Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 31 Luglio, 2019
Nome: 
Lia Quartapelle Procopio

Presidente, succedeva solo 5 anni fa: il 3 agosto 2014 dall'Iraq arrivavano le notizie dell'avanzata di Daesh, il cosiddetto Stato islamico; e con l'avanzata di Daesh arrivavano anche notizie molto più atroci, quelle delle persecuzioni contro la minoranza yazida.

Gli yazidi sono una minoranza religiosa pacifica, monoteista, sono un popolo antichissimo insediato tra Siria e Iraq. Con l'avanzata di Daesh, proprio in virtù del loro non essere musulmani e non essere un “popolo del libro”, sono stati perseguitati: gli uomini sono stati forzati a convertirsi e spesso uccisi, le donne e i bambini sono stati ridotti in schiavitù. Nell'agosto di cinque anni fa assistevamo da lontano, ma per certi versi anche da vicino grazie al lavoro del Vice Ministro Pistelli, all'avanzata di Daesh e al dispiegarsi del genocidio yazida: centinaia di yazidi cercarono rifugio sui monti del Sinjar, dove soffrirono fame e sete finché non intervenirono le forze curde sostenute dalla coalizione anti-Daesh, che li recuperarono alla libertà. Abbiamo saputo nel tempo di tutti questi crimini, delle torture, del fatto terribile delle donne ridotte in schiavitù sessuale grazie al coraggio e all'audacia di tante donne, di tante donne yazide rese schiave e poi scappate.

Ne cito due, che abbiamo avuto l'onore di ospitare qui, in questo Parlamento: il Premio Nobel per la pace Nadia Murad e il Premio Sakharov per i difensori dei diritti umani Lamiya Aji Bashar (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Con coraggio queste due donne sono scappate, con una forza d'animo straordinaria ci hanno raccontato che cosa hanno vissuto in quegli anni, e con i loro racconti hanno portato alla luce del sole una persecuzione odiosa, il primo genocidio del nuovo millennio. Grazie a loro è stata istituito nel 2017 un team investigativo di esperti, con la risoluzione 2379 citata da vari colleghi, che oggi lavora per raccogliere i materiali relativi ai crimini di guerra e contro l'umanità commessi da Daesh in Iraq.

La storia del genocidio yazida - lo ricordavano vari colleghi, tra cui anche la collega Boldrini - è solo una, solo una delle storie tragiche che provengono dalla Siria e dall'Iraq. In quei Paesi in questi anni sono state commesse tantissime, troppe, infinite violazioni dei diritti umani, sia da parte del sedicente Stato islamico, ma non solo. Ci sono state le violazioni dei diritti umani di cui si è macchiato il Governo di Assad, che non ha esitato a usare le armi chimiche contro la popolazione civile, non 1, ma almeno 12 volte in questi anni; che non si è sottratto alle torture sistematiche contro gli oppositori, alle sparizioni forzate, che ha utilizzato quelle che sono diventate tristemente note come le bombe barile. Di crimini contro le popolazioni civili e i diritti umani si sono poi macchiate anche le milizie sciite e sunnite.

Molti dei crimini di guerra e contro l'umanità hanno avuto come vittima la varietà etnica, religiosa, culturale del Medioriente. Sono state moltissime le persecuzioni contro i cristiani, e ricordo in quest'Aula una figura di cattolico, sacerdote, che in questo momento è ancora disperso in Siria, Padre Paolo Dall'Oglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Speriamo che con il pensiero da quest'Aula arrivi la nostra vicinanza alla sua famiglia, e un pensiero ancora forte ancora affettuoso nei suoi confronti.

Sono stati in questi anni profanati tantissimi siti religiosi, cristiani, ma anche ebraici, perché sono troppi anni che in Medioriente si combatte una guerra oscurantista e di fondamentalismo che vorrebbe spazzare via il pluralismo di quella che è stata la culla di tante civiltà e delle tre grandi religioni monoteiste.

