Data: 
Mercoledì, 12 Aprile, 2017
Nome: 
Lia Quartapelle Procopio

Grazie, Presidente. Dobbiamo per la discussione di oggi avere ben chiaro il punto di partenza. Già molte altre volte abbiamo discusso in quest'Aula e anche in sede di Commissione della situazione in Siria, delle sue conseguenze per la regione e per l'Europa stessa. Oggi però discutiamo di Siria a partire dalle immagini atroci che ci sono arrivate tra il 4 e il 5 aprile da Idlib, un piccolo villaggio siriano che ha subìto un attacco con agenti chimici e dobbiamo dirci che cosa abbiamo visto in quelle immagini perché davvero cedere alla disinformazione in un caso come questo è troppo. Dobbiamo ricordarci dei corpi di quelle persone, donne, uomini e bambini, morti senza ferite, congelati dal gas. Neanche le fonti siriane e neanche le fonti russe hanno potuto negare che quelle persone sono morte asfissiate. Dobbiamo aver chiaro che i testimoni di quel bombardamento sopravvissuti hanno parlato di un gas che arrivava dall'alto. Dobbiamo aver chiaro che sono usciti i tracciati dell'aereo che bombardava e dobbiamo aver chiaro che i testimoni che si sono recati sul luogo hanno visto i crateri e non un deposito dei ribelli, come invece ci vuol far credere la propaganda assadista. Dobbiamo aver chiaro che non può essere stato un incidente. I primi accertamenti medici sui sopravvissuti e sui morti hanno parlato di sintomi compatibili con il gas sarin, un gas che per sua natura è instabile e corrosivo e non può essere stoccato come pronto all'uso ma deve essere miscelato prima dell'uso. Il 4 aprile la popolazione di Idlib ha subìto un attacco aereo con gas chimico. Lo abbiamo visto tutti questo orrore, lo abbiamo visto tutti: lo ha ricordato anche ieri il Presidente Mattarella in Russia. L'uso dei gas chimici in guerra è un crimine contro l'umanità e va condannato. Non riconoscere quello che abbiamo visto fa parte di quella banalità del male alla quale gli orrori della seconda guerra mondiale dovrebbero averci vaccinato.

E, invece, alcuni gruppi politici in Italia a partire dal MoVimento 5 Stelle hanno provato a far finta di niente. Mentre il loro capogruppo in Commissione esteri si è detto disponibile a incatenarsi fuori da Palazzo Chigi in risposta ai bombardamenti americani, sui fatti orrendi di Idlib non hanno trovato la voce per dire nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) così come da parte dei Cinque Stelle non si è mai condannato l'uso delle barrel bombs sulla popolazione civile da parte di Assad. O sempre Di Stefano ha parlato quest'inverno della liberazione di Aleppo mentre sentivamo le voci dei civili terrorizzati dall'arrivo delle truppe di Governo perché forse il MoVimento 5 Stelle, al di là di una retorica simil-pacifista buona per riempirsi la bocca, preferisce alla fine stare con Assad, che usa le armi chimiche contro la sua stessa popolazione, piuttosto che con la popolazione civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non è la prima volta che dalla Siria arrivano immagini orribili: l'orrore lo abbiamo ascoltato a dicembre ascoltando le voci degli abitanti di Aleppo; lo abbiamo visto negli occhi dei profughi di Yarmouk stremati dalla fame e lo abbiamo visto nell'agosto 2013 davanti alle oltre 1.400 vittime di Ghouta uccise anche in quel caso da gas chimici. Sono tutti atti che hanno radicalizzato le opposizioni e rafforzato gli estremisti nel conflitto siriano. È Assad con la sua brutalità il principale alleato di Daesh in questo conflitto. Abbiamo visto un crimine contro l'umanità e sarebbe cinico nella discussione di oggi porre sullo stesso piano questo atto odioso e la reazione che questo ha scatenato cioè l'attacco militare americano contro una base militare anche perché il crimine contro l'umanità di Idlib è avvenuto in palese violazione dell'unico passo in avanti concreto nel trovare una soluzione politica al conflitto siriano cioè l'Accordo sullo smantellamento dell'arsenale chimico del regime di Assad suggellato dall'azione dell'OPAC e dalla risoluzione n. 2118 dell'ONU. Sono atti di questa spregiudicatezza che producono una risposta ferma ma proporzionata e l'atto americano deve restare tale. Quella americana contro una base militare è stata una risposta puntuale ad una atrocità. Non è una strategia per uscire dal conflitto siriano: ora serve prima di tutto, come diceva anche il Ministro e come abbiamo detto in tanti, un'iniziativa politica complessiva perché quella americana è stata un'azione unilaterale, è stata un'azione portata avanti in solitudine anche perché non c'era nessuno, a partire dall'Europa, che fosse disposto a imbastire una risposta ad Idlib, oltre a dire “mai più”. Dobbiamo dirci anche questo con franchezza: c'è stata troppa distanza in questi cinque anni tra le nostre dichiarazioni di principio e il rassegnarsi nei fatti a fare i conti con la realtà sul terreno, a partire dal regime di Assad. Questo atteggiamento ci ha sostanzialmente consegnato all'impotenza e ha lasciato spazio perché agissero attori più spregiudicati come la Russia o l'Iran. Molti commentatori hanno sottolineato come dobbiamo evitare che si ripetano gli orrori del 2003, di una fuga in avanti americana che ha avuto tanta influenza sulle dinamiche anche presenti del Medioriente. Se vogliamo che l'attacco americano resti solo una risposta e non una strategia serve una presenza europea chiara e univoca. Oggi sulla Siria non sono in discussione solo i principi su cui si basa la nostra civiltà ma anche il nostro interesse comune europeo. La crisi siriana ha un effetto diretto sulla nostra stabilità e sicurezza: è dalla Siria che arrivano i profughi e l'esistenza di Daesh alimenta le fantasie e in alcuni casi anche le azioni dei militanti jiadisti… …che si radicalizzano nelle nostre società. Serve una soluzione politica. Il Ministro Alfano ci ha raccontato come è stato utilizzato intelligentemente il G7 di ieri. Serve dire che Assad non è la soluzione. Serve prestare aiuto alla popolazione civile a partire dai corridoi umanitari e serve soprattutto fare i conti con le potenze regionali fondamentali ma che non possono essere da sole una soluzione al conflitto siriano.