Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 11 Febbraio, 2016
Nome: 
Enrico Borghi

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Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, noi oggi stiamo affrontando una tematica che ha una serie molteplice di aspetti, che è giusto vengano presi in considerazione e sui quali è altrettanto giusto, anzi mi verrebbe da dire doveroso, che il Parlamento fornisca una chiara indicazione all'Esecutivo all'interno del percorso che esso è chiamato a intraprendere, sulla base di un atto che il medesimo ha effettuato e che noi qui in Parlamento abbiamo ratificato, che smentisce di per se stesse alcune preoccupazioni e alcune accuse che sono state formulate in precedenza nel corso del dibattito, tendenti a sostenere che l'azione del Governo e della maggioranza siano state la cessione dei diritti dei lavoratori in cambio di accordi sul sistema bancario e sul sistema fiscale. 
Non è così, tant’è vero che la legge sulla cosiddetta collaborazione volontaria è stata sganciata dalla discussione sul merito della questione relativa all'accordo fiscale Italia-Svizzera e al trattamento dei lavoratori frontalieri, e quindi è giusto che ora ci si concentri su questa seconda parte, sapendo che le due questioni sono certo due facce della stessa medaglia, ma che nessuno ha ceduto in cambio di non meglio sottaciuti accordi. Al contrario, occorre prendere la questione nella sua globalità, partendo da un dato: il dato è quello di una progressiva integrazione delle economie fra Italia e Svizzera, perché i 60 mila lavoratori di cui stiamo parlando oggi, sono la conseguenza di un processo di costante e continua integrazione delle economie tra le zone di confine, fra i cantoni del Vallese, dei Grigioni e del Ticino, e le province del Nord Italia di Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia e provincia autonoma di Bolzano. 
E non va neppure sottaciuto il fatto che l'Italia è il secondo partner commerciale della Svizzera e che l'interscambio commerciale fra Italia e Svizzera è addirittura superiore come volumi a quello fra Italia e Cina, che la Svizzera è uno dei nostri principali fornitori di energia idroelettrica, e che stiamo raggiungendo con loro importanti investimenti nel campo delle infrastrutture e del trasporto su ferro. Quindi, due Paesi amici. Però, signor Presidente, come si suol dire, amicus Plato, sed magis amica veritas ! E noi non possiamo sottacere, dentro questo percorso, questioni che sono sul campo e che non afferiscono a opinioni, discussioni, volontà generiche, ma a decisioni, perché è giusto che l'Aula sappia che in questo momento ci sono dei nostri concittadini che pagano più tasse sul lavoro in Canton Ticino solo ed esclusivamente per il fatto che sono italiani ! E questa è la conseguenza di una specifica campagna politica lanciata dall'estrema destra svizzera e ticinese, e per non fare nomi UDC e Lega dei ticinesi, tendenti a creare le condizioni per le quali gli italiani debbono stare a casa loro: uso frasi che essi stessi utilizzano. 
Forse l'Aula non è a conoscenza del fatto che un italiano, per lavorare in Svizzera, deve produrre una mole di documentazioni burocratiche, perché si parte dal presupposto che gli italiani delinquono di più rispetto ad altre nazioni e ad altri cittadini di altri Paesi. Forse l'Aula non sa che, a seguito di una legge varata dal Canton Ticino, le nostre aziende artigiane non potranno lavorare in Canton Ticino e hanno un'attività di dumping clamoroso, con uno sbarramento all'ingresso, proprio perché si parte dal presupposto che gli italiani non debbono lavorare in Canton Ticino.  Forse l'Aula non sa che le campagne xenofobe che stanno alla base di questi provvedimenti vanno nella direzione di introdurre delle quote in ingresso proprio a scapito dei nostri lavoratori e dei nostri cittadini. E allora, siccome noi, signor Presidente, noi del Partito Democratico parliamo lo stesso linguaggio ed esprimiamo gli stessi valori a Roma, a Milano, a Varese, a Bellinzona e a Berna, a differenza di altri, noi poniamo questo elemento come premessa rispetto alla prosecuzione del percorso, e cioè deve essere chiaro che l'elemento di integrazione che sta alla base dell'Accordo, deve vedere l'eliminazione di qualsiasi genere di discriminazione nei confronti dei nostri lavoratori, nei confronti delle nostre aziende, nei confronti dei nostri concittadini. 