Dal fondamentalismo, dall'integralismo non può venire nulla di buono. Per ricostruire la società irachena - lo ricordava la collega Rossello - e per ricostruire la società siriana in quelle terre serve giustizia, serve memoria, come diceva il collega Sensi intervenendo in discussione generale, ma serve soprattutto giustizia. Ed è per questo che a 5 anni dalla memoria del genocidio yazida proponiamo l'istituzione di un tribunale penale internazionale, non solo per perseguire chi ha compiuto questo crimine contro la popolazione yazida, ma per tutte le minoranze religiose perseguitate in Medioriente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

Chiediamo un'iniziativa politica italiana: lo sappiamo, non è facile. In Medioriente troppo spesso la religione è politica, e la politica in quell'area, soprattutto dopo le primavere arabe e durante questi anni di guerra civile, è una politica estremamente complicata. Non è facile istituire un tribunale penale internazionale quando non si sa chi sono i buoni e chi sono i cattivi, ma in questo caso noi sappiamo chiaramente chi sono le vittime: le vittime sono tutte le religioni perseguitate da un fondamentalismo oltranzista, le vittime sono tutti coloro che hanno sofferto per mano di Daesh dei crimini orrendi.

Ed è per questo che noi chiediamo al Governo di rivedere il parere sulla mozione Quartapelle Procopio ed altri n. 1-00230 e su tutte le mozioni delle opposizioni. Come opposizioni noi siamo uniti nel chiedere un'iniziativa italiana per l'istituzione di un tribunale ad hoc contro i crimini contro le minoranze religiose. In Commissione tutti quanti abbiamo ascoltato le parole di Nadia Murad, non più di qualche mese fa, e ci siamo tutti quanti resi conto (mi rivolgo soprattutto ai colleghi di maggioranza) del fatto che lei da sola può disseppellire quei crimini: lo sta facendo fisicamente insieme al team investigativo; ma da sola lei non può ottenere giustizia, ha bisogno di un sostegno. E il sostegno può venire da un Paese come l'Italia, il Paese in cui è stato firmato il Trattato della Corte penale internazionale di Roma, il Paese che in questi anni in tante occasioni si è speso per le battaglie delle donne, per le battaglie in difesa dei cristiani, per le battaglie in difesa di tutte le minoranze perseguitate. Un Paese, il nostro, che in Medioriente, nel Mediterraneo ha sempre trovato le parole giuste per iniziare delle iniziative di pace, di giustizia e di ricostruzione civile.

Noi chiediamo che il Governo accetti questo tipo di formulazione, che si prenda un impegno che è gravoso, ma che fa onore alla storia e alla capacità politica del nostro Paese.

Non ci basta quello che diceva la viceministra Del Re, che sono stati stanziati dei soldi; tra l'altro sarebbe opportuno che il Governo stanziasse delle nuove risorse, i soldi a cui ha fatto riferimento la viceministra erano risorse dei Governi precedenti; se davvero si vuole venire incontro alle minoranze perseguitate, servono risorse nuove stanziate da questo Governo.

Ma non bastano i soldi, servono delle iniziative politiche alte e l'istituzione di un tribunale penale internazionale per contrastare i crimini compiuti da Daesh contro le minoranze perseguitate credo che sia un primo passo di un impegno italiano per ricostruire la pace e la convivenza nel Mediterraneo, in particolare in Siria e in Iraq. Noi non ci accontenteremo, mi dispiace, degli impegni al ribasso della mozione di maggioranza, impegni giusti, ma impegni che non fanno onore alla capacità politica del nostro Paese. Chiediamo davvero che su questo tema ci sia un impegno diverso delle forze di maggioranza: non basta semplicemente raccontare quello che già si fa; la politica è fatta anche per fare qualcosa di più, qualcosa di difficile, qualcosa che però tiene alti i valori in cui tutti quanti ci riconosciamo. Tenetene conto, almeno voi colleghi di maggioranza. È vero, il parere del Governo sulle nostre mozioni è un parere contrario, per una volta ci sono le opposizioni unite. Abbiamo ascoltato una voce chiara e limpida, quella di Nadia Murad: pensateci al momento del voto, c'è bisogno di un'iniziativa italiana per iniziare a ricostruire pace e giustizia in Siria e in Iraq (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).