Data: 
Martedì, 11 Novembre, 2014
Nome: 
Enrico Borghi

Signor Presidente, come gruppo del Partito Democratico noi esprimiamo un ringraziamento al Governo e al Ministro Lupi per l'informativa e per i contenuti della medesima informativa che, peraltro, si è inserita all'interno di un ragionamento più complessivo, così come doveva essere, che tiene conto di due aspetti che in questa sede sono stati chiariti. Il primo nel merito della questione, ribadendo alcuni temi di cui, peraltro, si sarebbero dovuti accorgere anche coloro i quali hanno innescato una polemica nei giorni scorsi e, cioè, che, essendo venuto meno il rapporto concessorio, peraltro fin dal febbraio 2013, ed essendo stata messa in liquidazione la società preposta per la realizzazione dell'intervento, questo non è un tema oggi all'ordine del giorno e non possono passare alcuni fatui giochi di polemiche quotidiane per volerlo riportare nell'agone, forse più per amore e spirito di polemica che non per discussione di merito. Quindi, questo è un tema evidentemente che è stato chiarito e che riprende, anche nelle osservazioni che sono state fatte, alcune considerazioni che il nostro partito su queste tematiche aveva già fatto in passato. Potremmo sintetizzarle con una battuta: prima del ponte, strade, autostrade e ferrovie, cioè l'esigenza che si innervi, si strutturi e si completi la dotazione infrastrutturale complessiva del nostro Paese, con particolare riferimento alle regioni del Mezzogiorno che scontano un gapinfrastrutturale rispetto al resto del Paese, per poi affrontare adeguatamente e secondo i crismi del buon padre di famiglia il completamento di una dotazione infrastrutturale che non può, però, che partire dalla necessità di affrontare le questioni connesse con la mobilità quotidiana e con le esigenze più particolari di quelle realtà del Mezzogiorno. 
In questo ci sono almeno tre aspetti, signor Ministro, che questa vicenda ci consegna. Il primo è l'esigenza di rivedere complessivamente il meccanismo del project financing che stava anche alla base della realizzazione di questo intervento. Ricordo che le stime 2011 per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina parlavano di un costo di 6 miliardi e 100 milioni di euro, di cui il 60 per cento si sarebbe dovuto reperire sui mercati nazionali ed internazionali attraverso appunto la logica del recupero di capitali da investimento, i quali partono ovviamente da un presupposto strutturale e, cioè, il mantenimento dei flussi di traffico a livello costante, se non incrementali. Questo è uno dei temi che oggi noi abbiamo il dovere di analizzare perché è una delle variabili che è cambiata rispetto al momento nel quale il Paese ha programmato la legislazione sul project financing. In altre parole, non solo il traffico veicolare non è più in aumento, ma a causa, da un lato, della contrazione derivante dalla crisi economica e, dall'altro lato, anche di un innesco di una mobilità diversa, soprattutto in connessione – pensiamo alla realizzazione delle infrastrutture sull'alta velocità ferroviaria –, vi è uno spostamento corretto dalla gomma al ferro del trasporto di merci e di persone che, quindi, modifica strutturalmente anche i presupposti sulla base dei quali è possibile accedere a un meccanismo di project financing.  Lo diciamo perché nei giorni scorsi noi abbiamo voluto chiarire questo aspetto in Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici, con uno specifico ordine del giorno che riguarda un'altra importante infrastruttura del nostro Paesi, quale la Brebemi, nel quale noi abbiamo voluto sottolineare che, in ogni caso, eventuali costi derivanti dal mancato raggiungimento dei livelli di conseguimento della copertura degli oneri finanziari non devono essere scaricati sulla, come dire, complessità e sul totale della finanza pubblica. In altri termini, le casse pubbliche non si devono fare carico della modifica di questo elemento strutturale. 
Ci sono altri due elementi, in conclusione signor Ministro, che questa vicenda ci consegna. Il primo, su cui sappiamo che il Governo sta lavorando, è la riforma del codice degli appalti. Abbiamo bisogno di norme più snelle, più leggere, più facilmente interpretabili, proprio per evitare anche quei contenziosi a cui si faceva riferimento e che stanno anche all'interno di questa vicenda. Il terzo tema, che opportunamente è stato sottolineato, è che nella scala delle emergenze e delle priorità il tema del riassetto idrogeologico e della manutenzione del territorio in questo momento nel Paese acquisisce una valenza decisamente maggiore e correttamente questo tema viene posto all'attenzione, in maniera prioritaria, anche rispetto all'allocazione delle risorse europee.