Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 5 Novembre, 2019
Nome: 
Antonio Viscomi

Grazie, Presidente. Da tempo, da troppo tempo, Presidente, tutti gli analisti registrano le distorsioni create da almeno due fattori. Mi riferisco in primo luogo all'incidenza sul costo del lavoro in senso ampio della contribuzione sociale; nel report pubblicato dall'ISTAT nel mese di gennaio di quest'anno, tale incidenza è stata quantificata con un valore pari al 27,3 per cento sul totale del costo orario, rispetto ad una media dell'area euro del 23 per cento ed è sempre il report ISTAT a segnalare la relativa omogeneità del prelievo contributivo nei diversi settori di attività economica, dal momento che tale incidenza varia dal 70,4 per cento del settore delle costruzioni al 75,5 delle attività artistiche, sportive e di intrattenimento.

E se poi consideriamo il nucleo fiscale nella sua globalità e, quindi, come differenza netta fra il costo del lavoro per il datore di lavoro e la corrispondente retribuzione netta percepita dal lavoratore, come calcolato dall'OCSE, il differenziale arriva addirittura, per il 2018, per il lavoratore senza carichi familiari, al 47,9 per cento. Sono dati noti.

Ma c'è anche un secondo fattore da considerare a nostro avviso, necessariamente correlato al primo; mi riferisco al fatto che l'importo netto dei livelli retributivi percepiti da chi lavora è spesso così insufficiente da non consentire al lavoratore interessato di superare la soglia di povertà relativa; li chiamano working poor, Presidente, ma, secondo i dati dell'Eurostat, nel 2017, il 12,3 per cento dei lavoratori italiani si trovava in questa situazione, contro una media europea del 9,6 e con significativi differenziali sulla base dell'età e delle tipologie contrattuali, e questo nonostante l'articolo 36 della Costituzione sancisca che la retribuzione debba essere tale da assicurare un'esistenza libera e dignitosa a sé e alla propria famiglia ed assicurarla, Presidente, in ogni caso, proprio così dice la Costituzione, e per questo è opportuno riversare l'intero taglio del cuneo sul lavoro nella busta paga del lavoratore.

Salari bassi e prelievo alto: una miscela esplosiva, Presidente, che impatta negativamente tanto sull'efficienza d'impresa quanto sulla qualità della vita di chi lavora, sollecitando meccanismi di elusione ed evasione che producono un grave danno all'intero sistema Paese.

Anche per questo il gruppo parlamentare del PD ha presentato, fin dal mese di giugno dell'anno scorso, specifiche proposte di legge, per assicurare un salario minimo a tutti, per sostenere l'efficacia generale dei contratti collettivi, per ridurre, appunto, il cuneo fiscale, per sostenere le famiglie con l'assegno e la dote per i figli ed, infine, per contrastare una diffusa condizione di povertà che, in condizioni di deprivazione generale, non può essere ricondotta o ridotta alla sola carenza di lavoro.

Più volte abbiamo chiamato riassuntivamente l'insieme dei provvedimenti che ho appena indicato come il nucleo forte di un'agenda sociale del Partito Democratico; per queste ragioni, la mozione che oggi portiamo al voto, prima ed oltre che chiedere il rispetto di un punto programmatico del Governo di coalizione, si incastona in modo coerente con la visione stessa della comunità democratica. Nella nostra visione, il lavoro, qualunque lavoro, qualunque sia la relativa tipologia contrattuale, il lavoro sicuro e retribuito in modo equo, il lavoro dignitoso non è un mero strumento di acquisizione di un reddito, ma è fondamento della libertà individuale, garanzia di serenità familiare, strumento per realizzare i propri talenti e per contribuire allo sviluppo del Paese. Ed è una visione, questa, necessitata, se solo si considera, Presidente, che sto citando quasi pedissequamente gli articoli 4, 35 e 36 della Costituzione.

Tuttavia, la mozione per la quale chiediamo il voto positivo non è coerente soltanto con la consolidata iniziativa politica del Partito Democratico, essa viene incontro anche alle esigenze espresse dalle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea, da ultimo in merito al Programma nazionale di riforma del 2019; nel documento, al considerando (14) si legge che il sistema tributario italiano continua a gravare pesantemente sui fattori di produzione e che l'elevato carico fiscale sul lavoro e sul capitale scoraggia l'occupazione e gli investimenti e invita e suggerisce di spostare la pressione fiscale dal lavoro.

Siamo consapevoli, signor Presidente, che occupazione ed investimenti sono scoraggiati non soltanto dal carico fiscale, ma da una serie di altri fattori ben noti a tutti e siamo consapevoli che su questi fattori è necessario agire e agire con tempestività, perché i tempi dell'economia non sono i tempi della burocrazia e neppure quelli della politica. Per questo chiediamo all'Aula un voto positivo, per impegnare il Governo, non solo a ridurre il costo del lavoro, ma anche a promuovere efficaci politiche per aumentare l'offerta di lavoro e ridurre la disoccupazione, per contrastare le diseguaglianze, per concentrare la politica economica su un piano strategico di iniziative che abbiano un effetto visibile e tangibile per una platea di cittadini più larga possibile, in un contesto di riforme strutturali di lungo termine. Insomma, questo Paese, a nostro avviso, ha bisogno di interventi strutturali e di un piano di sviluppo industriale orientato all'innovazione, da sostenere mediante interventi ordinamentali e finanziari adeguati e coerenti che, a loro volta, invocano un sistema fiscale ordinato, sostenibile ed equo.

Siamo chiamati, signor Presidente, ad accompagnare il futuro, non a fotografare il passato. Per questo dobbiamo forse cambiare anche il nostro modo di vedere le cose, imparando da quanto abbiamo fatto nell'ultimo decennio, perché molte cose nell'ultimo decennio sono state fatte e il tema del cuneo fiscale non è stato estraneo all'agenda politica.

Tutti provvedimenti utili, certo, ma abbiamo bisogno, ora, di strategie ancora più organiche che siano in grado di incrociare nella prospettiva della sfida competitiva e di un mercato sempre più globale l'innovazione organizzativa e produttiva con la ridefinizione degli assetti giuridico istituzionali che governano il mercato del lavoro e le relazioni industriali.

Per tutte queste ragioni, Presidente, e mi avvio a concludere, non possiamo che apprezzare e segnalare positivamente l'introduzione, nel disegno di legge n. 1586, recante il bilancio di previsione del bilancio pluriennale, presentato al Senato, del Fondo per la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti, con una dotazione pari a 3 milioni di euro per l'anno 2020 e a 5 milioni di euro annui a decorrere dal 2021, rinviando poi ad appositi provvedimenti normativi per dare attuazione agli interventi ivi previsti. Allo stesso modo, non possiamo che valutare positivamente le risorse per gli investimenti previsti e sulle quali non posso certo qui soffermarmi. Per tutte queste ragioni, signor Presidente, e concludo, il Partito Democratico esprime un voto favorevole alla mozione Grimaldi, Fragomeli, Ungaro, Pastorino ed altri n. 1-00272 e chiede al Governo, però, di operare con la piena consapevolezza delle correlazioni sistemiche che vedono ancora il lavoro in tutte le sue forme e le sue manifestazioni al centro della vita individuale e collettiva della nostra società.