Data: 
Mercoledì, 28 Maggio, 2014
Nome: 
Paolo Cova

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Signor Presidente, onorevoli colleghi, come avevo detto in sede di discussione sulle linee generali, stiamo parlando della moria delle api, ma dobbiamo anche valutare il ruolo prezioso che stanno giocando questi animali, questi insetti, per tutta l'alimentazione, le persone e anche la natura. Questo perché ? Perché il miele è un nettare prezioso per l'alimentazione e viene usato in particolare anche per alcune categorie di persone come forma di integratore. Dobbiamo tenere anche presente come proprio la pappa reale, questa parte del prodotto delle api, svolga un ruolo fondamentale per le persone debilitate.Il miele è anche importante per tutto il nostro settore dell'apicoltura proprio perché esportiamo all'estero quasi 10 mila quintali di miele, un prodotto altamente prezioso e gradito all'estero. Viene esportato in Europa, ma anche in tanti Paesi extraeuropei, proprio per la qualità che abbiamo. Inoltre, il ruolo che giocano le api è fondamentale per tutto il nostro ecosistema, in quanto le api svolgono l'impollinatura, vanno ad impollinare le piante. Buona parte dell'impollinazione e della successiva nascita di frutti e fiori avviene proprio perché ci sono questi animaletti, questi insetti che svolgono questo ruolo.
  Il tema, però, è perché c’è questa moria di api: quali sono le cause ? In questi anni, soprattutto a partire dal 2008, si è ritenuto che la causa principale della morte delle api sia legata all'uso di pesticidi e di insetticidi in agricoltura. In particolare, si è fatto un uso indiscriminato dei nicotinoidi di nuova generazione, per cui è stato introdotto a livello europeo un divieto per l'uso di questi nicotinoidi. Però, pure dopo quattro, cinque, sei anni siamo ancora di fronte ad una difficoltà e una moria delle api. Per cui, non è l'unica causa, ci sono altre cause ed altre concause che intervengono su questo tema. Voglio dire che questo tema in Italia è stato affrontato sempre e solamente dal settore agricolo, dall'agricoltura, invece questo è un tema sanitario, perché stiamo parlando di un animale, stiamo parlando di un insetto e stiamo parlando di un animale che produce un alimento destinato al consumo umano.
  Allora, a questo punto la competenza di questa moria è a livello sanitario, a livello del nostro Ministero della salute: dev'essere ricondotta all'interno dei servizi sanitari veterinari. Invece dal 2008 si è posta l'attenzione solo nel settore agricolo, si è posta l'attenzione sulla gestione dell'anagrafe degli allevamenti. Ma noi siamo di fronte a una diversità di presenza di banche dati sugli allevamenti di api: una banca dati che è quella gestita dal settore dell'agricoltura e una gestita dal settore della sanità; non sono ricondotte in un'unica banca dati. Questo perché ? Perché questo potrebbe permettere di conoscere effettivamente qual è la consistenza dei nostri allevamenti, e soprattutto le problematiche all'interno dei singoli allevamenti.
  Il Ministero dell'agricoltura ha istituito anche un servizio di assistenza, che viene chiamato SPIA; un servizio di pronto intervento gestito dal settore dell'agricoltura, che ha escluso tutta la parte del settore sanitario-veterinario. Questo è stato un gravissimo danno che è stato attuato dal 2008 fino ad oggi, perché nessuno si è messo nella condizione di valutare quali erano le cause che portavano poi alla morte delle api. Infatti se noi andiamo a vedere, è stata fatta in Trentino un'esperienza molto importante e significativa, dove la regione Trentino ha dato la possibilità e ha istituito un'indagine epidemiologica, che è andata valutare quali erano le cause all'interno degli allevamenti: i veterinari che sono andati nelle aziende hanno fatto una verifica per capire quali erano le malattie infettive.
  Noi abbiamo una serie di malattie infettive che stanno attanagliando i nostri allevamenti, e non lo sappiamo: non ne siamo a conoscenza. Infatti questa indagine ha portato a verificare qual era la consistenza della peste americana, della varroasi, della aethina, di tutte quelle malattie che possono portare ad un danno solo all'allevamento, e non direttamente al miele, possono portare alla moria di questi animali.
