Data: 
Lunedì, 13 Ottobre, 2014
Nome: 
Michele Nicoletti

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Signor Presidente, colleghe e colleghi, la mozione che abbiamo presentato e oggi discutiamo, nasce da un'iniziativa analoga che con la delegazione italiana all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa abbiamo messo in atto e che aspira a mettere in atto iniziative simili all'interno di altri Parlamenti, per richiamare, ancora una volta, l'attenzione dei nostri Governi sul dramma dei richiedenti asilo e dei rifugiati e sulla necessità di una risposta unitaria e coordinata da parte dell'Unione europea.
  Si tratta ormai di centinaia di migliaia di persone – è stato ricordato più volte anche nel dibattito precedente – che le tragedie della guerra e delle persecuzioni mettono in condizione di fuggire e di chiedere rifugio e asilo nel nostro e in molti altri Paesi europei, e si tratta anche delle difficoltà dei nostri Paesi di rispondere in modo adeguato a questo dramma.
  Il primo scopo di questa mozione è proprio richiamare l'attenzione su questa sofferenza. Anche a questo servono le istituzioni parlamentari, a dare voce, nel cuore della sovranità popolare, alle sofferenze delle persone. Per questo, mi permetto di dire che noi non siamo tra coloro che pensano che, se il Parlamento chiudesse per sei mesi, nessuno se ne accorgerebbe.
  Noi la pensiamo come Cavour, che era anch'egli di Torino, che usava dire che la peggiore delle Camere è sempre da preferirsi alla migliore delle anticamere e che non era mai così inquieto come quando la Camera era chiusa.
  Se la nostra Camera, con tutti i suoi difetti, le sue debolezze, non chiude mai è perché rimane fedele a quell'idea che i cittadini devono poter avere sempre un luogo aperto, dove poter far sentire la loro voce, attraverso coloro che hanno eletto. E per questo è sembrato a noi urgente, necessario, tornare a richiamare l'attenzione su questo tema, e ringraziamo la Presidenza della Camera per la sensibilità che ha dimostrato, accogliendo la nostra richiesta anche in tempi molto brevi, nonché per le indicazioni concrete sul tema che, a più riprese, ci ha offerto.
  Questa mozione si propone di impegnare il Governo ad un'incisiva azione di revisione della disciplina europea del diritto d'asilo prevista dalla cosiddetto Regolamento di Dublino III. L'urgenza è data dal desiderio di rafforzare l'azione del Governo italiano in sede europea durante il semestre di Presidenza, per chiedere con forza una politica comune all'altezza del rispetto dei diritti. A dire il vero, Presidente, maggiore forza avrebbe il nostro Paese nel chiedere, se avesse provveduto a darsi una legge organica sul diritto d'asilo che, come sappiamo, è ben scritto dentro la nostra Costituzione, ma non può poggiare ancora su una legislazione efficace e coerente. Questa mozione vorrebbe richiamare anche il Parlamento al suo dovere di legiferare in materia. Da più parti la nostra Assemblea legislativa, e spesso a ragione, è fatta oggetto di critiche per il suo immobilismo in materia di diritti, noi vorremmo uscirne. Noi crediamo che spetti al Parlamento, in primo luogo, legiferare in materia di diritti fondamentali e che tale compito vada svolto con riguardo esclusivo alla preoccupazione di meglio tutelare le persone; non è questa, in primo luogo, materia di Governo. È nella sede del Parlamento che può trovare spazio quella discussione plurale e quella ricerca di mediazioni legislative che non è frutto di scambio, ma di bilanciamento tra i diversi diritti, come insegnato dalla nostra Costituzione. Non abbia, dunque, paura il Governo a fare ciò che in altri tempi, altri Governi, hanno fatto materia di diritti, lasciando al Parlamento tutta la sua responsabilità in materia.
