Dichiarazioni di voto
Data: 
Martedì, 12 Maggio, 2015
Nome: 
Vincenza Bruno Bossio

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Credo che non sia inutile discutere in generale delle mozioni e in particolare sia importante la discussione di oggi su un tema che è nello stesso di politica industriale e di giustizia sociale. Poste italiane è la più grande infrastruttura di servizi, ma nello stesso è la più grande azienda italiana, ben 143 mila lavoratori, ed è in atto un processo di privatizzazione che dovrà portare però ad una alienazione non superiore al 40 per cento. Nello stesso tempo è andato avanti in questi anni un processo di liberalizzazione del mercato postale che ha oggettivamente eroso l'area dei prodotti universali riservati ai fornitori del servizio universale. Proprio per questo abbiamo avuto nel settembre 2014 un piano industriale di Poste italiane che prevedeva la chiusura degli uffici postali, ben 445, ed una rimodulazione degli orari. 
Questo tema del piano industriale, poi riproposto dall'amministratore Caio nell'aprile 2015 prevede la chiusura degli uffici postale legata sostanzialmente alla impossibilità dell'erogazione del servizio universale H-24. Nello stesso tempo esiste, però, una delibera Agcom che sostanzialmente integra dei criteri precedenti, prevedendo il divieto di chiusura degli uffici ubicati in comuni qualificati nel contempo rurali e montani. Su questo vi è stata un'interrogazione a prima firma dell'onorevole Borghi, e su questo apprezziamo anche l'iniziativa del Governo, che è riuscito, grazie anche all'incontro fra le Autorità e Poste italiane Spa, a congelare la richiesta di chiusura degli uffici postali. A tale proposito vorrei, però, sottolineare come in questa riformulazione vadano considerati anche gli uffici postali montani già chiusi precedentemente alla delibera Agcom. Ma il tema che pone Caio sostanzialmente è quello i finanziamenti statali coprono solo parzialmente l'onere del servizio universale. 
Proprio per questo ha avviato anche un'azione di internalizzazione di alcuni servizi andando anche a produrre la chiusura di numerose aziende di recapito, con relativa perdita di posti di lavoro. Ma quale è il percorso che prevede l'amministratore Caio ? Si sottolinea in ogni caso l'esigenza di un presidio forte sul territorio, anche legato agli altri servizi non postali, in particolare del servizio bancario, su cui non va dimenticato che in molti nostri comuni le Poste rappresentano un presidio bancario unico su tutto il territorio ed essendo anche una società pubblica in qualche misura anche il presidio pubblico dei servizi su quel territorio). 
La chiusura di quegli uffici postali, che dipende anche dalla razionalizzazione del contratto di servizio, può essere risolta proprio nella direzione che indica lo stesso Caio, ovvero lo spostamento dell'impostazione di Poste Italiane da azienda di servizi legata alle Poste e al servizio postale tradizionale, alla possibilità di diventare una azienda digitale a tutti gli effetti, attraverso anche, per esempio – e in questo senso va un ordine del giorno a mia prima firma durante la fase di approvazione della legge di stabilità – la creazione e l'istituzione presso gli uffici postali, soprattutto quelli più periferici, di tutor digitali che aiutino i soggetti più indietro nell'ambito del digital divide nell'accompagnamento ai servizi digitali. Tutto questo, se è vero come è vero che il piano del Governo prevede uno switch off dei servizi della pubblica amministrazione nell'arco di tre anni dal cartaceo al digitale. 
Quindi noi pensiamo che la possibilità di impegnare il Governo a garantire anche in vista del processo di privatizzazione in atto, la sostenibilità economica del servizio universale postale, a valorizzare per i motivi che ho detto gli asset delle Poste italiane a valutare con particolare attenzione l'impatto sociale per come è stato detto, soprattutto in relazione alle situazioni più critiche delle aree interne e montane, a sollecitare l'azienda Poste italiane perché investa nei servizi innovativi e riesca a utilizzare appieno le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, aumentando anche lo spazio di mercato di Poste nel settore della logistica, attraverso l’e-commerce e anche l'azione di accompagnamento al digitale, a chiedere a Poste italiane di precisare quale è effettivamente l'impatto occupazionale del piano di razionalizzazione: quindi, mantenimento degli uffici, ma anche mantenimento dei posti di lavoro. Infine, rilanciare con spirito costruttivo un nuovo modello di sviluppo nel settore della logistica, attraverso l'istituzione di un tavolo di concertazione tra tutti i soggetti interessati al processo, anche individuando un percorso comune tra la strategia industriale di Poste italiane a la valorizzazione del know-how presente nelle aziende private. 
Proprio per questo, ribadisco, apprezziamo l'iniziativa del Governo rispetto a una situazione che è molto delicata e legata al ruolo pubblico di Poste e alla sua privatizzazione, nonché alla modifica del rapporto e nell'importo anche nel contratto di servizio, accogliamo la riformulazione e invitiamo a votare la nostra mozione.