Illustrazione
Data: 
Venerdì, 5 Ottobre, 2018
Nome: 
Patrizia Prestipino

Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, è un tema, questo, molto delicato, molto complesso che mi riguarda in prima persona non solo da deputata, ma anche da docente della scuola pubblica. Vogliamo rivolgerci, con questo atto, al Ministro dell'Istruzione e al Ministro per la Famiglia e la disabilità, per chiedere delucidazioni riguardo una circostanza incresciosa che è rimbalzata su tutti i giornali, su tutti i media recentemente e che è arrivata anche a me di rimbalzo, come docente e deputato eletto in un collegio di Roma, da presidi, colleghi, genitori e ragazzi. Mi riferisco alla mancanza di 11.647 insegnanti di sostegno nella scuole italiane su 13.300 unità necessarie, parliamo dell'87,4 per cento del totale, cosa che determina una situazione pericolosa e imbarazzante che crea disagio, che lede il diritto all'istruzione e all'educazione di centinaia di migliaia di studenti disabili; sono circa 550 mila i ragazzi disabili, oggi, nella nostra scuola pubblica, tanto più che l'Italia è stata, poi, tra i primi Paesi al mondo a istituire un modello avanzato pedagogico, inclusivo e rispettoso della diversità, tanto da diventare un punto di riferimento in materia. Siamo stati per decenni un esempio di inclusione e di integrazione grazie alla disciplina coraggiosa che non ha rincorso i tempi, bensì li ha anticipati.

Si rende necessario ripercorrere, però, insieme alcune tappe che hanno sancito il vero cambiamento di passo del nostro Paese, quei passaggi che hanno segnato profondamente la coscienza sociale, culturale, educativa della nostra comunità e hanno introdotto nel nostro sistema educativo un approccio rivolto all'inclusione, appunto, un sistema avanguardistico sotto il profilo sociale e culturale, etico, politico e, soprattutto, umano.

Almeno fino agli anni Cinquanta dello scorso secolo il modello cui si ispirava il sistema scolastico della Repubblica verteva sull'esclusione, sulla deliberata separazione di gruppi di studenti con deficit vari, di tipo fisico, psichico sensoriale, da tutti gli altri cosiddetti normodotati. Solo negli anni Sessanta cominciò a farsi largo, progressivamente, una prospettiva diversa, anche grazie alla diffusione di un nuovo interesse nei confronti del welfare, dei diritti umani.

La graduale costruzione di una coscienza politico-culturale orientata alla protezione dei diritti degli ultimi coinvolse in maniera molto forte, anche dal punto di vista emotivo, il mondo della scuola, i suoi obiettivi, le sue scelte politiche e didattiche. Tutti abbiamo nel cuore la I care di don Milani soprattutto in relazione alla disabilità. Di conseguenza, con la legge n. 118 del 1971 e dopo con l'istituzione della Commissione Falcucci nel 1974 la legislazione italiana diede il via a un vero e proprio processo di inclusione degli alunni disabili nella scuola pubblica. Il “documento Falcucci” rappresenta, quindi, un passaggio definitivo da una concezione puramente assistenziale, derivante dalla logica del mero inserimento, a una prospettiva che, invece, era improntata alla relazione di aiuto che è tipica dell'integrazione. Sarà, però, la legge n. 517 del 1977 a recepire pienamente le risultanze e lo spirito di questo documento e a tradurre in norma l'estensione del diritto alla frequenza delle scuole comuni anche per i soggetti più gravi oppure non udenti e non vedenti.

Ma come ricordato già, il test attorno al quale l'intera legge ruota è appunto quel concetto di integrazione che a tutti è così caro e che oggi è tornato prepotentemente di attualità, che crea i giusti presupposti per la creazione di un modello dell'inclusione in quanto si occupa dei disabili non come problema specifico da trattare separatamente, ma li colloca all'interno del processo di trasformazione complessiva del sistema scolastico, un sistema che sappia innanzitutto prendere atto delle diversità e sia capace di farne, invece, un valore aggiunto, una risorsa preziosa per la comunità intera.

