Data: 
Lunedì, 26 Maggio, 2014
Nome: 
Paolo Cova

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Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi in Aula discutiamo di uno dei gioielli italiani, cioè uno dei benipreziosi della nostra agricoltura, che è quello del miele.
  È un prodotto assolutamente prezioso per la nostra alimentazione, in particolare proprio per le caratteristiche organolettiche che ha questo prodotto, il miele, e poi soprattutto per la sua capacità di essere impiegato per l'alimentazione anche di persone che hanno dei problemi a livello riabilitativo con delle patologie. Pensiamo all'uso della pappa reale, che è un uso frequente e che viene utilizzata anche come ricostituente. Da qui l'importanza di avere dei prodotti che svolgano una funzione anche sanitaria.
  Noi esportiamo quasi 10 mila quintali di miele. Questo sta a significare anche l'importanza del nostro prodotto, il miele, come prodotto biologico che viene apprezzato a livello mondiale. Abbiamo esportazioni in Europa, ma anche a livello mondiale (Stati Uniti e India). Perché oggi discutiamo delle api ? Discutiamo delle api perché sono le produttrici di questo nettare, sono le produttrici del miele, di una parte importante dell'alimentazione, ma sono anche un bene prezioso perché intervengono nel ciclo della nostra natura. Intervengono a mantenere l'ecosistema, soprattutto per quello che riguarda l'impollinazione, cioè tutto il sistema che va a riguardare la fecondazione delle piante, dei fiori, dei frutti, ed è una dimensione che non possiamo assolutamente dimenticare, perché senza l'opera di questi piccoli insetti tante produzioni non potrebbero avere il proprio sviluppo e la propria vita.
  Negli ultimi anni, come è stato segnalato anche nelle altre mozioni, si parla continuamente di questa moria delle api e, devo dire, da ieri sono spariti anche i «grillini»... Dicevo di questa moria delle api e di quali siano le cause di questa moria. Su questo si è discusso qualche anno fa, nel 2008-2009, perché era cominciato a sorgere questo problema. Allora, il tema era stato posto soprattutto sull'uso dei diserbanti, dei pesticidi e in particolare dei nicotinoidi, che vengono usati nel campo dell'agricoltura.
  Però, mi permetto di fare alcune osservazioni, leggendo anche le altre mozioni, su come è stato affrontato, in tutti questi anni, il tema della moria delle api. È stato affrontato sotto un aspetto agricolo, come un tema che riguarda l'agricoltura, ma non è così. Noi stiamo parlando di un tema sanitario, noi stiamo parlando di un animale, di un insetto, stiamo parlando di allevamenti. Le api vengono considerate degli allevamenti zootecnici che ricadono ampiamente sotto il sistema sanitario nazionale. La stessa legislazione che fa capo al sistema sanitario – e penso, in particolare, al regolamento di polizia veterinaria – parla e si riferisce alle api, alle malattie delle api e a tutto quello che riguarda il tema delle api. Allora, in tutti questi anni si è trattato delle api e del miele come di un aspetto agronomico, agricolo. Invece, non lo è. Oltre ad essere un insetto, un animale, un allevamento zootecnico, è anche un animale che produce alimenti per il consumo umano, per cui le api devono essere sotto la tutela e il controllo del servizio sanitario.
  Perché tutto questo ? Perché faccio questa riflessione ? Perché, se vogliamo arrivare veramente a capire qual è il problema, non ci possiamo fermare solamente al tema dell'agricoltura. In questi anni si è pensato all'allevamento delle api, ad una sua anagrafe, all'intervento dei pesticidi, degli insetticidi, a tutti i servizi di assistenza fatti agli agricoltori in apicoltura, ma tutto questo è stato fatto negando e senza prendere in considerazione la dimensione sanitaria, che è la parte più importante.
  Allora, quando parliamo e diciamo che c’è questa moria, noi dobbiamo pensare e domandarci perché queste api muoiono, qual è il motivo. In Italia la moria si riconduce prevalentemente a una causa, come ho detto prima, legata ai prodotti fitosanitari che vengono usati in agricoltura. Ma non sono le uniche cause. Ci sono altre cause e ci sono altre responsabilità.
