Data: 
Martedì, 19 Giugno, 2018
Nome: 
Rosa Maria Di Giorgi

Doc. LVII, n. 1

 

Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, oggi analizziamo questo Documento di economia e finanza predisposto dal Governo uscente, e quindi con le caratteristiche che questo Documento ha, perché correttamente non si poteva che tracciare un quadro aggiornato della situazione economica e finanziaria sulla quale si baseranno le politiche economiche e i programmi di riforma del nuovo Esecutivo. Quindi, diciamo, è la base su cui partiranno le nuove iniziative. Direi, tuttavia, che la lunga discontinuità causata dal colpevole ritardo nella definizione del nuovo Governo ha purtroppo, cari colleghi, fatto partire molto male questa legislatura, e quindi anche la nostra preoccupazione per i tempi dell'azione economica del Governo cresce di giorno in giorno.

Siamo in ritardo, ovviamente, e questo lo vediamo tutti, lo vede la gente, lo vedono i cittadini lì fuori, ma adesso non ci sono più alibi. Quindi, proviamo a non fare più propaganda, ci provino i rappresentanti del Governo in giro per l'Italia in questa campagna elettorale continua. Il Governo dovrà prima o poi scoprire le carte. Intanto sta facendo tanti annunci e le condizioni di contesto sono cambiate molto per nuovi fattori di rischio per l'economia, e questi vanno affrontati in base a una strategia che sappia definire finalmente le priorità, perché non possiamo più sentire un ammassarsi di proposte che naturalmente, come bene qualche collega ha detto già anche in questa fase del dibattito, sono davvero poco credibili.

Quindi, come forza d'opposizione, noi diciamo una cosa precisa, e la stiamo dicendo da sempre: nell'interesse del Paese siamo disposti a collaborare, se si esce da questa ottica del libro dei sogni. Siamo a fare cose serie, siamo a governare un Paese. Non siamo contagiati, noi, e vedrete questa differenza, dall'ossessiva pulsione di chi, quando abbiamo avuto noi, invece, la responsabilità di dare risposte, ha sempre voluto criticare pregiudizialmente qualsiasi scelta da noi proposta per tentare di risolvere i complessi problemi sul tavolo. Complessi problemi, appunto, problemi difficilissimi, dopo una crisi epocale e con un Paese in grave sofferenza. Invece, le risposte semplici sono quelle che sono sempre molto meglio accolte dai cittadini, ed è colpevole proporle, perché le risposte semplici non ci sono, non ci possono essere per i problemi complessi.

La gestione della complessità è ciò che serve in questo Paese. Noi non faremo così: scenderemo nel merito, noi scenderemo nel merito con la serietà e la responsabilità che ci contraddistinguono. In questi giorni direi che lo scenario internazionale, anche economico, naturalmente, si è complicato ulteriormente, e noi siamo qui immobili, ancora immobili. Voglio notare che non ci sono ancora neanche le Commissioni; insomma, non riusciamo nemmeno a lavorare in Commissione sulle urgenze del Paese, e quindi siamo in questo ritardo nel definire gli accordi di Governo, la cui responsabilità, ancora una volta, ovviamente, non può che attribuirsi a chi ha ottenuto i maggiori consensi e a chi ha l'onere di governare. Quindi, ancora guerre, guerre fra vincitori per gli equilibri interni fra loro; e, invece, c'è bisogno di fare in fretta, c'è bisogno di fare molto in fretta.

Le ultime indicazioni della BCE, che hanno effetti sui tassi di interesse, le possibili conseguenze di una guerra dei dazi sui mercati internazionali, il blocco - perché di questo si tratta, adesso, perché si è fermato - delle riforme che faticosamente il Governo del centrosinistra aveva avviato in quel contesto di gravissima difficoltà economica e sociale di cui ho parlato. Riforme attese da anni le abbiamo impostate, le abbiamo votate, alcune sono in essere e hanno bisogno dei decreti attuativi. Siamo molto preoccupati anche su questo. Riforme che erano attese da decenni, e siamo, quindi, in una situazione di grande rischio per il nostro Paese. Le riforme bloccate e le risorse che erano accantonate a quello scopo verranno presumibilmente impegnate su misure forse impossibili, le voglio definire così, molto pubblicizzate, naturalmente, propagandate in tutte le piazze che si stanno accingendo ai ballottaggi, anche prima, per le elezioni, e sulle quali attualmente non c'è nessuna nessuna nessuna copertura, e ancora parole precise su questo non le abbiamo. l Governo prende tempo e, in certo modo, si autorimanda a settembre, alla Nota di aggiornamento. Ci sarà, forse, un decreto a luglio? Non si capisce. Forse servono ancora chiarimenti tra le diverse anime della maggioranza o altre legittimazioni dalla rete per non prendersi la responsabilità delle scelte che la politica, invece, responsabilmente deve fare, per poi rendere conto agli elettori. Quindi, questo Governo del cambiamento lo vogliamo vedere, lo vogliamo vedere. Cambiare è un cambiamento purché sia? Temo che ci avviamo a una situazione di questo tipo, magari buttando a mare un'eredità importante e provvedimenti oggettivamente necessari al Paese, dopo anni di immobilismo e continuo rinvio di decisioni. Tanto per dare un segnale di cambiamento, di discontinuità? Questo serve? Tutto a spese dei cittadini. Quindi, rinvio di decisioni: noi eravamo abituati a questo, purtroppo altri Governi di destra ci avevano abituato a questo. Avevamo cambiato il trend e varato un numero davvero impressionante di riforme; alcune, grazie al cielo, già in essere, altre, invece, rischiano di bloccarsi o di essere bloccate per nuove scelte, naturalmente, che verranno fatte.

