Data: 
Giovedì, 16 Aprile, 2020
Nome: 
Debora Serracchiani

Grazie Presidente, nei momenti più gravi si riconosce la fibra etica e civile di un Paese, la tenuta dei principi che lo fondano, la fiducia che quei principi possano guidarci e aiutarci a uscire da questa ora buia. Quando i padri costituenti scrissero che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, uscivano dalla più grande crisi del Novecento, che oggi non voglio ovviamente paragonare al dramma attuale, ma lì si era consolidata la convinzione che non vi è democrazia senza lavoro, non vi è uguaglianza senza lavoro, non vi è libertà senza lavoro, senza lavoro non c'è speranza. La Costituzione lo ripete e lo chiarisce nell'articolo 4. Ecco perché, mentre sentiamo fuori da quest'Aula l'angoscia di tanti italiani per il presente e per il futuro, ecco perché dobbiamo avere piena coscienza che quanto stiamo discutendo e deliberando contribuirà a preservare dignità di famiglie e progetti di vita e con loro l'avvenire di un Paese colpito, ma non piegato. La ringrazio dunque, signora Ministro, per le iniziative tutte che sono state messe in campo, in particolare per il “cura Italia”, che aveva l'obiettivo di intervenire nella primissima emergenza per evitare una ingente massa di licenziamenti e perdite di posti di lavoro. Abbiamo per questo cercato di dare un sostegno al reddito a tutti i lavoratori e le lavoratrici, attraverso l'ampliamento degli ammortizzatori sociali per i lavoratori dipendenti e l'indennizzo per i lavoratori autonomi, un intervento poderoso, che ha esteso tutele come mai prima d'ora a milioni di lavoratori. Purtroppo però la crisi economica e occupazionale non sarà breve e dovrà essere accompagnata da un importante intervento dello Stato e da ingenti risorse pubbliche. Per questo motivo ci permetta, signora Ministro, alcune considerazioni: in primo luogo, in questo momento così complesso occorre evitare ogni forma di discriminazione fra lavoratori; le tutele pertanto non andranno più correlate al tipo di contratto, dipendente o autonomo, ma al solo fatto di lavorare. Bene, quindi, che alcune tutele per i lavoratori dipendenti siano state estese ai lavoratori autonomi e alle partite IVA e ai professionisti, bene che ad aprile sia stato aumentato l'indennizzo ad 800 euro, ma non basta. Auspichiamo che gli indennizzi vengano ispirati da un criterio di progressività e che vengano liberate ulteriori risorse.

Riteniamo che vada ancor più semplificata la procedura per la cassa integrazione ordinaria e in deroga, arrivando magari ad un unico strumento per tutte le diverse fattispecie. Ed anche qui: andranno fatte scelte innovative, valutando, ad esempio, la possibilità per i cassintegrati di lavorare. Questo consentirebbe loro di mantenere il lavoro originario ma di acquisire nuove competenze e nuove esperienze, tanto più importanti in un momento in cui il mercato del lavoro è così profondamente colpito dalla crisi.

C'è poi una categoria di esclusi da questi primi interventi, signora Ministro: sono i disoccupati. Vanno potenziati la NASPI e la DIS-COLL e fatti confluire in un unico salario di disoccupazione che duri per un periodo di transizione purtroppo lungo e che si rimuova ogni forma di décalage per avere lo stesso reddito durante tutto il periodo.

Eliminare ogni discriminazione fra lavoratori, dicevamo: e, quindi, chiediamo che le misure di sostegno al reddito vengano estese a quei lavoratori che ne sono stati esclusi e che ricordava anche lei: i lavoratori domestici, gli occasionali, gli intermittenti, i lavoratori a domicilio del settore tessile, solo per indicarne alcuni. Si ripristinino gli assegni familiari per i lavoratori percettori di fisso e che oggi ne sono esclusi e si faccia - per favore, signora Ministro - maggiore chiarezza sull'uso dei congedi parentali.

Ultimo filo di questo imponente tessuto sociale e non meno importante di altri è il reddito di base che va garantito a tutti coloro che, per diverse ragioni, non riescono a percepire alcuna forma di sostegno. Non sarà sufficiente il solo reddito di cittadinanza, occorrerà riadattare il tutto all'emergenza, sospendendo le condizionalità attuali, rivedendo i criteri, come, ad esempio, la residenza decennale che andrà ridotta o la scala di equivalenza che oggi pregiudica le famiglie più numerose con minori, e anche superando il criterio del patrimonio, perché oggi avere un immobile non significa anche avere un reddito. Andranno fatte scelte innovative e andranno fatte anche scelte coraggiose e di prospettiva.

La solidarietà impone di aiutare tutti, signora Ministro. Occorrerà, però, interrogarci, proprio in questo periodo storico, su come aggredire un male antico di questo Paese ovvero l'evasione fiscale e contributiva. L'aiuto è doveroso ma lo è altrettanto la richiesta di legalità che vale per tutti.

Da ultimo, signora Ministro, vale la pena di soffermarsi su un'ulteriore riflessione. Fino ad ora le forme di sostegno al reddito erano correlate alle politiche attive del lavoro ma ora la crisi sarà lunga e assisteremo, purtroppo, ad una forte carenza di domanda di lavoro. Sarà molto importante, quindi, riadattare alla nuova sfida i centri per l'impiego e consegnare una nuova missione all'ANPAL. A questo proposito, non possiamo esimerci, signora Ministro, dal giudicare insufficiente l'attività fin qui svolta dal presidente Parisi, e certo non giova il fatto che in questo momento così difficile si trovi negli Stati Uniti, come pare. Le chiediamo, a questo proposito, di esercitare la sua funzione di vigilanza fino in fondo.

La ringrazio dunque, signora Ministro. Mi permetto di ringraziare quella parte di italiani, per fortuna ancora tanti, che lavorano e mantengono attivo il motore produttivo del Paese, solida la sua impalcatura amministrativa, vive le attività formative della ricerca.

Lavoratori sono tutti, signora Ministro: quelli che un impiego ce l'hanno, quelli che lo cercano e non riescono ad ottenerlo, chi lo ha perduto, chi è occupato in modo saltuario, chi non ha un reddito sufficiente per mantenere se stesso e la propria famiglia. Profonde sono le disuguaglianze che attraversa la nostra società e questa emergenza e la crisi che si profila rendono forte il rischio che le disparità e le incertezze aumentino. Lo sappiamo: qui non ci sono tutte le soluzioni e non tutto è perfetto, altri interventi saranno necessari e li faremo. Ciò che preme oggi è fornire un supporto che garantisca dignità alle famiglie e ai lavoratori e, al tempo stesso, impedisca che si disperdano quelle competenze e professionalità che hanno reso grande il nostro Paese.

Questo non dobbiamo dimenticarlo mai: l'Italia ha un tessuto produttivo, artigianale, industriale e delle professioni forte, vivo e reattivo; attende un aiuto per superare la crisi e tornare competitivo e noi quell'aiuto dobbiamo darlo a ogni costo. Ci riusciremo se, nel rispetto delle reciproche differenze, avremo tutti questo sincero obiettivo, senza riserve di pensiero o fini parziali. Le difficoltà sono enormi e abbiamo di fronte a noi una sfida ancora più grande. Non dobbiamo solo tornare come prima ma anche pensare a costruire qualcosa di nuovo per il mondo del lavoro e, io vorrei dire, qualcosa di più giusto.