Data: 
Giovedì, 8 Febbraio, 2024
Nome: 
Andrea Orlando

Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, lei sa e sapeva, entrando in quest'Aula, che il giudizio sulla sua informativa sarebbe dipeso dalla possibilità di pronunciare una frase relativamente semplice: “abbiamo fatto tutto quello che si poteva”. Lei questa frase non l'ha pronunciata ed ha fatto bene, perché sarebbe stata una menzogna. Lei, con la sua relazione, ci ha confermato oggi che il Governo italiano ha trattato in modo ordinario una vicenda che ha caratteri straordinari. Lei ha fatto un lungo elenco, passando per la dieta e le lenzuola, di attività che ordinariamente le ambasciate svolgono, ma Ilaria Salis è ristretta nelle carceri ungheresi da un anno e lei sa, come me, che il nostro ordinamento prevede una pena in concreto per il reato che lei ha contestato, più o meno, della durata che è già stata scontata per la carcerazione preventiva. La Salis ne rischia 10.

Nel corso di quest'anno, l'attività politico-diplomatica finalizzata ad evitare a una nostra concittadina trattamenti disumani e degradanti è stata - la sua relazione lo conferma - praticamente nulla. Eppure lei, persino meglio di me - mi spiego, Ministro -, sa quanta dell'attività dei vertici delle ambasciate, quanta parte degli speech formali e informali durante gli incontri delle nostre autorità di Governo con quelle degli altri Paesi siano dedicate ad assicurare ai nostri compatrioti, persino a quelli condannati, standard garantiti dalle Carte internazionali a tutela della persona. E questo, soprattutto, quando questi Paesi sono da considerarsi a rischio dal punto di vista del pieno rispetto dello Stato di diritto, come è nel caso dell'Ungheria. È un'attività che si svolge non solo di fronte ad evidenti violazioni - come in questo caso -, ma anche, diciamo così, in prevenzione.

Lei ci ha detto che la prima discesa in campo di un'autorità politica in questa vicenda, il primo segnale dato da un'autorità politica in questa vicenda risale a poco più di una settimana fa. Un recluso in un Paese straniero vede fatalmente compresso il diritto alla difesa e vive moltiplicata la condizione di vulnerabilità - oltre le pareti fisiche, ci sono quelle dell'estraneità al contesto, della lingua, della distanza dalla propria famiglia - e, nonostante ci fossero tutte le ragioni per manifestare attenzione e per far sentire la presenza del nostro Paese, ripeto, nessuna azione concreta e simbolica si è registrata. E questa ignavia, signor Ministro, si è trascinata sino a questi giorni ed è proseguita in queste ore. Lei ha citato, entrando qui, Cesare Beccaria, ma mi sembra che sul vostro vessillo abbiate messo don Abbondio.

Alla famiglia tralascio la parentesi di, immagino, involontaria comicità, in cui ci parlava della difficoltà di adeguare l'ambasciata alla detenzione della Salis, che girerebbe a frugare nei cassetti dell'ambasciatore. La tralascio perché non vi hanno chiesto questo, vi hanno chiesto di utilizzare la residenza privata dell'ambasciatore e non l'ambasciata.

Alla famiglia e all'avvocato, che vi chiedevano di farvi garanti dell'esecuzione delle misure cautelari in Italia o, almeno, di illustrare con una nota l'equipollenza degli istituti previsti dal nostro ordinamento, avete risposto negativamente, adducendo degli argomenti che sono stati, talvolta, puerili e, altre volte, grotteschi. La Premier, dopo 5 minuti di colloquio con Orbán, ha certificato unilateralmente l'autonomia della magistratura ungherese. E, in base a questa affermazione, gli italiani sono stati sbeffeggiati dallo stesso Orbán, che ha spiegato che lui poco o nulla può fare riguardo a questa vicenda.

Peccato che, proprio questo sia uno dei punti su cui si è aperto un contenzioso con l'Unione europea e che la Commissione di Venezia, che è emanazione del Consiglio d'Europa, organo al quale sia l'Italia che l'Ungheria aderiscono, abbia aspramente criticato la riforma giudiziaria approvata a Budapest nel 2012.

Sapete, onorevoli della destra, su cosa si regge l'autogoverno della magistratura magiara - e lo dico sperando di non fornirvi un'ispirazione -? Si regge su un magistrato nominato dal Parlamento a maggioranza semplice. Poiché questa argomentazione forse non risultava sufficiente, è sceso in campo il Ministro Nordio, che ci ha spiegato che lui, da pubblico ministero, si sarebbe sentito contrariato nel caso di un richiamo di un'autorità al rispetto degli standard: nutrivamo già qualche perplessità sul Nordio Ministro, ma questa dichiarazione ci ha fatto anche sorgere qualche dubbio sul Nordio pubblico ministero. Perché un magistrato, aperto al dialogo tra le giurisdizioni, dovrebbe contrariarsi di fronte a un Paese che chiede garanzie ed offre, con spirito collaborativo, in base alla decisione quadro, soluzioni alternative rispetto a quelle già disposte, in grado comunque di garantire lo svolgimento del processo e poi eventualmente l'esecuzione della pena? Infine, avvicinandosi il Carnevale, non poteva mancare il siparietto del Vicepresidente del Consiglio, l'onorevole Salvini, che, in qualità di autorità morale, non poteva risparmiarci una disquisizione sull'idoneità all'insegnamento dell'imputata. Capite, mentre i giudici a Budapest decidevano le misure cautelari per la Salis, gli stessi magistrati leggevano dalle agenzie che il numero 2 del Governo italiano stava celebrando via social il processo, definendo persino le pene accessorie e le inabilitazioni.

Ora io mi chiedo - e se lo chiedono in molti -: non conta niente il Paese teatro di questa vicenda? Non conta niente l'appartenenza politica di Orbán e quella della Salis? Ci sono le ragioni del diritto - e noi vogliamo siano garantite ad Ilaria Salis - e ci sono le ragioni del rispetto della CEDU, che l'Ungheria è accusata di disattendere e per questo vi esortiamo a riprendere l'iniziativa che non avete preso e noi saremo a collaborare. Ma poi c'è la ragion di Stato, c'è l'interesse nazionale, c'è il prestigio dell'Italia. Togliamo da questa vicenda la nebbia prodotta dal miscuglio di vittimizzazione secondaria, faziosità politica e malafede, alimentata anche da certi organi di stampa che hanno prodotto un processo mediatico parallelo. Guardiamo con freddezza: voi pensate che gli Stati Uniti accetterebbero quasi in silenzio l'immagine di un loro concittadino portato in catene di fronte a un giudice, abbia questo occupato Capitol Hill o Wall Street? Pensate che lo farebbero la Francia, la Germania o l'Inghilterra? Ma non capite che accettare supinamente quella foto significa esporre la nostra Patria al ridicolo e all'umiliazione, un ridicolo che potrà ripetersi ancora molte volte se la vostra reazione non è forte e netta? No, non avete fatto il bene di Ilaria Salis e nemmeno quello dell'Italia.