Discussione sulle linee generali
Data: 
Martedì, 6 Dicembre, 2016
Nome: 
Paolo Bolognesi

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Presidente e colleghi, la discussione e la votazione di questa mozione è di importanza fondamentale, perché impegna il Governo a continuare a sostenere le iniziative a favore della conoscenza e della memoria storica sulle stragi compiute in Italia dai nazifascisti dal 1943 al 1945; ma è soprattutto importante l'impegno che attraverso questa mozione chiediamo al Governo di assumere perché si renda giustizia alle oltre 15.000 vittime e ai loro familiari, che ancora oggi attendono che le più recenti e definitive sentenze di condanna all'ergastolo dei crimini nazisti emesse da tribunali italiani e le loro richieste di risarcimento siano eseguite e accolte dalla Germania, sentenze a cui si è arrivati solo dalla fine degli anni Novanta ai primi anni Duemila a causa del più grande e grave insabbiamento della storia italiana, che ha garantito l'impunità ai carnefici di questi crimini contro l'umanità e ha privato del diritto alla giustizia le vittime e i loro familiari, le comunità come Sant'Anna di Stazzema, Fosse Ardeatine e Marzabotto e dell'Alto Reno, ed altre centinaia di comuni colpiti dalla violenza nazista. Sono stragi su cui dopo la liberazione si raccolsero denunce e testimonianze, atti e nomi dei colpevoli, informazioni raccolte in 695 fascicoli di indagine giudiziaria, che affluirono alla procura generale militare di Roma per essere trasmessi alle procure distrettuali militari competenti a processare e condannare i responsabili. Ma quella trasmissione di atti prevista e doverosa non fu mai fatta. Su quei fascicoli di indagine l'allora Capo della procura generale militare Enrico Santacroce, colui che nel 1974 fece parte della Commissione nominata dall'allora Ministro della difesa Andreotti per vigilare sulla distruzione dei 157.000 fascicoli illegali del SIFAR, guidati dal generale De Lorenzo, oppose un'archiviazione provvisoria, inesistente nel nostro ordinamento giuridico, e i 695 fascicoli furono occultati in uno scantinato del palazzo della procura, dentro un armadio protetto da un cancello chiuso a chiave, con le ante rivolte verso il muro: un blindato occultamento di Stato che sui responsabili delle stragi nazifasciste è terminato solo nel 1994 con la scoperta casuale di questo monumento all'ingiustizia. Le responsabilità delle istituzioni italiane per questo insabbiamento, che ha impedito l'avvio dei procedimenti penali, non sono state completamente identificate, nonostante il dettagliato e ampio lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d'inchiesta nel 2003. Il ritrovamento di quei fascicoli ha permesso ai tribunali italiani di istruire processi ed emettere sentenze definitive nei confronti dei colpevoli delle stragi, a cui sono stati comminati cinquantanove ergastoli, oltre a condanne in alcuni casi per altre specie di reato. 
Ma quell'armadio della vergogna sembra ancora non completamente aperto, perché, nonostante si siano celebrati, seppur tardivamente, i processi si continua a boicottare e a negare la dignità delle sentenze che rendono giustizia alle vittime e ai loro familiari, perché nessun criminale nazista risulta aver scontato un solo giorno di pena. 
La Germania ha negato sia la loro estradizione sia l'esecuzione delle condanne penali sul loro territorio, dichiarando illegittime nel 2013 le sentenze italiane. Emblematica per tutte la risposta ricevuta dalla procura militare di Verona, che ha chiesto, tramite un mandato d'arresto europeo del 20 aprile 2010, l'estradizione dei Max Schneider, uno dei boia della strage di Marzabotto, dove furono trucidate 720 persone, condannato definitivamente all'ergastolo. Al tribunale italiano la procura generale della Repubblica di Dresda, il 15 novembre 2010, risponde che «La richiesta – leggo testualmente – non è ammissibile. Il perseguitato – definiscono così Schneider – è cittadino tedesco e potrebbe essere estradato, come da voi richiesto, solo qualora dia il proprio consenso a verbale del giudice. Nel caso in questione non ha acconsentito all'estradizione, con la conseguenza che questo è inammissibile». Schneider, uno dei boia della strage di Marzabotto, non viene così estradato per la ragione ovvia che non ha dato il suo consenso a farlo. Sarà istruttivo per le generazioni future che tale motivazione resti agli atti del Parlamento. 
Quindi, dopo cinquant'anni di impunità, data grazie al più grave occultamento della nostra storia, quando finalmente si condannano i colpevoli delle stragi, le sentenze penali sono ignorate e i risarcimenti civili che i familiari delle vittime hanno chiesto alla Germania rifiutati. Per ottenere giustizia in sede civile, infatti, hanno dovuto affrontare un lungo calvario legislativo, concluso in loro favore con l'illuminata sentenza della Corte costituzionale, firmata dal magistrato Giuseppe Tesauro il 22 ottobre del 2014, che ha definito illegittima la legge n. 5 del 2013, in cui il Parlamento italiano aveva recepito la sentenza dell'AIA che nel 2012 ordinava all'Italia di prendere le misure necessarie per annullare tutti i processi civili in corso ed impedire ai magistrati di avviarne altri. Questo a garanzia dell'immunità degli Stati rivendicata dalla Germania, riconosciuta dal diritto consuetudinario internazionale valido per le mere azioni belliche non per i crimini contro l'umanità che devono essere perseguiti sempre e ovunque. Solo la determinazione di alcuni avvocati dei familiari delle vittime ha cancellato questo grave ostacolo legislativo. Interpellata dal tribunale di Firenze, che ha sollevato il dubbio di costituzionalità, la Consulta, con sentenza numero 238 del 2014, ha dichiarato la citata legge numero 5, che azzerava processi e sentenze, illegittima perché lede i principi dettati dalla Costituzione con gli articoli 2 e 24, il primo dei quali tutela il diritto inviolabile dell'uomo, il secondo il diritto alla difesa. E nella sentenza, che leggo testualmente, si spiega: il principio dell'immunità degli Stati dalla giurisdizione civile degli altri Stati, generalmente riconosciuto nel diritto internazionale, non opera nel nostro ordinamento qualora riguardi comportamenti illegittimi di uno Stato qualificabili e qualificati come crimini di guerra e contro l'umanità, lesivi di diritti inviolabili della persona e garantiti dalla Costituzione. Una sentenza che ha creato ex novo il diritto costituzionale a procedere nei confronti della Germania per il risarcimento dei danni derivanti dai crimini contro l'umanità da parte dei familiari delle vittime e restituito dignità all'azione giudiziaria della magistratura italiana. 
Con questa mozione chiediamo al Governo di non chiudere moralmente l'armadio della vergogna una seconda volta e di adoperarsi concretamente e doverosamente con ogni mezzo possibile perché alle vittime italiane delle stragi nazifasciste e ai loro familiari sia garantito l'inviolabile diritto alla giustizia, all'esecuzione delle condanne sia penali sia civili inflitte ai responsabili di quel crimine contro l'umanità. È fondamentale impegnarsi anche nella costruzione e diffusione di una memoria condivisa, preziosa per garantire il futuro della democrazia, ma è altrettanto indispensabile accostare il diritto al ricordo, la realtà del dovere di riconoscere la responsabilità del proprio passato non solo durante gli anniversari ma nel rispettare nei fatti il diritto alla giustizia delle vittime.