Relatore
Data: 
Martedì, 14 Ottobre, 2014
Nome: 
Antonio Misiani

Doc. LVII, n. 2-bis

Signor Presidente, la nota di aggiornamento che ci apprestiamo a discutere è prevista dall'articolo 10-bis della legge di contabilità e finanza pubblica n. 196 del 2009 in relazione al calendario di programmazione economica concordato in sede europea. Il calendario del 2014 è iniziato con l'approvazione del DEF, con l'invio il 22 maggio del programma nazionale di riforma e del programma di stabilità agli organi dell'Unione europea, con la Commissione che il 2 giugno ha approvato le raccomandazioni di politica economica e di bilancio che sono state vagliate dal Consiglio europeo del 26 e del 27 giugno e approvate l'8 luglio dal Consiglio Ecofin. Un elemento che va sottolineato è che la presentazione della nota è lievemente slittata rispetto ai termini di legge in relazione alla presentazione della revisione dei conti nazionali secondo il nuovo sistema di contabilità nazionale SEC 2010 che è avvenuta il 22 settembre, portando allo slittamento al 1o ottobre, rispetto al termine di legge del 20 settembre, della presentazione della nota. Peraltro, i dati ISTAT di contabilità nazionale sono ancora provvisori; se emergessero delle modifiche significative il Governo presenterà al Parlamento una relazione ad hoc. 
Alla nota sono allegate le relazioni programmatiche sulle spese di investimento per ciascuna missione di spesa del bilancio dello Stato, l'aggiornamento del programma delle infrastrutture strategiche del DEF, il rapporto sulla realizzazione delle strategie di contrasto all'evasione fiscale previsto dal decreto-legge n. 66 del 2014 e la relazione di cui all'articolo 6 della legge n. 243 del 2012 che è prevista qualora il Governo proceda a scostamenti dall'obiettivo programmatico strutturale di bilancio. Con questa relazione il Governo, sentita la Commissione europea, presenta alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, una specifica richiesta di autorizzazione che sarà oggetto, come lei ricordava, Presidente, di una specifica risoluzione da approvare a maggioranza assoluta degli aventi diritto, dei componenti cioè di questa Assemblea. 
Il Governo considera collegati alla decisione di bilancio 2015-2017 il disegno di legge recante misure in tema di riorganizzazione della pubblica amministrazione, il disegno di legge recante misure in tema di revisione della spesa e per la promozione dell'occupazione e degli investimenti nei settori del cinema e dello spettacolo, il disegno di legge in tema di revisione dell'ordinamento degli enti locali; la risoluzione di maggioranza propone nel dispositivo di collegare alla manovra anche il disegno di legge delega sul lavoro e gli ammortizzatori sociali (Atto Camera 2660). 
Entro il 15 ottobre il Governo è tenuto a trasmettere alla Commissione europea il documento programmatico di bilancio – alla Commissione europea e all'Eurogruppo – che è il quadro finanziario che emerge dalla legge di stabilità che il Governo varerà nella giornata di domani. Per quanto riguarda i numeri del quadro macroeconomico la nota presenta una revisione al ribasso su delle stime sull'andamento dell'economia rispetto alle previsioni del DEF di aprile e per la prima volta la nota presenta due scenari, uno scenario tendenziale dell'economia che incorpora gli effetti delle azioni di politica economica e di riforma messe in atto prima della presentazione della nota e uno scenario programmatico che include l'impatto delle nuove misure che saranno adottate con la legge di stabilità del 2015. Questi due scenari, il tendenziale e il programmatico, per la prima volta sono stati sottoposti alla validazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio che ha provveduto, appunto, alla validazione di entrambi gli scenari macroeconomici nei giorni più recenti. L'Ufficio parlamentare di bilancio poi ha espresso una valutazione per quanto riguarda gli scenari relativi al triennio 2016-2018, con particolare riferimento all'inclusione in questi scenari degli effetti delle riforme strutturali in corso di definizione e agli elementi di rischio che possono influire sulle prospettive di ripresa. Nel dettaglio, la Nota stima una riduzione del PIL nel 2014 dello 0,3 per cento, il DEF prevedeva, invece, un aumento dello 0,8. Le previsioni tendenziali stimano nel 2015 una lieve ripresa, con una crescita dello 0,5 per cento del PIL; negli anni successivi la dinamica del reddito è prevista in rafforzamento, con una progressione dello 0,8 per cento nel 2016, dell'1,1 nel 2017 e dell'1,2 nel 2018. Lo scenario programmatico, che, come ho ricordato, incorpora le misure che verranno presumibilmente assunte con la legge di stabilità 2015, prevede una dinamica del prodotto interno lordo lievemente superiore allo scenario tendenziale: una crescita dello 0,6 per cento anziché dello 0,5 nel 2015 e una crescita superiore di 0,2 punti percentuali nel triennio successivo, con un effetto positivo, naturalmente, della stabilizzazione del bonus IRPEF e degli sgravi IRAP, così come