Data: 
Giovedì, 17 Luglio, 2014
Nome: 
Paola De Micheli

Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, le raccomandazioni rivolteci dall'Europa a luglio costituiscono uno dei punti di riferimento per discutere l'attuale stato dell'economia italiana. L'Italia non è più nelle opprimenti condizioni di fare i compiti a casa, perché su questo gli italiani hanno già dato, e hanno già dato molto in questi anni.
  Ma oggi la condizione economica del Paese ci impone l'urgente necessità di una svolta riformatrice, che non riguarda solo i freddi numeri, ma cambiamenti radicali nei nostri modelli di sviluppo. L'Europa ci ha chiesto non solo di non abbassare la guardia nel rispetto dei sacrifici fatti, ma di cambiare per tornare a produrre e a redistribuire ricchezza.
  Coerenti con quanto fatto fin dall'inizio della legislatura e con quanto previsto dal DEF, confermiamo politiche di svolta che esigono la chiusura della stagione di sola austerità, per imboccare la strada della crescita. Sappiamo – lo tocchiamo con mano ogni giorno – che la crisi non è ancora alle nostre spalle. La ripresa non è dietro l'angolo e anche la più ottimistica delle programmazioni richiede tempi e sforzi che non producono risultati immediati. Così come ci ha ricordato Mario Draghi, la ripresa europea è moderata e, come vediamo nel caso dell'Italia, rischia di rimanere ancora ferma. Ma abbiamo scelto di concentrare tutti i nostri sforzi proprio sulla crescita e sull'occupazione, soprattutto delle e per le generazioni più giovani.
  L'ultimo DEF non rappresenta solo la somma di una serie di misure economiche, ma ha in sé il seme di un progetto per l'Italia, per dare concrete e tangibili risposte ai cittadini, che più hanno subito questa crisi. In questi mesi abbiamo realizzato il tentativo di redistribuzione più corposo degli ultimi anni nei confronti dei redditi medio-bassi, sapendo che ancora non basta, sapendo che è solo l'inizio e che per finanziare e realizzare il resto saranno necessari grandi sacrifici. I tagli dovranno essere apportati sui rami secchi, su quelli improduttivi, altrimenti si rischia un effetto neutro su consumi e su crescita.
  Le precedenti e ulteriori misure economiche finalizzate alla crescita devono essere attuate e attuate rapidamente per poterne valutare concretamente gli effetti anticiclici. Alla scelta della redistribuzione fiscale, così portata avanti in questi mesi, occorre affiancare quella di un rilancio del credito alle imprese, degli investimenti pubblici, di un forte investimento sul sapere. Non nascondiamoci poi l'enorme preoccupazione per la crescita del debito pubblico italiano.
  Ma la partita non si gioca più solo in Italia. Ora la nostra Presidenza di turno dell'Unione europea ha un ruolo strategico: definire finalmente le politiche concrete che facciano respirare tutte le economie europee ancora in sofferenza, e in sofferenza da troppi anni. La questione europea si affronta prima di tutto con la politica, con un approccio sistemico, e non solo con correzioni di breve periodo al modello di sviluppo continentale, consapevoli dell'immane fatica che questo rappresenta per il nostro Governo, ma anche certi che su questo punto gli italiani sono con noi, anche molti di più di quelli che ci hanno onorato del loro voto. La svolta che l'Italia, forte e autorevole dei suoi risultati, figli di questi grandi sacrifici, vuole imprimere all'Unione europea deriva da una nuova centralità della democrazia. La democrazia è l'unica madre di politiche per il lavoro, per la crescita, per la giustizia sociale.
  I dati del primo semestre di quest'anno segnalano una condizione di perdurante ristagno delle economie europee, con il rischio che senza un cambio di rotta questa situazione si prolunghi ancora. Bassissima crescita, bassissima inflazione e alto numero di disoccupati rappresentano il perdurare di una condizione che diventa ingiustizia – ingiustizia –, assenza di opportunità individuali e collettive: condizione socialmente insopportabile, che se non affrontata favorirebbe un ulteriore rafforzamento dei partiti e dei movimenti euroscettici, fino ad arrivare a minacciare da vicino la sopravvivenza stessa del processo di integrazione europea.
  Servono interventi mirati e misure finalmente efficaci in direzione del rilancio dell'occupazione da parte dell'Europa, a partire da una maggiore simmetria dei processi di aggiustamento, e un forte ciclo di investimenti in infrastrutture materiali e immateriali.E su questo l'Europa deve prendere un impegno serio e concreto. Solo in parte ci hanno confortato in questo senso le indicazioni del Presidente Juncker. Aperture sicuramente importanti, fatte da chi rappresenta una storia di austerità, ma che, purtroppo, potrebbero anche non essere sufficienti. Per queste ragioni di giustizia e di creazione di opportunità, che sono inscritte nel DNA del più grande partito del centrosinistra europeo, il Partito Democratico ha scelto di stare dalla parte dell'Europa dei cittadini e per questo sosterrà, non in maniera acritica o supina, ma attiva e propositiva l'azione del Governo in Italia e in Europa per realizzare investimenti pubblici, nuovo welfare, politiche industriali in quei settori, antichi e nuovi, che hanno reso l'Italia e anche il vecchio continente motore dello sviluppo globale.
  Il nostro sarà un supporto serio e concreto, signor Ministro, non solo con il lavoro di perfezionamento ai decreti che il Governo ha promosso e promuoverà, ma anche con le proposte che il nostro gruppo parlamentare ha in corso avendo raccolto e rielaborato le sollecitazioni, le preoccupazioni e i suggerimenti che autorevoli arrivano dalle forze economiche del Paese. In questo processo sarà indispensabile l'azione annunciata dalla Banca centrale europea che mette a disposizione tutti i mezzi necessari e nel modo più rapido possibile per favorire il credito che per noi rappresenta un punto importante per la ripresa.
  Signor Ministro, attraverso di lei e con lei chiediamo al Governo e confermiamo a noi stessi, gruppo parlamentare di maggioranza, l'impegno alla realizzazione di un instancabile lavoro di riforme, utile alla difesa dei posti di lavoro che ci sono, alla creazione di nuovi posti di lavoro, in un quadro di rinnovata giustizia sociale. Chi ha l'onore di sedere in quest'Aula, deve ricordare ogni giorno che in Italia le famiglie povere o senza lavoro, senza benefici di trasferimenti sociali, rappresentano un terzo del totale. E per questa ragione confermiamo il lavoro che stiamo già portando avanti insieme e il nostro sostegno a questo piano mastodontico e importante, ma anche consapevolmente faticoso di riforme che ha un punto fondamentale in quest'Aula, ma che avrà un suo punto fondamentale anche in quello che riusciremo a fare in Europa e per l'Europa.