  Allora, ritengo e riteniamo che sia importante giungere ad una diagnosi. È importante che venga fatta una diagnosi della moria delle api, per cui si possa determinare qual è la causa, che cosa causa la morte delle api, che cura a questo punto possiamo approntare, e soprattutto quale prevenzione possiamo mettere in campo per evitare una futura ed eventuale moria delle api.
  A noi attualmente manca una corretta diagnosi, perché si è dato solo un taglio agronomico o di agricoltura, ma non sanitario. Voglio citare a questo punto un esempio che è stato attuato in Italia per cercare di risolvere con cognizione di causa il problema, ed è stato attuato in Trentino. In Trentino hanno pensato di risolvere e di affrontare il problema facendo veramente un'indagine epidemiologica sulle cause di morte, investendo di questa responsabilità un sistema sanitario, i medici veterinari liberi professionisti e i medici veterinari del Servizio sanitario, tutta la rete degli istituti zooprofilattici, che già operano su questo settore.
  Questo ha permesso di giungere ad una conoscenza dello stato sanitario degli alveari. E questa indagine sanitaria fatta in Trentino, che viene regolarmente svolta negli altri Paesi europei, dove possono dire chiaramente quali sono anche le cause di mortalità delle api, ha permesso di dire che ci sono delle malattie infettive e malattie parassitarie infettive che vanno ad interessare i nostri alveari e che causano la morte delle api. Penso alla peste americana, la varroasi, la nosema, l'ascoferosi, la vespa velutina, che sta entrando prepotentemente, ad altri parassiti e altri batteri che stanno interessando gli allevamenti. Sono malattie che oltretutto sono ad obbligo di denuncia, cosa che attualmente non sta avvenendo. Poche sono le denunce. Allora, questo è il contesto che si riscontra in Trentino, dove la giusta collaborazione fra la parte sanitaria, che si è fatta carico di questo problema, e la parte di assistenza tecnica agronomica ha portato a capire e a scoprire che cosa stava succedendo.
  Un altro aspetto che è importante e che deve legare l'agricoltura alla sanità, in particolare per questa dimensione che riguarda le api, è quello del rapporto che ci deve essere tra la banca dati del sistema sanitario nazionale, che fa capo al sistema veterinario, e quello dell'agricoltura. È importante sapere quanti sono gli alveari censiti e dove sono, ma che ci sia una univocità. In questi anni questa univocità non c’è stata: ognuno ha lavorato per la sua strada e non c’è stato un dialogo, per cui non si sa e non si conosce. Il Ministero dell'agricoltura oltretutto ha messo in campo dei progetti che non dialogano con il sistema sanitario. Manca allora proprio una conoscenza di quello che sta avvenendo. Io mi rendo conto di una grande difficoltà, facendo queste proposte: portare tutto questo sul tema della sanità vuol dire che alcune malattie effettivamente sono soggette a denuncia, però vuol dire che a questo punto si affronta seriamente il tema e il problema della moria delle api.
  L'Italia ha già vissuto questa situazione in altri anni con altre patologie. Voglio solo ricordare quello che è avvenuto negli anni scorsi, quando c'era la tubercolosi nelle vacche o la presenza della brucellosi. Si sono affrontate seriamente sotto il termine sanitario e si è posto termine a queste patologie. Non possiamo nasconderci che ci sono queste difficoltà e vanno conosciute, anche perché le api comunque sono degli animali che volano e hanno la capacità di volare, hanno la possibilità di volare anche per tre chilometri. I regolamenti sono chiari sotto questo aspetto, proprio perché io posso avere una malattia batterica, posso avere una malattia protozoaria, una malattia parassitaria, e la trasmetto negli allevamenti che stanno intorno, ma se non lo so e non ne sono a conoscenza, questo non può avvenire.
