Mozione
Data: 
Lunedì, 15 Giugno, 2015
Nome: 
Margherita Miotto

 Grazie, signora Presidente. Nel presentare la mozione che, con i colleghi del Partito Democratico, portiamo alla discussione dell'Aula in materia di politiche del personale del sistema sanitario nazionale, corre l'obbligo di fare almeno un riferimento alla discussione, che si è sviluppata in questi ultimi mesi, sulla sostenibilità del sistema sanitario e sulle misure che sono state poste in essere per frenare l'andamento della spesa che, fino al 2009, ha visto un andamento crescente sull'ordine del 4 per cento. 
  Dal 2009 è iniziato un processo di stabilizzazione della spesa, che, però, nel 2013 ha segnato una riduzione dell'1,2 per cento, prima volta dal 1995. Questo risultato è stato ottenuto nonostante un oggettivo peggioramento del quadro epidemiologico, nonostante un aumento delle forme di deprivazione socio-economica, soprattutto in alcune aree del Mezzogiorno, e in presenza del procedere della crescita tecnologica e dell'innovazione nel campo farmaceutico, che generalmente sono indicati come i fattori determinanti l'aumento della spesa sanitaria. 
  Come è potuto, allora, accadere che si riducesse il Fondo sanitario e venisse stabilizzata la spesa, pur in presenza di fattori che ne avrebbero indotto l'aumento ? Certamente è stata avviata una poderosa spending review e se questa azione ha consentito e consentirà di abbattere gli sprechi si sarà fatta buona amministrazione. Ma in questi anni sono state fatte anche altre scelte che hanno portato a quei risultati di natura finanziaria, scelte che riguardano il più importante dei fattori produttivi del sistema sanitario, cioè il lavoro dei professionisti. 
  Le retribuzioni dei dipendenti pubblici sono ferme da oltre sei anni. La spesa del personale si è ridotta, negli ultimi tre anni, dell'1,5 per cento all'anno. Il blocco del turnover, in particolare per le regioni in piano di rientro, che sono ben sette, è proseguito. È stato introdotto il blocco dei trattamenti accessori e della retribuzione, è stata operata una riduzione delle risorse per la formazione specialistica dei medici. Insomma, potremmo dire che questa cura dimagrante, imposta dalle misure di contenimento della spesa pubblica, sta riguardando prevalentemente il personale del sistema sanitario nazionale. Questo avviene in una fase nella quale, invece, si dovrebbero mettere in campo operazioni di riordino dei servizi per riallocare le risorse in un nuovo equilibrio fra ospedale e territorio, riorganizzare gli ospedali per intensità di cure, aggiornare i piani regionali di offerta dei servizi, sulla base dei nuovi standard strutturali ed organizzativi, applicare l'ambizioso patto per la salute, sottoscritto fra regioni e Governo nel 2014 e parzialmente recepito nella legge di stabilità del 2015. 
  Noi guardiamo con interesse le novità in particolare previste dal nuovo patto per la salute e, fra queste, il blocco del turnoverche avrà efficacia solo fino al 31 dicembre dell'anno successivo a quello della verifica positiva del piano di rientro. Come va sottolineato il fatto importante che dal 2015 viene modificato il vincolo contenuto nella finanziaria 2010 del tetto di spesa per il personale pari alla spesa del 2004, ridotta dell'1,4 per cento. Ed è altrettanto importante la costituzione del tavolo politico previsto dall'articolo 22 del patto per la definizione di una legge delega che preveda nuove norme per la valorizzazione delle risorse umane del sistema sanitario nazionale, per favorire un'integrazione multidisciplinare delle professioni sanitarie, una nuova disciplina della formazione di base specialistica del personale, la introduzione di standard di personale per livello di assistenza, al fine di determinare il fabbisogno dei professionisti sanitari a livello nazionale, nonché la puntuale applicazione del DPCM sul precariato. 
  Sappiamo però che sta crescendo la sofferenza tra i 700 mila professionisti del Sistema sanitario nazionale per il permanere dei vincoli imposti a partire dal 2010 e per l'attesa, che si protrae da troppo tempo, per l'avvento di una nuova normativa sulla responsabilità professionale, nonché per la definizione di un'autonoma area contrattuale per la dirigenza medica e sanitaria. Per accogliere queste richieste, che vengono espresse anche in queste settimane con numerosi appelli sottoscritti dalle sigle sindacali del comparto, riteniamo perciò che il Governo possa prendere in considerazione i contenuti della mozione che abbiamo presentato, nella convinzione che il Sistema sanitario nazionale tutela la salute di tutti i cittadini mediante la garanzia dell'accesso ai livelli essenziali di assistenza. Ma senza i professionisti del Sistema sanitario nazionale non sarebbe possibile erogare i LEA e in questa simbiosi tra professionisti e LEA risiede la garanzia del diritto fondamentale alla salute, previsto dall'articolo 32 della Costituzione.