Discussione
Data: 
Mercoledì, 12 Ottobre, 2016
Nome: 
Maino Marchi

 Doc. LVII, n. 4-bis

Grazie, Presidente. Purtroppo la discussione di questi giorni non è stata incentrata, da parte, in particolare, delle forze di opposizione, sul tema di fondo che ha affrontato il Governo con la Nota di aggiornamento. Il tema è come – in condizioni internazionali peggiorate che hanno determinato un peggioramento della crescita anche in Italia, sia per il 2016 che per il tendenziale 2017 – fare in modo che la crescita possa essere più sostenuta, continuando il percorso di uscita dalla recessione e crescita in aumento progressivo, già verificata dal 2014 ad oggi. Questo era il tema. Il Governo ha dato la sua risposta, il Parlamento è chiamato a discutere soprattutto di questo, la maggioranza lo ha fatto nel dibattito e con le risoluzioni presentate; spiace che le opposizioni abbiano preferito utilizzare questi giorni per sfuggire al tema di fondo e, invece, puntare tutta l'attenzione sulla non validazione da parte dell'Ufficio parlamentare di bilancio delle previsioni di crescita per il 2017 pari all'1 per cento. 
Certo, questo è un fatto importante sul piano istituzionale, non l'abbiamo mai negato, però da una parte dimostra, innanzitutto, l'indipendenza dell'Ufficio parlamentare di bilancio che abbiamo eletto; c’è stato un approfondimento opportuno; dall'altra parte la legge non ha posto – ho sentito parlare di arroganza – questo organo tecnico al di sopra degli organi istituzionali; la legge dice che il Governo può conformarsi al parere o confermare le sue previsioni.
E il Governo ha confermato e dato le motivazioni che doveva dare al riguardo. Si è detto che si è ironizzato sui decimali; no, si è drammatizzato sui decimali, da parte dell'opposizione. Mentre non ci sono valutazioni fortemente discordanti, perché il 2016 è stato validato, il tendenziale 2017 anche, sul programmatico 2017, ci si discosta da 0,7 o 0,8 a 1, cioè una dimensione minima, se teniamo conto che, qualche giorno fa, l'ISTAT, due anni dopo la fine del 2014, nella revisione dei dati a consuntivo, ci ha detto che con quattro decimali cambiati il 2014 non è stato l'ultimo anno della recessione, ma il primo della ripresa. Cioè c’è una relatività dei dati, soprattutto delle stime, che va considerata. Tra l'altro, credo anche che si debba rimarcare che veniamo da un 2015 dove tutte le previsioni che aveva fatto il Governo si sono verificate e questo è un dato anomalo, perché in genere non è successo così in passato. 
Tuttavia, detto questo, nella risoluzione di maggioranza teniamo conto di questa questione e invitiamo il Governo a valutare l'opportunità di innalzare, già nel Documento programmatico di bilancio da inviare alle autorità europee, l'obiettivo di indebitamento netto per il 2017 fino a un massimo dello 0,4 per cento del PIL, al fine di approntare strumenti anche eccezionali per mettere in sicurezza il territorio, il patrimonio abitativo, le infrastrutture scolastiche, nonché affrontare il fenomeno migratorio, ferma restando una valutazione prudenziale della crescita del PIL. 
Precisati questi aspetti, credo sia necessario, invece, venire al tema di fondo: che fare di fronte al quadro mutato ? Credo ci siano tre scelte possibili: una è quella di confermare il percorso precedente, sapendo, però, che con una crescita troppo bassa ne va della competitività del Paese e anche dell'Europa, della condizione di vita delle parti più deboli del Paese e anche della tenuta, alla fine, del rendiconto dei conti pubblici. Non ho capito – lo devo dire francamente – se questa è la via proposta dal centrodestra, non l'ho capito perché, al di là delle critiche al Governo, sul piano delle proposte mi pare che nel centrodestra siamo di fronte sostanzialmente alla produzione di nulla a mezzo di fumo. Una seconda via è quella di ritenere che la regola sul debito non vada più tenuta in considerazione e, quindi, si debbano approntare manovre che aumentino il rapporto deficit-PIL rispetto al 2016 fino al 3 per cento, posizione del MoVimento 5 Stelle, o anche oltre, posizione di SEL. Ora, al di là del rapporto con la Commissione europea, c’è un dato oggettivo: un Paese con un debito alto o fa politiche credibili sul percorso di controllo dei conti pubblici o il costo glielo presentano i mercati con effetti sugli interessi, sul debito pubblico; che, invece, noi siamo riusciti a ridurre di diversi miliardi, con l'azione del Governo che ha fatto tesoro, a sua volta, delle politiche della BCE. Senza contare gli effetti sul sistema bancario che scelte di questo genere potrebbero avere nel rapporto con i titoli pubblici. 