  C’è un altro tema che è importante e che in questi anni è stato un po’ dimenticato: quello dei trattamenti. I trattamenti che sono stati fatti in queste aziende, i trattamenti farmacologici, e da chi sono stati fatti. La legislazione europea ed italiana è abbastanza netta e chiara su questo aspetto: è vietato l'uso dei sulfamidici e l'uso degli antibiotici per le api. Si possono usare altri farmaci antiparassitari, anche ad uso libero, ma gli antibiotici e i sulfamidici non sono permessi proprio perché c’è un tempo di sospensione e di latenza di questi farmaci all'interno del miele. Ma, cosa ben più grave, è che questo farmaco può rimanere anche nella matrice dell'alveare e la permanenza all'interno della matrice dell'alveare può durare a tempo indeterminato, dove noi non riusciamo a definire e a determinare quanto è il tempo.
  La presenza delle api all'interno della matrice alveare fa sì che l'ape pur non essendo più trattata viene comunque a contatto con un antibiotico e la rende costantemente a contatto con l'antibiotico per cui continua a produrre e potrebbe produrre miele che contiene al proprio interno del residuo farmacologico. Questo è un aspetto che va tenuto presente. In questi anni questo è avvenuto. Dobbiamo anche tenere presente, come detto, che le api volano e avere nella matrice dell'alveare la presenza ancora dell'antibiotico fa sì che queste api possano portare questo antibiotico anche su altri fiori dove vanno ad impollinare con una trasmissione continua.
  Il blocco che è stato fatto a livello europeo secondo me è un aspetto importante e non va derogato, proprio perché la qualità del nostro miele è ampiamente superiore a quello che viene da altri Paesi fuori dall'Europa. Questo permette di avere un miele di qualità, un miele senza residuo. Inoltre – questo deve essere chiaro anche ai produttori di miele – dare la possibilità di derogare alla presenza e all'uso di farmaci, antibiotici o sulfamidici, consentirebbe di avere dei residui all'interno del miele e, quindi, ciò potrebbe comportare di essere completamente invasi da miele che arriva da altre nazioni. Questo sarebbe veramente un danno per la nostra produzione e soprattutto per quella produzione di qualità che abbiamo in Italia.
  Mi soffermo ora su un altro aspetto che non è stato considerato e che deve essere preso in considerazione. Perché prima parlavo di chi ha prescritto questi trattamenti e da chi sono stati fatti ? Più studi dimostrano che l'interazione tra pesticidi e gli antibiotici aumenta la mortalità delle api, diventa veramente un cocktail che facilita e porta alla morte più velocemente questi animali.
  Allora deve essere chiaro che tutta la parte sanitaria di trattamento e di gestione di questa parte deve essere fatta nell'ambito sanitario. Il Ministero negli anni scorsi aveva preparato ed aveva istituito questo servizio spia di pronto intervento. Il Ministro dell'agricoltura aveva predisposto questo intervento al quale però non faceva capo nessun veterinario, dove c’è, come detto prima, una competenza specifica. Allora noi chiediamo un'indagine epidemiologica fatta da veterinari pubblici dipendenti. Chiediamo anche di mantenere il divieto all'uso di antibiotici e sulfamidici per garantire il nostro miele, per garantire la matrice alveare e per evitare che vi sia un trasporto del polline. È importante che vi sia una politica sanitaria su questo tema. Che sia ricondotto tutto il tema della moria nell'ambito sanitario del Ministero della sanità, affinché la profilassi e la prevenzione, operate dai veterinari pubblici dipendenti e dai veterinari liberi professionisti con le associazioni apistiche, svolgano veramente una funzione di prevenzione. L'agricoltura ha messo in campo – scusate il gioco di parole – il «campo libero». Quella dove si parla anche di assistenza tecnica è un'ottima iniziativa ma all'interno di questa ci devono essere dei veterinari che collaborano a formare e a dare l'assistenza e il supporto agli apicoltori e ai tecnici apistici. Non nascondo che serve anche una maggiore formazione universitaria per i veterinari...Sto chiudendo, Presidente. Ciò per avere veterinari esperti e preparati in materia.
  Abbiamo chiesto anche veramente di lavorare perché ci siano dei laboratori che facciano indagini più approfondite sull'uso dei pesticidi perché giustamente c’è tutta una questione sanitaria, ma deve essere valutata, concordata e capita qual è l'interazione di questa moria sanitaria, patologica, legata a malattie infettive, anche con l'uso dei pesticidi.