  L'obiettivo della mozione è, dunque, quello di definire un più adeguato sistema di asilo europeo, superando l'attuale disciplina. È un obiettivo che in sede di Assemblea del Consiglio d'Europa ha trovato un accordo trasversale di diverse forze politiche sia nazionali che europee, e per questo ci auguriamo che, attraverso la discussione di questa mozione e delle altre mozioni, anche nel nostro Parlamento si possa giungere a forti convergenze.
  Dobbiamo dire, innanzitutto, che questa iniziativa si basa sulla riaffermazione del valore fondamentale del riconoscimento e della tutela del diritto di asilo. Nella discussione su questi temi, l'abbiamo sentito in Aula anche la settimana scorsa, emergono ogni tanto posizioni che paiono mettere in discussione il diritto di asilo, in quanto tale, che vorrebbero farci ritornare al sistema dell'indifferenza, al chiudere gli occhi, oltre che le frontiere, a quanti altrove sono perseguitati. Dovrebbe essere superfluo ricordare che su questo punto, le tradizioni laiche e religiose, che sono alla base della nostra civiltà, convergono unanimemente. Di fronte alla tragedia della guerra che colpisce gli inermi, crea vittime e fuggiaschi, di fronte alla tragedia dei regimi oppressivi che violentano le persone e impediscono loro di essere stesse se, ciò che noi chiamiamo umanità, ciò che noi chiamiamo civiltà, ha elaborato nei secoli solo una risposta, quella del prendersi cura. I principi del diritto internazionale cosmopolitico l'hanno sancito con chiarezza, da più di duecento anni, individuando proprio in questo punto, quello della non indifferenza nei confronti della violazione del diritto in qualsiasi parte del globo, e dell'obbligo di riconoscere ad ogni individuo il suo status di cittadino del mondo e, dunque, il suo diritto di cercare altrove un rifugio all'eventuale oppressione, il necessario complemento al diritto interno degli Stati al tradizionale diritto delle genti. Il diritto globale nasce anche, e proprio, sulla risposta alla sofferenza di coloro che sono privi della protezione del loro Stato di appartenenza. Il più recente diritto internazionale continua a muoversi sulla scia di questo obbligo, quello della responsabilità di proteggere.
  Se il diritto di asilo si trova scritto nelle dichiarazioni e nelle carte dei diritti a livello internazionale europeo, se si trova codificato nella nostra e in altre Costituzioni, è il frutto di una reazione al sistema della persecuzione e al sistema dell'indifferenza che ha prevalso nelle pagine nere dei regimi totalitari della Seconda guerra mondiale. Persone e popoli, spogliati dei loro elementari diritti di cittadinanza allora, si sono trovati spogliati della loro umanità e, di fronte a questo, i nostri ordinamenti hanno tentato di reagire.
  Chi, dunque, pensa di tornare ai respingimenti sbaglia, non solo perché si pone al di fuori di queste tradizioni etiche, giuridiche, che sono alla base della nostra vita collettiva, ma anche perché ignora che negli anni recenti la pratica dei respingimenti ci ha valso condanne della Corte europea dei diritti umani ed è costantemente rigettata da tutte le direttive dell'Unione europea in materia.
  Mare Nostrum non è, come qualcuno ha detto, «male nostrum», ma è un'operazione che, oltre ad avere salvato migliaia di vite umane, ha riabilitato l'immagine del nostro Paese, che ha testimoniato, di fronte a tutta l'Europa, la sua volontà di rimanere fedele a se stesso, Paese dell'umanesimo e non della disumanità.