Dopodiché, c’è un'altra strada, l'unica percorribile, a nostro avviso, continuare il processo di riduzione del deficit, ma con più gradualità, tenendo conto delle circostanze eccezionali che ho già richiamato: il terremoto, la sicurezza del territorio, i migranti. Sui migranti mi permetto di dire che non è certo la Lega che può darci lezioni etiche. Questa è la linea del Governo, che il Governo ci propone e che condividiamo, perché è l'unica che lascia spazio sia per il sostegno alla crescita sia per le politiche sociali che per continuare a ridurre la disoccupazione, perché questo è un dato che è stato confermato anche dagli ultimi dati dell'ISTAT. Fino a ieri si sentiva dire che la legge Fornero aveva creato problemi all'occupazione, oggi ho sentito dire che invece ha fatto aumentare i posti di lavoro stabili degli over 50; io credo che vi siano degli effetti innegabili prodotti dal Jobs Act, e che però bisogna continuare il lavoro, perché non ci accontentiamo di certo del dato che fin qui abbiamo raggiunto. 
Quindi la politica del Governo e della maggioranza vanno in questa direzione. A partire dalle politiche fiscali: ho sentito dire che il Governo prevede l'aumento della pressione fiscale. Ricordo che un conto è il tendenziale, altro conto è il programmatico: nel tendenziale c’è la legislazione vigente, quindi l'aumento dell'IVA di 15 miliardi, dello 0,9 per cento del PIL. Se, come propone il Governo, non si effettua l'aumento dell'IVA, si conferma la riduzione dell'IRES e si sviluppano politiche fiscali per favorire gli investimenti privati, con il super-ammortamento, in particolare per «industria 4.0», la legge Sabatini, il Fondo centrale di garanzia o per le detrazioni fiscali per il recupero edilizio ed energetico anche nei condomini, o anche la detassazione dei premi di produttività, è evidente che la pressione fiscale si riduce, che le tasse si riducono ! Ovviamente se si sviluppa un'azione di recupero dell'evasione fiscale, questo può produrre un temporaneo aumento della pressione fiscale; ma poi, quando si tratta di un recupero strutturale, apre spazi per un'ulteriore riduzione di imposte e contributi, come quelli su lavoro e impresa che prevediamo nell'orizzonte 2017-2019. 
Non bastano certo le politiche fiscali: occorre puntare sugli investimenti privati e pubblici, già in ripresa dal 2015. In vari campi: l'edilizia scolastica e ospedaliera, la riqualificazione urbana, il contrasto al dissesto idrogeologico, la sicurezza sismica, l'innovazione e la ricerca, in primo luogo nel Mezzogiorno, attraverso gli enti locali; confermando le scelte del 2016 per il Fondo pluriennale vincolato, e avendo superato il patto di stabilità interno, questione che abbiamo avuto sul tavolo per tanti anni, con una programmazione seria degli investimenti pubblici, cosa che si sta facendo. E per la crescita servono anche le politiche sociali: sono politiche che servono per combattere una grande questione morale di questi tempi, che produce anche problemi per l'economia, l'aumento delle disuguaglianze. Mi riferisco alle politiche per l'istruzione: dopo il forte investimento sulla scuola, un'attenzione particolare va posta al diritto allo studio universitario; le politiche per il lavoro e quelle per la parità di genere; le politiche di contrasto alla povertà ed a favore delle famiglie in difficoltà economica, con risorse aggiuntive rispetto a quelle già stanziate. Il finanziamento adeguato del Sistema sanitario nazionale per assicurare l'erogazione dei nuovi LEA, l'accesso alle cure, il finanziamento dei trattamenti innovativi: e non c’è alcuna riduzione di questo Fondo ! E poi la grande questione della previdenza: ci eravamo impegnati ad affrontarla nel 2016, per metterla nella legge di bilancio 2017. Con il confronto con le organizzazioni sindacali si stanno affrontando questioni fondamentali: innalzamento della no tax area per i redditi da pensione, il cumulo gratuito dei periodi contributivi, le forme di sostegno all'uscita flessibile dal mercato del lavoro; nessun mutuo per andare in pensione, il rapporto è sempre solo con l'INPS. L'aumento dei trattamenti pensionistici di importo basso, le misure in favore dei lavoratori precoci ed usuranti, la flessibilità della previdenza complementare. 
Ci vuole molta forza per fare queste cose nel contesto internazionale dato.
Mi sarei aspettato che si discutesse di questo, e invece non lo si è fatto ! 
Un'ultima annotazione, Presidente: il relatore di minoranza Melilla ha citato Stiglitz sulle disuguaglianze. Lo invito a riflettere che le nuove regole dell'economia che Stiglitz propone riguardano aspetti che quando sono riferiti alle politiche nazionali in Italia, le stiamo già in gran parte facendo; quando sono relativi a politiche che riguardano un ambito più ampio, l'Italia è in prima fila. Lo è ad esempio per arrivare in Europa alla tassa sulle transazioni finanziarie, lo è per politiche economiche europee orientate alla crescita e al lavoro. Per questo sosteniamo l'azione del Governo in vista della legge di bilancio, con le due risoluzioni che saranno fra poco al voto dell'Aula e che avranno il nostro voto favorevole.