Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 6 Dicembre, 2016
Nome: 
Andrea De Maria

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Come ha detto prima la collega D'Incecco, parlando della mozione che ha illustrato, è chiaro che noi discutiamo questa mozione in una fase di passaggio che probabilmente vedrà il Presidente del Consiglio dare le sue dimissioni nei prossimi giorni, ma abbiamo ritenuto comunque importante discutere di questa mozione perché la riteniamo una mozione di grande rilievo. Lo vorrei dire all'onorevole Corsaro, davvero senza polemica...
Vorrei dire all'onorevole Corsaro davvero senza polemica: magari più che ai suoi amici di Facebook potrebbe andare a verificare l'interesse di questa mozione a Marzabotto, parlando coi superstiti dell'eccidio nazifascista, parlando con i loro familiari, anche con i loro nipoti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e forse vedrebbe che stiamo parlando di una cosa grande e terribile, che merita il rispetto e l'attenzione di quest'Aula. 
Proprio per questo ne vogliamo discutere oggi. La mozione l'abbiamo scritta insieme alle principali associazioni partigiane combattentistiche della memoria, e vuole affrontare tre temi di fondo. Il primo è il lavoro da fare sulla memoria e nei territori, nei luoghi dell'eccidio, negli impegni che lasciamo per il Governo, e speriamo per i Governi che seguiranno: la nostra idea è quella che si debba promuovere sempre di più un lavoro di conoscenza, di memoria, di approfondimento. Su questo tema specifico abbiamo costruito la mozione, e cioè nemmeno su tutto il fenomeno della guerra di liberazione, della lotta partigiana, ma su quelle stragi nazifasciste in Italia che hanno fatto 25 mila morti, per quello che stiamo scoprendo con l'Atlante delle stragi a cui l'ANPI sta lavorando in questi anni: donne, vecchi, bambini; e devo dire che nell'articolato e nella mozione ci siamo occupati molto anche dei militari italiani, e anche degli internati militari italiani che giustamente ho sentito richiamare in uno degli interventi. 
Il secondo punto che affrontiamo è quello dell'armadio della vergogna. È stato ricordato qui: nel 1960 furono – si disse allora – provvisoriamente archiviati in modo illegittimo 695 fascicoli che riguardavano 300 episodi di eccidi, che erano gli atti che ci avevano lasciato le polizie militari alleate; utilizzando quei fascicoli si sarebbero potuti svolgere i processi per molti criminali di guerra. I fascicoli sono stati disponibili solo nel 1994: alcuni processi sono stati svolti, ma ovviamente molto più in là negli anni e con maggiori difficoltà per individuare e punire i responsabili. Con questo voto noi adempiamo per me, da questo punto di vista, un dovere verso i familiari delle vittime, verso quelle stesse vittime, verso i luoghi dove ci sono stati gli eccidi; anche completando un lavoro che il Parlamento aveva iniziato. Sull'armadio della vergogna era stata istituita una Commissione parlamentare di inchiesta: quella Commissione aveva votato due relazioni, una di maggioranza e una di minoranza, ma poi non se ne era più discusso in Aula. E appunto, oggi alla Camera una mozione analoga è stata presentata al Senato: questa discussione secondo me è importante che si faccia, si fa anche proseguendo quel lavoro del Parlamento. 
E infine poniamo il tema del rapporto con le autorità tedesche. Dalle autorità tedesche ultimamente abbiamo avuto anche segnali importanti: insieme a tanti colleghi abbiamo firmato a suo tempo anche un'interrogazione, che ha provocato un importante attivarsi del Governo, perché era stato dato un premio in un comune tedesco ad un SS che era stato condannato in Italia per l'eccidio di Marzabotto, e quel premio è stato ritirato. Ma resta il tema da approfondire, da sviluppare, del fatto che devono essere eseguite in Germania le sentenze dei tribunali militari italiani. Voglio dirlo: è chiaro che le conseguenze penali per persone molto avanti negli anni saranno ovviamente nulle; però noi vogliamo affermare due punti di fondo. Il primo, che le democrazie europee non dimenticano, e quindi sanno continuare ancora oggi a fare giustizia, a punire i responsabili, perché quelle stragi ci sono state, e le nostre democrazie non le devono dimenticare. E poi vogliamo portare avanti insieme alla verità storica, che per tante di quelle stragi è accertata, sono scritti i testi, e così via, anche la verità giudiziaria, perché la verità giudiziaria ottenuta con tutte le garanzie che il nostro sistema penale, il sistema penale dei Paesi democratici garantisce a quelli che si trovano sotto processo, rimarrà nel tempo, prima di tutto rivolta alle giovani generazioni. E rimarrà una prova vera, appunto, una verità giudiziaria su quello che è accaduto, perché alla fine la cosa più importante è passare il testimone di quella memoria alle giovani generazioni, perché da quello che è accaduto viene un grande messaggio in difesa di valori di libertà, di democrazia, di tolleranza, contro ogni forma di razzismo, di violenza, di intolleranza; e sono valori di grandissima attualità, resi più forti dalla storia che abbiamo alle spalle, e che ci rendono più in grado di affrontare le sfide del nostro tempo.