Se c’è una reale volontà di accordo lungo questo percorso, noi possiamo procedere lungo che cosa ? Lungo i versanti che abbiamo introdotto all'interno di questa mozione, che oggi, attraverso il lavoro che la maggioranza fa e che esprime, fornisce al Governo una serie molto chiara di impegni che noi vogliamo vengano poi tradotti all'interno della legge di ratifica: impegni che vanno dal processo di armonizzazione fiscale temperata, graduata e progressiva; che vanno dall'estensione della franchigia per i lavoratori entro fascia e che oggi viene assicurata i lavoratori fuori fascia; che vanno dal fornire una garanzia ai comuni di frontiera che non si vedranno deprivati delle risorse che oggi vengono garantite in base all'accordo del 1974 che ci si accinge ad archiviare; che vanno dall'introduzione di quello che noi abbiamo voluto definire lo Statuto del frontaliere, e cioè il riconoscimento dei diritti dei nostri lavoratori e il riconoscimento dei titoli di studio, delle qualifiche professionali e della qualità della formazione delle nostre aziende, delle nostre maestranze e della professionalità dei nostri lavoratori e delle nostre imprese; che vanno – aggiungo un punto molto importante al rappresentante del Governo – da un provvedimento che noi chiediamo venga immediatamente assunto a seguito dall'approvazione di questo documento, e cioè sgombrare il campo definitivamente da interpretazioni astruse, di natura burocratica, che, per la verità, hanno fatto fino a questo momento in regione Lombardia, che portano a immaginare che i lavoratori frontalieri debbano pagare una quota aggiuntiva per garantire le prestazioni del Servizio sanitario nazionale. Non è così ! Sono cittadini italiani come tutti e, quindi, come tutti hanno il diritto di accedere al sistema universalistico delle prestazioni, che vanno, signor Viceministro, dall'introduzione di un sistema forfettario per il secondo pilastro delle prestazioni previdenziali per i lavoratori e per quelli che sono in previdenza, per i cittadini che lavorano e per quelli che hanno smesso di lavorare e che sono rientrati all'interno del nostro tessuto nazionale, e che vanno, da ultimo, su un risultato estremamente qualificante che noi otteniamo con questa mozione, cioè l'idea che il cosiddetto extra gettito fiscale – che non è l'aumento delle imposte, ma è il fatto che venga alla luce improvvisamente, a seguito di questa operazione, un imponibile che fino a ieri non era a conoscenza del fisco italiano – che questo aumento di extra gettito venga garantito alle zone di confine per attività di integrazione fra i due Paesi. E questa è veramente la valorizzazione dell'autonomia e il principio federalista per cui i soldi rimangono laddove vengono generati ! 
In conclusione, pertanto, signori del Governo e onorevoli colleghi, il Partito Democratico ha posto quattro elementi di fondo che ci fa piacere siano stati recepiti dagli altri partner della maggioranza all'interno di questa mozione: libertà di circolazione delle persone, libertà di intrapresa, garanzia per i diritti dei lavoratori e attenzione ai territori. Su queste basi noi crediamo ci siano tutte le condizioni per procedere, qualora arrivino le risposte che ci attendiamo debbano arrivare dal Governo di Berna e dall'azione di chiarificazione nei confronti del Canton Ticino e procedere nel senso della direzione che questo documento traccia e ci pare una risposta molto importante alle esigenze del Paese e, all'interno delle esigenze del Paese, ai diritti di parti importanti dei nostri lavoratori.