Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 4 Maggio, 2016
Nome: 
Titti Di Salvo

Grazie Presidente. Com’è stato evidente negli interventi che hanno preceduto il mio, il tema che affrontiamo oggi è un tema di grande complessità. Lo è per definizione, ma lo è anche perché incrocia diversi piani: il piano politico, il piano culturale, il piano simbolico, il piano giuridico e perfino un piano sociale e perfino il vissuto di ciascuno di noi e la propria esperienza. Allora, la complessità di un argomento così delicato fa difficoltà – onorevole Prestigiacomo, voglio dire, attraverso il Presidente, a lei – a essere confezionata in una mozione; non si presta a una mozione. La complessità non si presta, cioè, a concentrarsi in quello che è una mozione, che è un atto parlamentare politico che alla fine delle sue premesse deve chiedere impegni al Governo. E, allora, la scelta che ha fatto il Partito Democratico è una scelta di quelle possibili che voglio qui dire in modo molto preciso. Noi abbiamo scelto di nominare, riconoscere le diverse opinioni che su un argomento così complicato esistono. 
Sono le diverse opinioni sul piano politico, sul piano giuridico nonché le diverse normazioni e le diverse opinioni che si incrociano nel dibattito culturale che esiste nel piano nazionale e sul piano internazionale. È una scelta, ma è una scelta di cui io rivendico il valore, perché è proprio una scelta che il tema merita, che merita questa complessità per poi arrivare a una richiesta precisa di impegni al Governo, come una mozione deve fare. 
Certo, poi vi sono le implicazioni sul piano politico. Questo non è un mistero e non è stato fatto mistero e alcune forze politiche lo hanno detto esplicitamente, come era legittimo fare. Dunque, non è un mistero che noi discutiamo della mozione perché alcune forze politiche hanno chiesto di farlo in modo collegato alle unioni civili. Noi non avremmo fatto questa scelta per due ragioni: la prima è perché la gestazione per altri, secondo la terminologia della Corte dei diritti umani, o la maternità surrogata, secondo la terminologia usata dalla legge italiana n. 40 del 2004, riguarda soprattutto le coppie eterosessuali. Ma c’è anche un altro motivo molto più importante: perché a nostro avviso le unioni civili – la legge che approveremo la prossima settimana – sono un momento storico che riconosce finalmente diritti a persone legate da vincoli d'amore. È una scelta importante che vale la legislatura, di cui noi siamo orgogliosi e che non merita nessun bilanciamento, perché è una scelta di grandissimo rilievo. 
Ma ci sono anche riflessi sul piano culturale e sul piano simbolico. Anche oggi si è parlato più volte del valore simbolico della maternità, poi del valore sociale della maternità, poi delle scelte libere o non libere di maternità. Penso a quante volte – con le mozioni sulla famiglia e sulla denatalità – noi qui abbiamo provato a ragionare su come si potevano sostenere le scelte di maternità delle persone qui e ora e penso alle scelte sul piano sociale, a quelle che riguardano investimenti pubblici o il piano del lavoro, della libertà e dell'accesso al lavoro delle donne. Oggi qui tocchiamo un altro punto, il punto della genitorialità che, lo diceva qualcuno prima, non è un diritto. Io sono d'accordo: non è un diritto ma è un bisogno. Naturalmente questi temi oggi, al tempo di oggi, sono resi molto più pieni di dilemmi da tecnologie riproduttive che rendono possibile ciò che una volta non era possibile. Ma il fatto che le renda possibili – io lo voglio dire con chiarezza – non significa rendere ogni cosa un diritto. Ma sicuramente non si possono chiudere gli occhi: bisogna ascoltare e leggere ciò che quelle tecnologie riproduttive propongono e consentono, non per trasformare ogni possibilità in diritto ma per ascoltare cosa viene detto. L'ascolto in questi temi contiene due aspetti: il rispetto per le opinioni degli altri – il rispetto prima di tutto – e la formazione di opinioni che tengono insieme, che cercano di mettere insieme ciò che unisce e non ciò che divide e questo è un tema che richiede esattamente questo perché sono convinta e siamo convinti che la genitorialità non è un diritto ma è un bisogno. Sono convinta altresì e siamo convinti che dietro quel bisogno spesso vi sia una vera sofferenza che non si può non ascoltare, non per rendere diritto lecito ciò che non lo è – insisto – ma per ascoltare e per capire che rispetto a quella sofferenza difficilmente si può restare ciechi, sordi o muti ma bisogna interloquire. 