Però invito alla moderazione in questo senso, invito all'analisi seria del cuore di quelle riforme, in modo tale, come diciamo, io sono toscana, da non buttare via il bambino con l'acqua sporca; insomma, cerchiamo di essere seri e riflessivi.

Ritornando al PNR e alla politica economica del Governo, è su questo, ovvero sui fatti, che, come forza di opposizione, attendiamo di vedere segnali di concretezza. Più volte ho parlato di concretezza e di responsabilità ed è questo che ci aspettiamo da voi: concretezza. Basta con i proclami! Basta con i proclami da parte di tutti!

Io qui non mi ci voglio fermare più di tanto, ma, insomma, spendere troppe parole su questo irrituale contratto di Governo, come è stato detto da qualche altro collega e anche negli altri giorni, è un libro dei sogni. Ha svolto la sua funzione propagandistica. E poi è la stessa definizione, un “contratto”. Io questo lo voglio dire qui in Aula, perché rimanga insomma, un contratto, non è questo che serve fra le forze politiche. E, quindi, noi siamo abituati ad altro: accordi di Governo tra partiti. Questo serve, quando si fa politica, naturalmente rispettando la nostra Costituzione. Ma anche questo ormai sembra qualcosa di obsoleto, sembra qualcosa che, insomma, in qualche modo non va più tanto considerato, sempre in nome del cosiddetto cambiamento.

Però voglio tornare ai fatti. Mille promesse senza coperture del contratto. Devo parlare di questo: il contratto, in cui si riconoscono le forze politiche che sostengono questo Governo. Oggi queste cose devono essere tradotte in priorità concrete e, quindi, compatibili con le indicazioni dell'Europa. Sicuramente su un punto siamo d'accordo: disinnescare le clausole di salvaguardia, aprendo il negoziato con Bruxelles. Quindi, è necessario completare la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sulle imposte indirette, per il triennio 2019-2021, - già parzialmente realizzata, lo ricordo, dall'articolo 1, comma 2, della legge di bilancio 2018 -, da finanziare mediante il ricorso a misure compensative, sul lato delle spese e delle entrate, con particolare riferimento all'azione di contrasto all'evasione ed escludendo qualsiasi forma o modalità di condono.

Do qualche spunto, so assolutamente inascoltato, però è il nostro ruolo, qui, di parlamentari. Bisognerebbe continuare a promuovere in sede europea la necessità di una nuova governance dell'eurozona, anche attraverso una revisione delle regole di bilancio, volta a conferire una maggiore centralità alla crescita economica - noi lo scriviamo nella nostra risoluzione - all'occupazione, all'inclusione sociale - all'inclusione sociale perché noi già abbiamo fatto cose concrete per l'inclusione sociale e, quindi, è uno dei temi importantissimi temi, cui noi crediamo, per nostra storia e cultura vorrei dire -, in un percorso sostenibile di riduzione del debito pubblico, nonché a una reale condivisione dei rischi, sia favorendo il completamento dell'unione bancaria, attraverso un sistema unico di garanzia dei depositi, sia promovendo la realizzazione di una vera unione fiscale.

Quindi, sono le nostre misure, ciò in cui noi crediamo e, quindi, io direi che adesso c'è soltanto da muoversi, da cercare di trovare, nell'interesse degli italiani, le soluzioni praticabili, le possibili scelte che tutti noi insieme potremmo fare. Non credo, non so, anzi sono quasi certa, che questo non succederà, però, ecco, voglio continuamente ancora sperare questo