delle riforme strutturali programmate dal Governo, e un impatto negativo della clausola di salvaguardia, prevista a partire dal 2016, per garantire i saldi della manovra pluriennale. Per quanto riguarda l'inflazione, i dati vengono rivisti fortemente al ribasso: lo 0,2 per cento nel 2014, con un aumento molto lieve negli anni successivi. I numeri del mercato del lavoro permangono purtroppo molto deboli: tasso di disoccupazione al 12,6 per cento, che rimane stabile nel 2015 e si riduce solo a partire dal 2016; ulteriore riduzione nell'anno in corso degli occupati, con una stabilizzazione nel 2015 e una lenta risalita negli anni successivi. Il peggioramento del quadro macroeconomico rispetto ai numeri del Documento di economia e finanza di aprile si riflette inevitabilmente sui numeri della finanza pubblica, che dicono, nelle previsioni tendenziali, un indebitamento netto a legislazione vigente nell'anno in corso pari al 3 per cento, al limite di quanto previsto dagli accordi europei e in peggioramento rispetto al 2,6 del Documento di economia e finanza. Questo deriva dal peggioramento dell'avanzo primario, che non è stato controbilanciato pienamente dalla flessione della spesa per interessi e dalla rivalutazione del PIL a seguito dell'adozione della nuova metodologia di contabilità. Questo 3 per cento dovrebbe scendere, a legislazione vigente, al 2,2 per cento nel 2015, all'1,8 nel 2016 fino allo 0,8 nel 2018, in primo luogo per una progressiva flessione della spesa per interessi passivi, legata alla chiusura degli spread sui rendimenti dei titoli di Stato italiani rispetto a quelli tedeschi. 
Le entrate finali e la pressione fiscale registrano, nell'arco temporale della Nota di aggiornamento, una sostanziale invarianza, con una sottolineatura: nei numeri del 2014, il bonus di 80 euro, la riduzione IRPEF, cioè, per i lavoratori dipendenti e assimilati, è contabilizzato come maggiore spesa, come trasferimento alle famiglie anziché come riduzione della pressione fiscale; questo effetto vale uno 0,4 per cento in più di PIL sulle spese e una mancata riduzione di pari importo della pressione fiscale. La spesa primaria prevista nel tendenziale è in progressiva riduzione di circa due punti percentuali dal 2014 al 2018, con un calo di mezzo punto della spesa per interessi passivi. Gli obiettivi programmatici cambiano in misura significativa a questo quadro tendenziale, in particolare con riferimento al 2015. L'indebitamento, che il tendenziale dà al 2,2 per cento, viene portato al 2,9 per cento, con una manovra espansiva di 0,7 punti di PIL, che equivale a 11 e rotti miliardi di euro. È la manovra più espansiva da molti anni a questa parte, segna un radicale cambio di segno, di impostazione della politica economica del Governo ed è una reazione ad una congiuntura economica e sociale che mostra i numeri negativi che ho evidenziato in precedenza. E questo spazio di bilancio, questi 11 miliardi di disavanzo in più verranno utilizzati dalla legge di stabilità per sostenere la domanda interna e migliorare la competitività dell'economia con una serie di misure che andrò a specificare nel prosieguo. 
Nel 2016 è programmata una manovra zero; la correzione dei conti pubblici riprende nel 2017 e nel 2018, con una correzione rispettivamente dello 0,3 e dello 0,5 del PIL sull'avanzo primario. 
Per quanto riguarda il pareggio di bilancio strutturale, noi nel DEF del 2014 lo avevamo posposto dal 2015 al 2016. In considerazione di circostanze economiche che configurano un evento eccezionale, e del potenziale impatto molto negativo della correzione che invece sarebbe necessaria per rispettare l'obiettivo di medio termine, il Governo ha ritenuto di rivedere, rimodulare il percorso di consolidamento e di avvicinamento al pareggio strutturale, spostandolo dal 2016 al 2017. E per far ciò, il Governo intende avvalersi degli spazi di flessibilità previsti sia dalla legislazione nazionale che dai regolamenti europei: spazi di flessibilità che sono previsti in presenza sia di eventi eccezionali, che in associazione all'attuazione di riforme strutturali che migliorino la sostenibilità di lungo periodo delle finanze pubbliche.. Stringiamo molto rapidamente, perché questo comunque è un punto qualificante naturalmente della manovra. Il Governo si avvale di questi spazi per spostare al 2017 il pareggio di bilancio. L'Ufficio parlamentare di bilancio ha riconosciuto – ed è significativo – che ci sono, a loro parere, le circostanze eccezionali che giustificano questa scelta. 
Peggiora anche il rapporto tra debito pubblico e PIL rispetto ai numeri del DEF. Il debito pubblico peggiora come peso sul PIL e si riduce solo dal 2016, ma la struttura e la dinamica del debito sono, a detta del Governo relativamente favorevoli rispetto agli altri Paesi. 
Questi sono i numeri della Nota di aggiornamento, che prefigurano questo tipo di manovra. Parte da una condizione economica peggiorata... Comprendo la Presidenza, e ribadisco il carattere di discontinuità di questa manovra di politica economica.