Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 26 Gennaio, 2016
Nome: 
Stefania Covello

 Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghe e colleghi, nel suo editoriale, Eugenio Scalfari, il 27 dicembre scorso, scriveva: per il Mezzogiorno qualcosa sarà fatto, ma il renzismo governa da tre anni e finora non si era neppure accorto di quell'Italia. Devo dire che conservo quell'editoriale perché sono come quei calciatori che conservano gli articoli di critica per migliorarsi e alla fine cercare, con impegno e lavoro, di far ricredere rispetto a un giudizio così sentenziato. 
Nell'avvicinarmi a questo dibattito, devo dire molto vivace (anche stamattina i colleghi del PD veramente hanno fatto un intervento complementare rispetto all'altro), ho provato ad immaginarmi seduta in un'autovettura bloccata sull'A3 della Salerno-Reggio Calabria in piena bufera di neve, con i mezzi ANAS che non arrivano, bloccata magari per dieci ore, come i miei corregionali e concittadini cosentini che effettivamente sono rimasti bloccati per così tante ore la scorsa settimana, ciascuno con i suoi problemi, con le attese quotidiane a partire dal lavoro. 
E ho provato ad immaginare quale potesse essere il grado di fiducia nei confronti dello Stato in quella condizione dove anche uno spazzaneve e uno spargisale che mancano danno la percezione della debolezza pubblica. E bene ha fatto il presidente ANAS a commissariare immediatamente. In questi mesi il Governo ha lavorato; ha lavorato molto e ha conseguito risultati importanti per il Mezzogiorno d'Italia. Quando si è avviata questa legislatura nel 2013 sui fondi comunitari 2007-2013 – lo ricordo ai colleghi che mi hanno preceduta, soprattutto a quelli dell'opposizione – avevamo speso circa il 15 per cento. Oggi siamo riusciti, per come ha magistralmente e dettagliatamente spiegato il sottosegretario De Vincenti, a non sprecare la quasi totalità di quei finanziamenti e abbiamo proceduto a declinare con efficacia, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, i programmi 2014-2020. Cominciamo anche a parlare di programmazione 2020-2027 e anche di bioeconomia. Quando sento alcuni colleghi del sud di centrodestra parlare di ritardi e accusare questo Esecutivo di disattenzione, mi viene da sorridere o magari mi arrabbio anche pensando a quando magari seduti loro nello stesso posto votavano orgogliosamente per utilizzare quelle risorse per pagare le multe delle quote latte con conseguenze amare soprattutto relativamente alle procedure di infrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo il PD lo sottolinea. Il nostro partito nell'agosto 2015 ha assunto per voce del segretario Presidente del Consiglio Matteo Renzi degli impegni seri nei confronti del sud; ha avviato un dibattito su un'area territoriale composta da otto regioni e da venti milioni di abitanti. Una straordinaria zona di opportunità su cui investire. 
Nell'intervenire intendo rivolgermi a quegli amministratori locali che vedono le proprie auto bruciate; a quei bambini di Martone, in provincia di Reggio Calabria, che una mattina hanno scoperto che il proprio scuolabus era stato dato alle fiamme; oppure alla Casa della Cultura di Caulonia, anch'essa oggetto di ulteriori intimidazioni. Il nostro impegno è quello di stare vicino a queste comunità e dimostrare che lo Stato c’è e che lo Stato vuole essere sempre più forte e che non possiamo permettere di continuare a lasciar sedimentare quel drammatico sillogismo per cui una parte di Paese, questa parte di Paese, viene data per persa. La legalità è la precondizione per tutto, per la lotta alle mafie e alla criminalità, per ricostruire un nuovo patto di cittadinanza, per attrarre investimenti, per tornare ad avere appunto fiducia nello Stato e perché i cittadini possano ritrovare la fiducia anche in se stessi. 
Se mi mettessi ora ad elencare i segni positivi dell'ISTAT, signor Presidente, o dell'INPS, degli indicatori di investimenti, nella piena totalità delle positività di quanto sta facendo questo Governo, rischierei un'eterogenesi dei fini. L'obiettivo del PD, invece, deve essere quello di parlare ed essere interlocutore di chi oggi ancora è tagliato fuori. Non dobbiamo mai togliere, come afferma Matteo Renzi, la nostra attenzione a chi fa fatica, a chi non vede sbocchi, a chi sembra essere tagliato fuori da tutto. È lì che la questione meridionale assume una drammatica rilevanza sociale. La questione meridionale che oggi è soprattutto una questione femminile e giovanile. Il sud è l'area geopolitica chiave per il futuro del Paese. È qui che si giocherà la sfida in vista del referendum sulle riforme istituzionali; è da qui che passa il cambiamento. Così come il sud fu determinante nel 2006 per bloccare la devolution voluta dal centrodestra, così questa volta il sud – lo dico con piena convinzione – sarà determinante per cambiare davvero volto al nostro Paese. La modernizzazione passa da lì. Oggi il sud è bloccato anche dalle incertezze istituzionali, da un assetto che non attribuisce competenze chiare e fa sì che spesso le questioni si trasformino in contenziosi giudiziari e giurisdizionali che alimentano rendite di posizione. Non è tema di equilibri e di contrappesi, ma di un bipolarismo tra la paralisi e la voglia invece di cambiare. Noi siamo ben consapevoli della disperazione che alberga in larghe fasce della popolazione del Mezzogiorno. Sappiamo che ci sono criticità negli ammortizzatori sociali, in chi ancora attende risposte sulla mobilità in deroga o in chi cerca dignità – e parlo degli LSU – sui trasporti. 
Sappiamo che prendere un aereo dalla Calabria o dalla Sicilia per andare a Milano o a Roma è diventato selettivo per censo; che nel disagio sociale trova agio la piaga della criminalità, che si manifesta laddove più evidente è la debolezza dello Stato. Una criminalità che si combatte con azioni di magistrati seri che ogni giorno rischiano la propria vita e con le forze dell'ordine, ma anche rafforzando gli anticorpi della società. Oggi il sud è tornato ad essere questione nazionale grazie a Matteo Renzi, grazie al Partito Democratico, per la presa in carico che ha fatto questo Governo. Nell'ultima stabilità abbiamo investito nel credito di imposta 617 milioni di euro all'anno per quattro anni, non per gli status, macchine o scrivanie di rappresentanza, ma per un'incentivazione alla produttività attraverso l'incentivo all'acquisto dei beni strumentali per la produzione. Lo abbiamo articolato per le dimensioni di impresa e sappiamo che il Governo si batterà in sede europea anche per la decontribuzione, che è una battaglia che il PD sta facendo da tanto tempo. Se Apple investe in Campania, questa è una notizia straordinaria per il Paese, non solo per il Mezzogiorno; se lo stabilimento FIAT di Melfi oggi con quasi 3 mila nuove assunzioni nell'ultimo anno è il principale stabilimento automobilistico italiano, vuol dire che un merito lo ha anche questo Governo con la sua riforma del Jobs Act, del mercato del lavoro. Se però le strade per raggiungere lo stabilimento automobilistico più importante del Paese sono quelle del 1993, anno di insediamento della fabbrica, vuol dire che ci sono delle responsabilità che vanno affrontate. Se la pubblica amministrazione nel Mezzogiorno viaggia ancora solo su carta e non viene previsto un piano di vera divulgazione del digitale, noi rischiamo di penalizzare l'arrivo di nuovi investimenti. Di qui la positiva rivoluzione portata dalla riforma Madia, tra cui anche l'abbattimento dei costi del non fare, che sono pari a 80 miliardi di euro l'anno e che sono uno dei principali debiti dello Stato italiano. E dobbiamo migliorare i collegamenti, come raggiungere Matera, che sarà la nuova vetrina d'Italia, Capitale europea della Cultura 2019. Non deve essere tutto ciò più un'impresa perché dobbiamo valorizzare al meglio una delle più grandi opportunità di valorizzazione turistica e culturale di tutto il Mezzogiorno: turismo termale, turismo religioso, turismo enogastronomico, turismo archeologico. Così non dobbiamo più contare i morti sulla strada 106. 