  Allora, noi chiediamo con questa mozione che venga fatta questa indagine epidemiologica: venga ricondotto tutto all'interno del Servizio sanitario nazionale, dove i veterinari aziendali, con i veterinari pubblici dipendenti, possano andare a fare una diagnosi delle malattie presenti. A questo io voglio ricondurre quello che è avvenuto negli anni scorsi, quando in Italia c'era la presenza all'interno dell'allevamento delle vacche da latte e delle vacche da carne, della tubercolosi, della brucellosi, della leucosi. In questo passaggio, in quella situazione è stato il sistema sanitario veterinario che è intervenuto per debellare queste malattie. Allora, questo è quello che deve avvenire adesso anche nel settore apistico: per cui un'indagine epidemiologica, che ci porti a capire qual è la reale mortalità anche delle api, perché noi non sappiamo e non abbiamo, come ho detto prima, una reale conoscenza e consistenza di questa mortalità.
  C’è poi un divieto: chiediamo di mantenere questo divieto all'uso degli antibiotici e dei sulfamidici, anche se venissero determinati i tempi residuali massimi della presenza dei farmaci. Questo perché ? Perché l'allevamento delle api è particolare: quando noi andiamo a trattare comunque questi animali all'interno della matrice dell'alveare – e qui penso alla cera, che c’è all'interno delle api, ma tutta la matrice – all'interno di questa struttura permane comunque l'antibiotico, e questo antibiotico viene rilasciato comunque nel tempo e nell'arco dei mesi. Per cui andare a determinare qual è il tempo di residuo massimo non ci permette poi comunque di dire l'assorbimento che avranno queste api rimanendo all'interno dell'alveare.
  Ricordo anche che le api sono degli animali che volano, e questo permette di portare questo antibiotico, che è rimasto all'interno della matrice, al di là dei tempi di resistenza e di persistenza, anche sui fiori e sugli altri frutti che vanno a toccare: per cui avremo una diffusione comunque di questo antibiotico. Per quello noi chiediamo comunque di vietare e di proibire l'uso di antibiotici e sulfamidici.
  Voglio dire anche che il nostro miele in Europa è ancora esente dall'uso di antibiotici: è vietato l'uso di antibiotici in tutta Europa; cosa che non avviene negli altri Paesi, perché in altri Paesi è consentito.E se noi consentissimo l'uso di antibiotici e sulfamidici anche in Italia a questo punto avremmo la possibilità di avere l'immissione sul mercato nazionale di miele che avrebbe comunque la presenza di residui minimi. Il tema è dunque quello di una vera politica sanitaria per combattere la moria delle api.
  Allora, bisogna fare delle azioni di profilassi e di prevenzione ad opera dei veterinari pubblici dipendenti con i veterinari liberi professionisti aziendali che, in collaborazione con le associazioni apistiche e con agli apicoltori, si mettano in campo per andare a vedere quali sono le problematiche. È vero, c’è un tema che è concreto, che è stato sollevato anche dalla mozione della collega Bergamini: quello della denuncia, il tema che alcune di queste malattie sono soggette a denuncia. Forse conviene intervenire e sottoporre queste patologie, queste infezioni alla denuncia proprio per andare a debellare queste malattie, come chiede il regolamento di polizia veterinaria, proprio per evitare un futuro contagio.
  Credo anche che l'iniziativa messa in campo dal Ministero dell'agricoltura, quella di «Campo libero», che prepara e pensa ad una assistenza tecnica veterinaria, una assistenza tecnica all'interno delle aziende zootecniche, sia fondamentale, per cui non più una assistenza, come previsto da SPIA, dove non c’è una relazione sanitaria da parte dei veterinari, ma un'assistenza tecnica dove i veterinari, con i tecnici apistici e con le associazioni degli apicoltori possano veramente portare a uno sviluppo di questo settore.
  Mi permetto di fare anche un accorato invito alle associazioni degli apicoltori e a tutti gli apicoltori perché come in Italia abbiamo debellato altre malattie che hanno riguardato altri animali, e penso alle vacche da latte, alle vacche da carne, ai suini, dove gli stessi allevatori in collaborazione con il settore veterinario e i servizi veterinari hanno debellato alcune malattie, io credo che in questo caso bisogna proprio mettere mano a questa situazione, per cui gli stessi apicoltori per mantenere la propria qualità e per mantenere il proprio patrimonio zootecnico si devono rimettere a questa nuova attenzione, cioè prevenzione e profilassi.