  Ciò che noi, però, oggi chiediamo con forza, è un sistema di asilo europeo. La dimensione del fenomeno lo richiede, per rispetto a chi chiede asilo ed anche ai Paesi che devono farsi carico dell'accoglienza. Non è una stravaganza. Così come il Trattato europeo sta definendo progressivamente lo status di cittadino europeo, così oggi si tratta di arrivare allo status europeo di rifugiato. Lo prevede il Trattato stesso, che considera questa materia come materia comune, e lo prevede con chiarezza il Programma di Stoccolma, che nel suo Piano di azione, deliberato nel 2010 dalla Commissione europea, afferma con chiarezza: nei prossimi anni occorrerà concentrarsi sul consolidamento di un'autentica politica comune di immigrazione e di asilo. L'attuale crisi economica non può intralciare le ambizioni e la determinazione dell'Unione europea in questo campo. Occorre osservare gli obblighi che impongono il rispetto del diritto fondamentale all'asilo, compreso il principio del non respingimento. L'istituzione del sistema europeo comune di asilo e dell'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo devono garantire uno status uniforme, norme di protezione comuni nell'Unione europea di livello elevato ed una procedura comune di asilo, tenendo presente l'obiettivo a lungo termine del riconoscimento reciproco. La solidarietà tra Stati membri e con quanti subiscono persecuzioni nel mondo sarà al centro della politica di asilo e di ricollocazione. Come si vede in questo deliberato del 2010 della Commissione europea, è la stessa Commissione che afferma con chiarezza il principio del riconoscimento reciproco, che il Governo italiano ha posto con forza in sede di Consiglio europeo e che noi vogliamo riaffermare nella mozione.
  Non chiediamo all'Unione europea nulla di nuovo, se non l'attuazione di quanto da lei stessa deliberato. In questo senso dobbiamo riconoscere che la revisione del regolamento di Dublino nel 2013 è stata un'occasione perduta: si sono introdotti elementi di elasticità ma del tutto insufficienti rispetto alle dimensioni del problema. La rigidità del principio del Paese di prima accoglienza, come Paese competente a valutare la domanda di asilo e a garantire protezione in via esclusiva, ha posto i problemi che tutti conosciamo in ordine all'identificazione ed al controllo dei richiedenti asilo.
  I nostri partner ci richiamano oggi giustamente ai doveri di identificazione dei richiedenti asilo. Senza questo è difficile assistere le persone e sottrarle ai traffici clandestini e al tempo stesso costruire un sistema basato sulla mutua fiducia tra gli Stati. Ma, per potere fare questo senza misure lesive dell'integrità fisica delle persone, occorre costruire un sistema più accogliente.
  Sulla necessità di costruire un sistema integrato si è soffermato il Consiglio europeo del 26 e 27 giugno scorso e anche il Consiglio Giustizia e Affari interni del 9 e 10 ottobre scorso, in cui di nuovo la Presidenza italiana si è impegnata per avviare un dibattito di medio-lungo periodo sul mutuo riconoscimento delle decisioni di asilo, punto di arrivo nella costruzione del sistema di asilo comune europeo.
  Per questo la nostra mozione impegna il Governo a rivedere il regolamento «Dublino III», ponendo al centro il rispetto e la protezione dei diritti umani dei rifugiati, compatibilmente con le possibilità dei Paesi ospitanti, provvedendo efficacemente alla loro identificazione.
  Si chiede un omogeneo sistema europeo, che preveda la possibilità, anche al di fuori del territorio dei Paesi membri, in collaborazione con l'Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, di collaborare a questo sistema comune. Si propone di passare a un sistema per quote, definite sulla base degli indici demografici ed economici, in modo da rispondere secondo un criterio di efficacia e di solidarietà.
  Si chiede un sistema di mutuo riconoscimento, in modo da garantire una libertà di stabilimento del beneficiario compatibilmente con le possibilità dei diversi Paesi. E, infine, si chiede l'istituzione di un'Agenzia europea per l'asilo e l'immigrazione anche al di fuori del territorio dell'Unione europea, favorendo l'utilizzazione delle sedi diplomatiche già esistenti in alcuni Paesi africani.Su questi impegni e su altri, che saranno arricchiti dalle mozioni a questa collegate, noi ci auguriamo che si possa sviluppare un'ampia discussione e che il Governo possa rispondere positivamente a queste aspettative.