Un ulteriore passo in avanti si è fatto con la legge quadro sull'handicap nel 1992, la quale sancisce, all'articolo 12, il diritto assoluto all'istruzione e all'educazione nelle sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle scuole di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie, sottolineando l'importanza dell'integrazione scolastica con l'obiettivo di sviluppo delle potenzialità della persona disabile nell'apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione. La stessa legge, inoltre, afferma che l'esercizio di questi diritti non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalla disabilità. L'inclusione diventa, quindi, il contesto entro il quale tutti gli studenti sono ugualmente valorizzati, rispettati e dotati delle stesse opportunità di formazione, crescita ed apprendimento.

Per rendere operativi, però, i principi della didattica inclusiva, per far sì che davvero gli studenti disabili possano godere pienamente del diritto all'istruzione e all'educazione, per realizzare un contesto effettivo di valorizzazione e cura, è assolutamente necessario che lo Stato si erga a garante di questi diritti, poiché garantirne l'esercizio solo ad alcuni equivale a non garantirli affatto. Dunque, ritorno al mese di settembre, nel quale abbiamo appreso queste tristi notizie riguardo la mancanza di 11.647 insegnanti di sostegno. Sappiamo con assoluta certezza che la situazione, di una gravità davvero dolorosa - e ne sono testimone visivo ed oculare -, verrà risolta, ancora una volta, con l'impiego di docenti abilitati in tutt'altre materie. Vi assicuro che in 25 anni di insegnamento ho visto situazioni estreme: ho visto, da una parte, colleghi che hanno l'abilitazione al sostegno occuparsi dei loro ragazzi in maniera virtuosa, competente e appassionata; dall'altra parte, ho visto ragazzi disabili che, in mancanza di insegnanti di sostegno nella scuola perché non ancora reclutati, sono stati parcheggiati nelle aule, in fondo all'aula, senza assistenza, o nelle palestre o nel cortile e questo determina l'emarginazione più dolorosa di cui parlavamo prima (e immaginatevi con quale sconforto dei genitori che, invece, si sarebbero aspettati o si aspetterebbero dalla scuola un sostegno a 360 gradi).

Ora, alla luce di questi fatti qualcuno ha il dovere di spiegare come possiamo ancora sostenere di avere uno dei sistemi scolastici più inclusivi d'Europa e del mondo, come eravamo invece qualche anno fa.

Qualcuno deve spiegare come sia possibile avere norme specifiche per tutelare il diritto sacrosanto delle persone disabili di condurre un'esistenza dignitosa, di poter realizzare la propria personalità e di poter vivere normalmente in questa società se poi queste prescrizioni sono smentite puntualmente nei fatti, se poi c'è la totale assenza di sensibilità da parte delle istituzioni, se c'è il totale caos nell'organizzazione legislativa, giuridica e anche amministrativa e scolastica, se c'è l'assenza, da parte della politica, di certe promesse, del mantenimento di certe promesse, se manca una chiara volontà di perseguire la strada non del taglio della spesa pubblica sulla pelle degli individui più deboli ma, al contrario, l'incremento della spesa pubblica a favore delle persone più deboli.

Inoltre, la mancata ed effettiva applicazione oggi delle nostre leggi scolastiche, così avanzate, inclusive e capaci di garantire tutti i ragazzi - tutti i ragazzi! - allo stesso modo, vuol dire, di fatto, cancellare le conquiste sociali che sono frutto degli ultimi quarant'anni di storia del nostro Paese, che abbiamo con orgoglio avanzato coram populo davanti al resto del mondo, che sono emerse prepotentemente negli anni Settanta e sulle quale tutti i nostri ragazzi, soprattutto i più deboli, hanno diritto, ancora oggi, di poter fare affidamento.

È per questa ragione che ci rivolgiamo ai Ministri Bussetti e Fontana per chiedere loro se non ritengano moralmente e legalmente doveroso ed urgente intervenire per porre un rimedio, strutturato e definitivo, a questo preoccupante problema della mancanza di sostegno, che toglie il sonno a migliaia di ragazzi ma anche a decine di migliaia di genitori del nostro Paese.