Mozione
Data: 
Martedì, 26 Gennaio, 2016
Nome: 
Ernesto Magorno

Signora Presidente, onorevoli colleghi, Sandro Pertini nel 1982 in un passaggio del suo discorso di fine anno affermò che il problema del Mezzogiorno non può essere considerato soltanto un problema di quella regione, deve essere invece considerato un problema nazionale, se lo si vuole risolvere. Oggi a distanza di anni in quest'Aula tali parole riecheggiano in tutta la loro straordinaria attualità e non possono non essere prese in considerazione. Sono parole che dovrebbero scuotere le coscienze e far riflettere soprattutto i componenti meridionali di quei partiti che sono stati alla guida del Paese e che, troppo preoccupati di difendere il proprio status quo, per anni hanno consentito a movimenti politici apertamente antimeridionalisti di usare il sud come bancomat e che oggi, del tutto immemori del loro discutibile operato, propinano giudizi – li abbiamo ascoltati – avanzano critiche e considerazione gratuite sulle presenti colpe di questo Governo. Signora Presidente, onorevoli colleghi, la sensibilità verso il Mezzogiorno di questo Paese è dimostrata da quei banchi vuoti... ...come i sacerdoti nel tempio. Ho ascoltato, signora Presidente, citazioni su Sant'Agostino, a me piace ricordare invece la scena evangelica dei sacerdoti che si stracciano le vesti e abbandonano il tempio; oggi hanno criticato aspramente questo Governo e negli anni passati hanno sostenuto i peggiori Governi antimeridionalisti della storia di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e quando da sindaci del Mezzogiorno d'Italia, con le fasce tricolore, difendevamo gli uffici postali che venivano chiusi, gli ospedali periferici che venivano chiusi nel Mezzogiorno del nostro Paese, siamo stati abbandonati da quegli stessi Governi sostenuti da chi ha lasciato oggi i banchi vuoti in quest'Aula. Ed è vero invece che oggi c’è un Governo che, puntando sulla crescita e sullo sviluppo, ha dato un ulteriore segno di sensibilità e attuazione nei confronti del Mezzogiorno d'Italia. I numeri parlano chiaro: dopo sette anni di crisi il prodotto interno lordo del sud è tornato finalmente a crescere. Si tratta solo di uno 0,1 per cento in più, un dato sicuramente ridotto rispetto a quello nazionale, ma che rappresenta un primo raggio di luce nel buio in cui il Mezzogiorno era piombato. È vero, il percorso da fare è ancora lungo ma la strada è senz'altro quella giusta, è la strada delle riforme, del cambiamento, un cambiamento che è anche soprattutto cultura e innovazione, come è stato già detto da autorevoli colleghi che mi hanno preceduto. La visita di Renzi a Pompei prima di Natale, il suo ritorno a Caserta, l'attenzione verso vertenze come l'Ilva verso emergenze come la Terra dei fuochi dimostrano l'interesse di questo Esecutivo e la sua piena consapevolezza che l'Italia non cresce se non cresce il Mezzogiorno. Investire su Pompei, Caserta, Matera, mettere in rete quei siti, renderli fruibili al pubblico e raggiungibili dal punto di vista infrastrutturale così come potrebbe avvenire anche per Metaponto significa investire sul principale asse di sviluppo del Mezzogiorno, significa investire sul futuro. Lo stesso vale per la Calabria, una terra dalla storia millenaria che coincide con quella dell'umanità, dove si respira l'anima di un'antica civiltà che ancora vive in una cultura che è storia ed arte. L'incanto, la suggestione e la bellezza che la natura ha regalato a questa regione, il suo patrimonio storico e culturale o luoghi simbolo della Magna Grecia come Caulonia, Crotone, Sibari meritano di essere valorizzati. È evidente, c’è bisogno di un nuovo scenario economico anche per la Calabria. Lo ha ben capito Renzi, che in Calabria è venuto personalmente più volte per programmare un piano di interventi volti a far fronte alle