Gli impegni della nostra mozione sono semplici e concreti e partono dalla premessa di questi anni di lavoro; partono dalle linee dei masterplan, dagli impegni delle leggi di stabilità, dai 500 milioni del PON cultura, dall'impiego delle risorse comunitarie, dallo sblocco dei POR, dalla programmazione del CIPE, con risultati importanti ogni giorno. Noi intendiamo farci carico del disagio di chi sta male senza strumentalizzare quelle condizioni, con gli 800 milioni di euro per le nuove povertà. Non promettiamo 700 euro di reddito di cittadinanza per prendere in giro le persone. Partiamo da questi piccoli mattoni per ricostruire il palazzo della credibilità. Il sud è oggi questione di classi dirigenti, non solo di risorse. Il Premier Renzi ha dato il via ad una nuova visione di stereotipi non più della lagnazione. E, allora, vedete, come voler rappresentare il Mezzogiorno ? Presidente, sto concludendo. Come voler rappresentare il Mezzogiorno ? Attraverso l'espressione della bellezza, della concretezza, della capacità, di potenzialità spesso inespresse. Ecco che, come diceva Guido Dorso ne «La rivoluzione meridionale», il Mezzogiorno non ha bisogno di carità, ma di libertà per le nuove generazioni che devono scegliere dove voler vivere. 

Per queste ragioni esprimo, a nome di tutto il Partito Democratico, con grande soddisfazione, il voto favorevole per questa mozione convinta che è un'ulteriore pietra e una dietro l'altra riusciremo a fare cose importanti per il Mezzogiorno e per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).