Data: 
Martedì, 7 Ottobre, 2014
Nome: 
Stefania Covello

 

Signor Presidente, grazie onorevole sottosegretario, il Presidente della Bundesbank, a margine del vertice BCE che si è svolto a Napoli lo scorso weekend, affermava: «In Germania est, dopo la riunificazione, sono piovuti in massa investimenti; si è fatto un gran lavoro e ad Est sono arrivati imprenditori da ogni parte dell'Ovest. Penso che la difficoltà dell'Italia e del sud in particolare dipenda proprio dalla mancanza di investimenti che non sono arrivati per tutta una serie di fattori: dalla lentezza della giustizia alla criminalità. Insomma, non si è fatto molto per renderlo appetibile agli investimenti». Quante volte, signor sottosegretario, abbiamo ascoltato questo tipo di dichiarazioni. Credo sia giunto il momento di togliere ogni alibi in tema di Mezzogiorno e in tema di fondi europei. Rispetto al picco pre-crisi la caduta degli investimenti al sud nel 2014 è stimata intorno al 35 per cento e questo dato esprime adeguatamente la perdita di potenziale produttivo in un'area che già ne è strutturalmente carente. È sufficiente, quindi, analizzare il dato negli ultimi dieci anni. 
  Questo dato risente soprattutto del ridimensionamento degli investimenti da parte dei soggetti pubblici e questo è dovuto sia alle improcrastinabili esigenze di finanza pubblica, sia alle note difficoltà di spesa con riferimento proprio ai fondi strutturali palesate da diverse regioni. 
  Abbiamo ascoltato la sua relazione con grande attenzione e con dettaglio e puntualità che è naturalmente coerente rispetto al suo modo di lavorare. Al termine della stessa, a questo punto, riscontriamo che il sentimento che nutriamo è duplice: da una parte, la preoccupazione per il ritardo accumulato nel corso degli anni e naturalmente che, come le ere geologiche, palesa la stratificazione di gap che ci appartengono come Paese e, dall'altra, l'orgoglio che ce la possiamo fare ad invertire la rotta e a cogliere quest'ultima opportunità che ci è data, in particolare per il Mezzogiorno. 
  L'Italia deve utilizzare per investimenti pubblici in conto capitale nel Mezzogiorno ancora 15 miliardi di fondi strutturali e lo deve fare entro il 2015, altrimenti andranno persi. Queste sono risorse che andranno a sommarsi a quelle dell'Accordo 2014-2020. Sappiamo, infatti, che la quota per investimenti raggiungeva i 60 miliardi, ma proprio in considerazione delle difficoltà a spenderli tutti l'Italia ha ottenuto, come bene appunto diceva lei, dalla Commissione europea di ridurre la quota di finanziamento nazionale dal 50 al 25 per i progetti di investimento in alcune regioni stornando di fatto 12 miliardi. 
  È un'operazione molto delicata, perché se il sud riesce a spendere tutto ciò che ha, non avrà problemi ad utilizzare sul suo territorio anche le quote che potrebbe non avere in termini di cofinanziamento. E se, da un lato, può sembrare una penalizzazione per una sorta di ammissione di colpa, di incapacità, naturalmente, dall'altra parte, può essere un'occasione – come bene ha detto lei poc'anzi – per una maggiore responsabilizzazione di tutti quei soggetti istituzionali e sociali di quelle regioni a fare di più e a fare meglio rispetto al quadro presente. Anche perché dobbiamo parlare il linguaggio della verità e dire che invocare la quota di cofinanziamento al 50 per cento per tutti espone davvero tutte le regioni del sud a un grave rischio di disimpegno. 
  Qualora fosse possibile spendere completamente il volume di risorse teoricamente disponibili con riferimento ai fondi strutturali per i prossimi due anni l'impatto macroeconomico sarebbe molto significativo sul PIL meridionale, con un incremento di oltre un punto percentuale. 
  Del resto, il sottosegretario ha rassicurato il Parlamento – come già è avvenuto nel corso dell'audizione nella XIV Commissione, apprezzato da tutti i membri della Commissione – che queste risorse non saranno dirottate presso altro o altri, ma rimarranno a disposizione di investimenti per le zone più depresse del Paese, pur se con una tempistica meno stringente. Nessuno può accettare un taglio senza prospettiva e la creazione di questo fondo parallelo è una strada da verificare. 
  Io mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Avrei voluto dire altro. Sicuramente un contributo molto importante al superamento del passato deve arrivare dall'Agenzia per la coesione, un controllo forte sulla responsabilizzazione delle regioni e delle istituzioni, una formazione forte della burocrazia. 
  Allora, concludendo, sappiamo tutti gli obiettivi per tema che lei si è prefissato, signor sottosegretario, non voglio rielencarli in maniera disciplinata tutti, scolasticamente, li conosciamo. 
  Proprio perché devo arrivare alla conclusione, vorrei dire solo questo: sappiamo bene le fragilità, conosciamo l'efficienza amministrativa di alcune regioni, dobbiamo assolutamente far diventare efficienti anche quelle amministrazioni regionali che non lo sono state fino ad ora, prima fra tutte – mi perdoni – la Calabria. 
  Lei è un uomo del nord e sappiamo – lo dico da meridionale, sottosegretario Delrio – che il sud ha vissuto le sue stagioni migliori quando ci sono stati uomini del nord, che avevano una dimensione nazionale e che curavano gli interessi in termini di sviluppo. Ne cito uno fra tutti: Ezio Vanoni. 
  Noi incalzeremo il Governo ma sappiamo che il Governo non ha bisogno di essere incalzato perché già si auto-pungola su quello che può essere il bisogno di rendicontarci mensilmente tutto ciò che noi potremo fare. Sappiamo che i fondi europei non devono essere un problema, ma devono essere una grande opportunità per il Mezzogiorno, per tutto il Paese, per tutta l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).