficoltà, pensate alle famiglie, alle persone più deboli, pensatele come diverse, con diverse esigenze, a seconda di dove abitano e del luogo da cui provengono, non sono tutti uguali. Quando fate le leggi pensando solo a poche regioni non state facendo il bene del Paese. Pensare al Paese e al suo ruolo in Europa e nel mondo: questo è un altro tema che dovete avere presente, perché stiamo perdendo anche prestigio e autorevolezza internazionale, anche con piccole scelte come quella stupidissima dei balneari, del rinvio di un anno anziché affrontare e dare certezza alle imprese. Perdiamo credibilità se il percorso resta così disordinato e disorganico in Europa. Rischiamo l'isolamento e con voi rischiamo di perdere lungo la strada le opportunità di risalita che ci vengono date attraverso i progetti e le risorse del PNRR. Pensate al lavoro, allo sviluppo, alle imprese e non ai consigli di amministrazione, alla crescita e non all'occupazione dei luoghi di potere. Pensateci e, così facendo, penserete al Paese e al suo futuro.