Data: 
Mercoledì, 1 Ottobre, 2014
Nome: 
Silvia Fregolent

Signora Presidente, abbiamo apprezzato la dettagliata e puntuale informativa che la Ministra Guidi ci ha esposto, a conferma di una vicenda complessa.
  Non è questo il momento per rammentare la difficoltà che ha avuto l'Europa, dopo la caduta del muro di Berlino, di definire ad est i suoi confini. I drammatici eventi che hanno interessato l'Ucraina in questi mesi possono, dunque, essere visti come l'ennesima manifestazione di un rapporto antico e complesso: da un lato le istanze occidentali, oggi incarnate nell'Unione europea, con l'intento di civilizzazione dell'area secondo parametri efficacemente riassunti nell'idea di good governance; dall'altro la prospettiva di un assetto alternativo, centrato sulla Russia e sulla aspirazioni di questa a fungere da snodo principale nei rapporti fra Asia continentale ed Europa.
  La scelta di Kiev, ribadita nei giorni scorsi dal Presidente ucraino, di chiedere ufficialmente l'adesione all'Unione europea nel 2020 conferma che siamo ad un passaggio cruciale della storia di questa parte di mondo, che va oltre il contenzioso attualmente in essere. A forza di lamentarci del rigore imposto dall'Europa da questa parte del Continente abbiamo forse dimenticato cosa questa vuol dire per i Paesi che ambiscono a vedere riconosciuti quei diritti quali libertà e democrazia, che a noi forse appaiono troppo scontati per potere essere veramente apprezzati.
  L'adozione delle sanzioni ai danni della Russia è un'iniziativa alla quale l'Italia ha preso parte insieme all'Unione europea, nel tentativo di favorire in un contesto complicato una soluzione politica, e non militare, alla crisi ucraina.
  Lei ha ben fotografato come la situazione attuale delle sanzioni sia in fase di evoluzione e debba essere monitorata costantemente. Tuttavia non può che destare una forte preoccupazione. In un periodo di crescita fragile, come quella che sta attraversando la nostra economia, gli ulteriori ridimensionamenti dovuti agli embarghi imposti dall'Unione europea, dagli Stati Uniti e dai Paesi occidentali, da un lato, e subiti come ritorsione da parte della Russia rischiano di costare caro al nostro Paese, già così provato dalla crisi economica.
  L'Italia, accanto alla Germania, è il partner europeo più importante per la Russia. Come lei ha ben detto, oggi non si può ancora prevedere con assoluta precisione quanto le sanzioni costeranno al sistema Paese. Occorre, infatti, rammentare come molte aziende hanno visto e gestito la Russia come un mercato dalle prospettive di lungo periodo e lì hanno investito.
  Da uno studio effettuato da Sace, il gruppo italiano che assicura crediti all’export, emerge, a seconda del verificarsi di due scenari, ossia che si possa allentare la tensione in Ucraina o che invece essa sfoci in un conflitto prolungato, che le nostre esportazioni verso la Russia potrebbero perdere da 0,9 a 2,4 miliardi di euro.
  La notizia dell'attivazione da parte della Commissione europea di un pacchetto di aiuti di 125 milioni di euro per il settore agricolo, per il ritiro o per la mancata raccolta di frutta e di verdura, come ulteriore pacchetto di aiuti che lei prima ha annunciato, che sono pronti ad entrare in vigore nelle prossime ore per i settori più colpiti, non possono essere che accolti positivamente.
  Tuttavia ci sono settori che potrebbero essere ulteriormente colpiti e che devono essere sostenuti, a cominciare dall'abbigliamento, dalla moda, dal tessile, dalle calzature, dalla pelletteria, dai prodotti artigianali di alta qualità che hanno reso famoso il mady in Italy nel mondo. Ma anche il settore turistico, come abbiamo già potuto rilevare quest'estate, potrebbe riverberare conseguenze negative. A tali settori si aggiungono i divieti riguardanti il settore della difesa, nonché la sospensione dei finanziamenti della Banca europea per gli investimenti e della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo a nuovi progetti in Russia e l'interruzione di specifici programmi regionali dell'Unione europea.
  La conseguenza dell’embargo sta avendo effetti negativi anche per l'economia russa, come lei ha richiamato. Ricordiamo che questo Paese importa ben il 40 per cento del suo fabbisogno alimentare annuo proprio dagli Stati Uniti e dall'Unione europea. La perdita per Mosca potrebbe, pertanto, assumere dimensioni ancora più importanti rispetto a quelle subite dai prodotti italiani, europei e statunitensi. Lo dimostrano l'inflazione intorno all'8 per cento, il calo dei redditi reali, in essere già da tempo, il rublo sempre più debole, oltre ad una perdita netta, denunciata dagli stessi uomini del Governo russo, degli investimenti stranieri.Infine, non si può non citare come, tra i beni di maggiore rilevanza strategica, sia per l'Italia che per l'Europa, ci siano quelli relativi al settore energetico, in particolare del gas. Nessuno di noi può rinunciarvi, neanche la Russia, che avrebbe grandissime difficoltà ad interrompere le forniture.Concludo, signora Presidente. La notizia data ieri dal Ministro Galletti che non ci sarebbero conseguenze per l'energia dalle sanzioni ucraine, grazie alla differenziazione di partner energetici e allo sviluppo delle energie rinnovabili che da sole garantiscono il 30 per cento dell'energia che consumiamo, parzialmente ci rassicura.
Nel concludere l'intervento, ringraziandola ancora una volta per la puntuale informativa, esprimiamo il nostro auspicio affinché l'Italia, per il ruolo che in questo periodo è chiamata a svolgere, e l'Europa intera possano essere attori verso un ritrovato un dialogo tra Russia e Ucraina, sapendo in primo luogo che non vi è realismo economico senza rispetto dei diritti umani, dell'integrità dei confini, della pace e del rifiuto di ogni forma di violenza.