Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 4 Dicembre, 2014
Nome: 
Vinicio Peluffo

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Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, i punti sollevati dalla mozione Caparini, che è stata la prima ad essere depositata, riguardano, in realtà, l'applicazione del canone in riferimento ai meccanismi per l'ottenimento dell'esenzione dal pagamento del canone RAI, come previsto dalla legge finanziaria del 2008, e le procedure da seguire per la disdetta del canone. 
Poi, nel corso della discussione sulle linee generali e delle dichiarazioni di voti, l'onorevole Caparini ha svolto considerazioni più complessive sul canone, sulla concessione, sulla RAI, dando conto del punto di vista della Lega, come lui stesso ha detto, tante volte riferito in quest'Aula. 
Io parto dai punti sull'applicazione del canone con alcune precisazioni. La prima è di carattere generale. Sarà anche la tassa più odiata dagli italiani, come è stato più volte ripetuto; sarà anche il canone istituito e regolamentato dal regio decreto del 1938, quello che prevede che la detenzione dell'apparecchio comporta l'obbligo del pagamento, ma, come ha ribadito la Corte costituzionale, permangono tutti i presupposti giuridici e di fatto per la legittimità del canone. Ed è anche utile ricordare che il canone è collegato in maniera intrinseca allo svolgimento di un servizio pubblico, regolamentato da una concessione tra Stato e RAI. 
La seconda precisazione, come ha ricordato anche in discussione sulle linee generali l'onorevole Anzaldi, è che esiste già una circolare dell'Agenzia delle entrate del 2010 in merito all'esercizio del diritto di esenzione e sulla possibilità della procedura del suggellamento dell'apparecchio, ossia della disdetta. È giusto dirci che si lamentano con provate difficoltà burocratiche e procedurali. Per questo chiediamo al Governo, con la nostra mozione – ringrazio per il parere favorevole –, di adottare, a seguito di un confronto con la società concessionaria e con le organizzazioni di rappresentanza degli utenti, tutti i necessari provvedimenti volti a rivedere e a semplificare le modalità di esercizio del diritto all'esenzione nonché le modalità di disdetta. 
Quindi, con questa mozione facciamo un passo in avanti, come auspicato dalle mozioni. Ma queste mozioni sono state anche l'occasione – ed è stato l'auspicio di tutti gli interventi – per una discussione più generale, a cui non mi sottraggo, anzi la ritengo molto utile ed opportuna. 
Innanzitutto, vi è la necessità di una profonda riforma del canone, di cui ha parlato lo stesso sottosegretario De Micheli in discussione sulle linee generali, indicando gli obiettivi di questa riforma. Il primo obiettivo è l'eliminazione dell'evasione, quel 27 per cento di evasione del canone che è record europeo a fronte di un canone che è il più basso in Europa. Il secondo obiettivo è l'introduzione di meccanismi di maggiore equità: pagare tutti per pagare meno, aumentando le fasce di esenzione, rimodulando anche per fasce di reddito, come auspicato dal sottosegretario Giacomelli. Poi vi è l'obiettivo di garantire certezze di risorse alla RAI e prevedere un contributo alle tv locali, che esercitano di fatto un ruolo di servizio e di informazione a livello locale, come da impegno preso dal Viceministro Morando in Commissione bilancio nella discussione sulla legge di stabilità. 
Noi diamo pieno sostegno agli obiettivi del Governo e attendiamo che questi vengano presentati con una proposta definita in tempi rapidi.
Ma la riforma del canone non può essere slegata da una riforma complessiva del sistema radiotelevisivo che abbia consapevolezza del processo di convergenza di telecomunicazioni, informatica e media, che abbia uno sguardo sui processi di aggregazione a livello internazionale ed europeo, che non abbia timore di guardare al complesso di implicazioni della transizione alla rete e ai nuovi soggetti dominanti per provare a rispondere ad una domanda: quale tipo di servizio pubblico ha bisogno il nostro Paese nell'epoca della rivoluzione digitale. 
Nell'intreccio di queste questioni è l'ambito della riflessione sulla RAI, sulla sua missione. Ed è, Presidente, materia così delicata che merita una discussione ordinata, tenendo conto dei materiali offerti dal lavoro svolto in Commissione di vigilanza RAI, dal lavoro svolto dalla Commissione trasporti qui alla Camera, a partire dall'indagine conoscitiva sul sistema radiotelevisivo e tenendo conto del calendario di scadenze che abbiamo di fronte: ad aprile 2015 scade l'attuale consiglio di amministrazione; a primavera 2016 scade la concessione ventennale Stato-RAI. La prima delle due scadenze deve spingerci a vivere come un'urgenza la necessità di riforma della governance, ovvero dei meccanismi di nomina dei vertici aziendali, perché siano finalmente liberi dai partiti. 
Su questo c’è un impegno del Governo assunto in quest'Aula parlamentare dal Presidente del Consiglio nel discorso sulle riforme. Ma il Parlamento tutto, onorevole Liuzzi, dovrebbe sentire la necessità di far sentire la propria voce e procedere in tempi rapidi con proposte di riforma di iniziativa parlamentare. Su questo il Partito Democratico è intenzionato a far sentire la propria voce, con l'obiettivo di avere meccanismi di nomina nuovi dell'azienda, meccanismi di funzionamento che avvicinino la RAI al codice civile e che le diano libertà, indipendenza e autorevolezza, per partecipare da protagonista al cammino di avvicinamento al rinnovo della concessione. 
Uso questa espressione, «rinnovo della concessione», perché siamo convinti che alla scadenza dell'attuale concessione ventennale non si debba procedere ad una gara per individuare quale soggetto possa svolgere il servizio pubblico. Siamo convinti che non si debba discutere se rinnovare la concessione alla RAI, ma che si debba discutere di quali debbano essere i contenuti, gli obiettivi, gli obblighi della nuova concessione alla RAI. E pensiamo che ci si debba avvicinare a questa scadenza con un percorso di coinvolgimento dell'azienda, delle istituzioni, degli stakeholder, degli utenti, dell'opinione pubblica, con un percorso di consultazione aperto sul modello del Royal Charter Act in Inghilterra. Un lavoro, quindi, di un anno, che abbia come obiettivo una radicale ridefinizione della concessione, non più ventennale ma decennale, che consenta anche una modifica profonda della legge Gasparri. Presidente, sono andato un po’ oltre, ma dopo aver dato conto della posizione del PD sulle due questioni specifiche che riguardano il canone ho tracciato alcuni riferimenti della discussione complessiva sulla RAI, che vogliamo affrontare, come Partito Democratico, e che crediamo questo Parlamento sarà chiamato a fare in tempi rapidi.