E rispetto a quella sofferenza ci sono situazioni in cui succede che una persona vicina a quelle persone scelga di mettere a disposizione se stessa per quell'atto che può essere un atto solidale, ma mai è possibile immaginare che a quella sofferenza si possa rispondere – questa è la nostra opinione – riducendo a merce o a mezzo il corpo di una donna. Questo non è possibile, non è giusto ! Il concetto di giustizia può sembrare un concetto morale, che forse non entra nella discussione. Io lo ripropongo perché spesso dietro al patto che il corpo di una donna possa diventare merce, mezzo e mercato c’è un'ingiustizia, c’è una povertà, c’è una fragilità rispetto alla quale anche in questo caso non si possono chiudere gli occhi. 
Così come rispetto a quella sofferenza, lo diceva qualcuno prima, qui nel nostro Paese dobbiamo aprire un grande capitolo, una grande discussione sulla riforma del tema delle adozioni, che spesso è veramente una via crucis, come si diceva anche nell'intervento precedente, per coppie e persone che vogliono adottare dei bambini. 
Ma poi c’è un piano giuridico. Molti Paesi hanno deciso come affrontare sul piano giuridico il tema della maternità surrogata o gestazioni per altri. Alcuni hanno scelto di normare e consentire solo quella gratuita; altri di fare in modo che ci sia una domanda a un giudice che decide la possibilità o meno; altri ancora di vietarla; altri di non normare nulla. Dietro questi Paesi non c’è un'etica diversa o minore della nostra: c’è una discussione, c’è una discussione come quella che stiamo facendo qui oggi. 
Naturalmente io penso che noi dobbiamo agire in tutti i modi e a tutti i livelli per fare in modo che le donne – insisto – non siano il mezzo che viene utilizzato da altri, magari da uomini, per alimentare un mercato di donne e di bambini appunto attraverso quella scelta. Inoltre, anche il Parlamento europeo si è espresso. Ma io voglio dare anche conto del dibattito culturale che esiste su questi temi, un dibattito ampio, che è riemerso in questi mesi con grande vigore. Penso a un dibattito che si è svolto in una sede internazionale come quella di Parigi e penso agli appelli che sono stati lanciati qui in Italia e che sottolineano la negatività della separazione in atti distinti e indipendenti tra parto, nascita e gravidanza; penso, infine, al Comitato di bioetica nazionale che fa una distinzione tra maternità gratuita e maternità non gratuita dietro il corrispettivo di soldi (il Comitato di bioetica nazionale). 
Ritorno da dove ero partita: veramente siamo di fronte a un tema che richiede sensibilità, ascolto e davvero nessuna certezza assoluta da usare contro qualcun altro. Le certezze da usare contro non determinano passi avanti. C’è una certezza, però, che io voglio proporre e non usare contro ma proporre: i bambini, comunque vengano al mondo, qualunque sia la genitorialità biologica che ha dato loro vita, che li ha messi al mondo, i bambini hanno il diritto alla loro piena identità, hanno diritto che questa venga riconosciuta, hanno diritto che su di loro si investa e che ciascuno di noi – compresi i Governi – assumano responsabilità. È un diritto che è sostenuto anche dalla Corte costituzionale italiana, che in una causa recente ha condannato atteggiamenti diversi, e dalla Corte per i diritti umani; è sostenuto, cioè, da una sede internazionale molto importante, che ha un valore giuridico fondativo, come voi sapete, così come è la Corte dei diritti umani. 
Il Partito Democratico ha scelto questo: ha scelto, cioè, di dare conto e nominare i diversi punti di vista su un tema così complesso; ha scelto di dire che mai e poi mai il corpo di una donna può essere usato come mezzo o come merce; ha scelto di dire che maternità è anche libera scelta; ha scelto di dire che i bambini hanno pieno diritto a essere riconosciuti nella loro identità. Io credo che sia una scelta molto importante, che rivendichiamo. Sulle altre mozioni daremo indicazioni di voto coerenti con questa indicazione che verranno date via via.