Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 24 Aprile, 2024
Nome: 
Ubaldo Pagano

Doc. LVII, n. 2

Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo è un Documento di economia e finanza parecchio anomalo, perché principalmente omette, non dice. Quello che il Ministro Giorgetti ha chiamato un “DEF asciutto” è più un documento scritto per non farsi del male, che per spiegare agli italiani lo stato di salute del Paese e, soprattutto, le intenzioni che il Governo ha per il prossimo futuro. Insomma, che si navigasse a vista era chiaro un po' a tutti, ma ora vi siete messi anche, nero su bianco, ad ammetterlo, preferendo tacere sui contenuti programmatici e sulle scelte che intendete fare di qui in avanti. Probabilmente, aspettate le elezioni europee; poi, forse, si vedrà.

D'altronde, non va meglio nel quadro macroeconomico tendenziale; qui, si passa dal non detto a chi la spara più grossa. Prevedete, infatti, una crescita per quest'anno dell'1 per cento, malgrado Banca d'Italia, Unione europea e Fondo monetario internazionale vi dicano che non si andrà oltre una stima dello 0,7. A noi pare lo stesso giochino che avete fatto con la NADEF dello scorso autunno, quando con identico e incauto ottimismo prevedevate una crescita dell'1,2 per cento nel 2024, un meccanismo che ha molto più a che vedere con la cartomanzia che con l'oggettività dei fatti, ma presto o tardi i nodi verranno al pettine e quel giorno scopriremo quali nuovi giochi di prestigio dovrete fare alla Commissione europea per tenere assieme le promesse sulla riduzione del deficit con le promesse fatte agli italiani, le troppe promesse fatte agli italiani. Deficit sulla cui stima, peraltro, ballano diversi miliardi, come ha puntualmente fatto notare l'Istat, un altro numero truccato in questo DEF tutto all'arrembaggio.

Una verità è che questo non è il modo di governare l'ottava economia del mondo, come ha detto in audizione l'UPB.

La procedura per deficit eccessivo è lì che ci aspetta, le nuove regole del Patto di stabilità, che prima avete condiviso con la responsabilità di Governo e che solo ieri avete disconosciuto, ci legheranno mani e piedi e, soprattutto, in legge di bilancio sarete costretti a tagliare la spesa pubblica, chissà se pensioni, sanità o cos'altro, anche solo per rifinanziare le misure attualmente previste, a partire dal taglio dell'Irpef e del cuneo fiscale. E non sarebbe la prima volta che, sotto la destra al Governo, lo Stato fa subire al welfare un forte ridimensionamento e quanto sta accadendo alla sanità è un esempio cristallino della vostra indifferenza verso chi ha più bisogno.

I dati che leggiamo nel DEF sono allucinanti, con la sanità pubblica che continua a fare pericolosi passi indietro: nel prossimo triennio, la spesa in rapporto al PIL tornerà al 6,2 per cento, ossia addirittura a livelli inferiori a quelli pre-COVID. Torniamo fanalino di coda in Europa e gli stanziamenti aggiuntivi su 2024 non saranno nemmeno sufficienti a coprire il fabbisogno, figuriamoci a fare gli investimenti che servono. Al contempo, ci dobbiamo anche sorbire la presa in giro dei 7 miliardi in più sull'anno in corso, detta in pompa magna dalla Premier Meloni e presentata come la panacea di tutti i mali in un quadro oggettivo di crescita degli investimenti in sanità. Peccato che si tratta di risorse previste per i rinnovi contrattuali che, invece di contabilizzare nel 2023, state spostando nel 2024: così aumentate semplicemente la percentuale, ma le risorse sono le medesime.

E, mentre il buon Ministro Schillaci esulta per non si sa quale ragione, nel 2023, ci dice l'Istat che ben 4,5 milioni di italiani e di italiane hanno dovuto rinunciare a visite mediche o accertamenti diagnostici per ragioni legate a problemi economici. Si è parlato, nell'audizione della Corte dei conti, di decadimento dell'assistenza sanitaria: questo è, evidentemente, il titolo più tombale verso la vostra propaganda, che provate a far passare attraverso media accomodati.

Ma il punto vero è un altro: non avete un'idea di futuro per questo Paese, né siete in grado di attuare l'opportunità migliore che abbiamo avuto negli ultimi 50 anni. Il PNRR è fermo al palo e la tanto osannata rimodulazione, così come la riforma della governance, tanto voluta dal super-Ministro Fitto, ha portato più guai che benefici. Non lo dico io, lo dicono i dati al 31 dicembre scorso: avevamo speso solo il 22 per cento delle risorse disponibili. Un dato ancora più preoccupante se pensiamo che gli unici investimenti che avete previsto per i prossimi anni e su cui si regge la prospettiva di crescita che avete preventivato sono semplicemente legati all'attuazione del PNRR. Ma, evidentemente, il Governo ha altro a cui pensare, ad esempio al ponte sullo Stretto, un'opera monster, su cui, però, ci sono più di 13 miliardi di euro di dubbi, una bandierina elettorale che fa pagare un prezzo enorme a tutto il resto del Paese. La completa mancanza di nuovi finanziamenti per tutte le opere che, invece, occorrerebbe fare per mettere in sicurezza il Paese è ferma al palo e, soprattutto al Sud, questo si sente particolarmente.

Per concludere, Presidente, al netto di tutti i consapevoli tentativi di omissione presenti in questo DEF, l'immagine che ci viene innegabilmente restituita è quella di un Paese che non sta sfruttando le sue occasioni di crescita e che, a breve, dovrà tornare alle manovre lacrime e sangue per restare in piedi. Siete stati, evidentemente, più bravi di quello che avevo preventivato all'inizio di questa legislatura: in meno di 2 anni, la destra italiana ha dato ampia dimostrazione della sua incapacità e della sua inadeguatezza al governo dei processi economici del Paese. Se avete avuto la saggezza di imparare una lezione dalla storia recente, che peraltro vi ha visti protagonisti - e mi riferisco segnatamente al 2011 - dovreste avere il coraggio di rimettere il mandato agli italiani prima che i vostri disastri diventino la pietra tombale delle aspirazioni di crescita di un Paese che non ci sta a sentirsi ancora fanalino di coda.