emergenze più gravi. La visita del Presidente Mattarella il 29 gennaio per inaugurare a Catanzaro la cittadella regionale rafforza la certezza di quando lo Stato abbia nel cuore e nella mente il Mezzogiorno e la nostra regione. Il Governo d'altronde si sta muovendo in un modo concreto, anzitutto con la legge di stabilità che non guarda più alla Calabria come un territorio da assistere. Mi riferisco agli LSU e agli LPU, stiamo lavorando per contrattualizzarli, non per assisterli. Questo sta facendo la deputazione calabrese in questi mesi. Ai fondi per l'agricoltura, alle agevolazioni fiscali per le imprese. Poi c’è il Masterplan – vedremo – che prevede alcuni punti per lo sviluppo, come le dighe, la lotta al dissesto idrogeologico, la bonifica ambientale a partire dal sito di Crotone, il porto di Gioia Tauro, il più grande terminal del Mediterraneo sul cui rilancio è l'Italia intera che si gioca una partita importante. Certo, va colmato comunque l'ampio divario tra la straordinarietà delle risorse e la fragilità delle infrastrutture: la viabilità, i trasporti, che impediscono una completa fruizione del territorio. Intanto con la riforma della portualità la Calabria e tutto il sud hanno assunto un ruolo di grande rilievo. Città come Gioia Tauro, Taranto, Bari, Salerno e Cagliari possono far ripartire gli investimenti, rilanciare la logistica, il commercio, il turismo. Potremmo elencare tante altre risposte date da questo Governo alle attese e alle emergenze, piccoli tasselli di un mosaico che si compone poco a poco, consentendo al sud e alla nostra regione di ripartire. 
È un sud, però, che non può ripartire totalmente senza una vera e propria rivoluzione della legalità, che garantisca vivibilità nelle città ma che, soprattutto, assicuri un modello di sviluppo territoriale libero da condizionamenti di natura criminale e, perciò, tale da consentire effettive possibilità di crescita occupazionale, imprenditoriale, sociale e culturale. Senza legalità, signor Presidente, non può esserci alcuna svolta economica e produttiva nel sud. Amministratori, imprenditori, operatori economici, professionisti, cooperative, giornalisti e forze dell'ordine devono essere posti nelle condizioni di poter svolgere le proprie funzioni nella più assoluta libertà. Legalità, cultura, lavoro, formazione, sanità, infrastrutture e servizi pubblici: sono queste le priorità che devono accompagnare le misure che il Governo intende mettere in atto per il sud. Attendiamo che ilmasterplan per il Mezzogiorno venga definito operativamente, territorio per territorio. Il Governo e le regioni ci stanno lavorando. È un'enorme opportunità per il sud che non possiamo permettere che vada sprecata. 
Concludo. Il Partito Democratico ha una grande responsabilità di fronte a chi fa prevalere e ha fatto prevalere gli egoismi e gli interessi di parte, a chi alimenta illusioni pericolose ma che, alla prova dei fatti, non sa amministrare, a chi, nel perorare il manicheismo tra bene e male, poi si accorge di essere come gli altri se non peggio, come dimostra il caso Quarto. La nostra mozione parte dall'azione riformatrice del Governo – e ho concluso – che sollecitiamo a proseguire in questo lavoro complicato, faticoso e pieno di ostacoli. Ci sono 20 milioni di cittadini che devono tornare ad essere protagonisti della vita di questo Paese e intendono farlo partendo dal sud. «Un uomo fa quello che è suo dovere fare» diceva Kennedy e se, come ricordava Renzi nell'ultima direzione nazionale del PD, la politica fa il proprio mestiere le cose si fanno. Noi abbiamo il merito – e lo rivendichiamo – di aver restituito al Mezzogiorno credibilità e centralità e con gli impegni che andiamo ad assumere in quest'Aula continueremo nel nostro cammino di rinnovamento, di crescita e di sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).