Data: 
Giovedì, 30 Ottobre, 2014
Nome: 
Maino Marchi

 

Doc. LVII, n.2-ter

 

Signor Presidente, torniamo in Aula sul DEF e dopo la Nota di aggiornamento esaminiamo la relazione di variazione alla stessa, una variazione che discende dalle proposte del Governo a seguito delle osservazioni della Commissione europea sui documenti di bilancio. 
Di fronte a questo passaggio, si possono avere diverse valutazioni politiche. C’è chi ha parlato, durante l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, anche oggi, di resa del Governo italiano di fronte ai diktat della Commissione europea e, quindi, di una rinuncia all'impostazione espansiva rispetto al quadro tendenziale, agli obiettivi programmatici precedenti che erano contenuti nella Nota di aggiornamento del DEF. Qui oggi si è detto che il Ministro dell'economia e delle finanze dovrebbe dimettersi, da parte della Lega Nord. Io penso che si possa invece parlare di un significativo risultato positivo del Governo, di un contributo vero all'avvio del cambiamento delle politiche europee. Lo stesso Presidente della Repubblica ci ha ricordato nei giorni scorsi che, nei documenti dell'ultimo Consiglio europeo, non è più presente la parola «austerità». Certo, l'esigenza di una svolta nelle politiche europee è un'esigenza forte che avrebbe bisogno di decisioni rilevanti in tempi brevi. Difficile, però, ottenerlo in una fase che vede concludere il lavoro della Commissione europea in carica mentre sta per insediarsi la nuova a seguito delle elezioni europee. Eppure, ciò che abbiamo ottenuto non è poco, considerata la rilevanza di quanto abbiamo proposto. L'Italia ha proposto due cose. Primo, di spostare avanti di un anno il raggiungimento del pareggio strutturale di bilancio, dal 2016 al 2017, dopo che in primavera avevamo già deciso di spostarlo dal 2015 al 2016. Non è poco in un solo anno spostare avanti di due anni questo obiettivo. Certo, l'impegno assunto dal Governo Berlusconi era al limite della mission impossible, ma era un impegno assunto e, quindi, non facile da modificare. In secondo luogo, l'Italia ha proposto di modificare di 0,7 punti rispetto al tendenziale il livello di indebitamento, passando dal 2,2 al 2,9 per cento, vicino al limite del 3 per cento. Va anche considerato che, prima della presa d'atto di un contesto economico peggiore delle precedenti previsioni, l'obiettivo era 1,8 per cento, cioè 1,1 punti in meno. 
Possono essere considerate modifiche di semplice buonsenso in un contesto economico europeo che ha visto elementi di negatività, di recessione e deflazione, quantomeno di riduzione della produzione industriale e del PIL in tutta Europa. Ma sappiamo bene che non è così; non ci aiutavano alcuni elementi tecnici, su cui non voglio soffermarmi, ma che ricordo come quelli relativi alle modalità con cui viene calcolato l’output gap. Non ci aiuta soprattutto la rigidità su rigore e austerità che ancora è presente nella cultura politica ed economica della Commissione europea uscente e in diversi Paesi europei. E, allora, aver ottenuto un consenso sullo spostamento in avanti del pareggio strutturale di bilancio e la forte correzione in senso espansivo della manovra rispetto ai tendenziali, pur in misura minore, non di uno 0,7 per cento, ma di uno 0,4 per cento, penso sia un primo significativo risultato di una politica che persegue il massimo di flessibilità nelle regole esistenti, lavorando anche per cambiare, prima nei fatti e poi formalmente, quelle regole. C’è un effetto espansivo minore, ma non viene alterato l'impianto complessivo. Questo anche per le scelte che il Governo propone su come reperire i 4 miliardi e mezzo di euro necessari per portare l'indebitamento netto nominale al 2,6 per cento. 3 miliardi 300 milioni di euro si recuperano, utilizzando le risorse stanziate nel disegno di legge di stabilità sul Fondo per la riduzione della pressione fiscale, che non erano state destinate. In quel fondo, non vi erano le risorse per la riduzione delle tasse sul lavoro alle imprese, relative a bonus fiscale di 80 euro, a eliminazione del costo del lavoro stabile a tempo indeterminato dalla base imponibile dell'IRAP e alle riduzioni fiscali per le nuove assunzioni a tempo indeterminato. Quindi, la politica di riduzione delle tasse su lavoro e imprese è confermata ed è una politica fondamentale per lo sviluppo, una politica sempre proposta dal Partito Democratico e che ora siamo in grado di concretizzare anche grazie al lavoro avviato dal Governo Letta. 730 milioni di euro si recuperano tramite l'ulteriore estensione del meccanismo dell'inversione contabile per l'IVA, quindi rafforzando la scelta più forte del disegno di legge di stabilità per la lotta all'evasione fiscale.Una proposta, lo ricordo, molto sostenuta dall'ex Ministro Visco che di lotta all'evasione fiscale se ne intende e ha sempre ottenuto ottimi risultati. Certamente invece elemento di preoccupazione è la riduzione di 500 milioni per il cofinanziamento dei Fondi strutturali europei che riducevano gli obiettivi di spesa delle regioni ai fini del Patto di stabilità interno. Sarà materia su cui discutere nel corso dell'esame del disegno di legge di stabilità e che vede comunque già un forte impegno del Governo a spendere bene e presto i fondi di coesione. 
Quindi, l'impostazione del disegno di legge di stabilità è sostanzialmente confermata anche per il sostegno della domanda. Lo dico con riferimento alle critiche dell'onorevole Marcon: quale miglior sostegno della domanda che consolidare l'aumento di 80 euro dei redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti. E sulla spending review ricordo all'onorevole Palese che nel disegno di legge di stabilità vi sono molte...E sulla spending review ricordo all'onorevole Palese che, nel disegno di legge di stabilità, vi sono molte misure relative ai singoli ministeri che sono un passo consistente per una vera revisione strutturale della spesa. Concludo con una valutazione sul tipo di voto su questa relazione. Condividiamo che sia un voto a maggioranza semplice per due motivazioni: la prima è per la ratio della legge n. 243 del 2012. La maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera è richiesta per decisioni che portino a discostarsi dall'obiettivo programmatico. Quel voto l'abbiamo già fatto: oggi è in discussione un intervento che riduce quella scelta e migliora i saldi. Quindi, sarebbe assurdo chiedere una maggioranza qualificata. Ancor di più per il secondo motivo: nella relazione già votata il Governo chiedeva l'autorizzazione a incrementare l'indebitamento fino ad un importo massimo di 11 miliardi e mezzo. Quindi, il Governo è stato autorizzato per una manovra non di 11 miliardi e mezzo ma fino ad 11 miliardi e mezzo: 7 miliardi (11 miliardi e mezzo meno 4 mezzo) sono pienamente dentro quell'importo massimo già autorizzato. Per l'insieme di queste ragioni, il gruppo del Partito Democratico, ragionando ognuno di noi con la propria testa, onorevole D'Incà, voterà a favore della risoluzione che approva la relazione del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).