Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 8 Febbraio, 2016
Nome: 
Lia Quartapelle Procopio

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Grazie, Presidente. Non c’è bisogno di spiegare che viviamo in un contesto internazionale in profonda evoluzione. Tra le questioni che più agitano la ricerca di un'aggiornata definizione di ordine internazionale vi è quella dell'adesione degli attori internazionali a regole globali condivise. In questo senso, come Italia e come Europa, abbiamo salutato come un ottimo sviluppo la recente conclusione dei negoziati sul nucleare iraniano. Finalmente, un attore che per anni ha agito fuori dal sistema internazionale ha portato a termine un negoziato per rientrarvi. 
La Corea del Nord, anche in questo senso, resta invece un attore con comportamenti estremamente anomali e preoccupanti. L'annuncio da parte del Governo nordcoreano di Kim-Jong-un, del lancio di un razzo a lungo raggio nella notte di domenica, seguito all'esplosione di un ordigno nucleare all'idrogeno lo scorso mese, che ha generato un terremoto, riapre il capitolo di un libro che con difficoltà le potenze stanno cercando di scrivere, ovvero quello della non proliferazione e della riduzione dei rischi di un'apocalisse atomica. 
Sebbene, secondo la versione del regime nordcoreano, il missile sarebbe servito a mettere in orbita un satellite, gli analisti sono quasi tutti d'accordo che si tratterebbe di una copertura per test balistici. In questo caso, si tratterebbe dell'ennesima violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite, considerando che il test del mese scorso è stato il quarto di una serie iniziata nell'ottobre del 2009. Il test del 6 gennaio irrompe in un momento critico per la diplomazia internazionale, impegnata su più fronti, dal Mediterraneo al Mar meridionale cinese, per almeno due ordini di motivi. In primis, alla difficile situazione mediorientale, si va ad aggiungere l'inasprimento delle dispute geopolitiche nell'area orientale. L'Alto rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, ha in questo caso parlato di grave minaccia alla pace e alla sicurezza dell'intera regione nordorientale dell'Asia. Lo testimonia la dura reazione del Giappone e l'allontanamento della Cina, storico alleato della Corea del Nord, suo primo partner commerciale e fornitore di petrolio e gas, in un momento in cui l'economia cinese mostra i segnali di una nuova fase discendente e il Paese sembra essere entrato in un periodo di incertezza politica. Tutto questo, in un mondo sempre più interconnesso, ha ripercussioni impossibili da ignorare. 
La Corea del Nord, inoltre, si comporta da attore che viola le norme internazionali, non solo in relazione alla questione della proliferazione nucleare. Ciò che appare ancora più difficile da ignorare sono le sistematiche violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali da parte del regime, già condannate con una risoluzione delle Nazioni Unite dello scorso marzo, dalla violazione dei diritti di parola, di religione e di movimento, fino alle sparizioni forzate e alla negazione del diritto al cibo e alle esecuzioni di massa. Centinaia di migliaia di persone – come denunciato più volte da Amnesty International – e confermato di recente dal rapporto della Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sulla Corea del Nord, sono detenute in campi di prigionia politica e in altre strutture detentive del Paese e molte di loro non avendo commesso alcun reato, se non quello associativo. 
Il testo del rapporto riporta testimonianze dirette e indirette che hanno fatto luce su un Paese definito «senza paragoni nel mondo contemporaneo, per gravità, estensione e natura, delle atrocità commesse». L'estensione delle violazioni sarebbe tale che, nel suo discorso, il presidente della Commissione ha ricordato tre precedenti storici: la lotta contro l'ideologia nazista, la calamità rappresentata dall’apartheid in Sudafrica e la crudeltà dei Khmer rossi in Cambogia. In un'era sempre più interconnessa compito di tutti è interessarsi degli eventi, evitando di chiudersi nel proprio recinto geografico, ben consapevoli che questo inizio secolo ci regala uno scenario ancora più complicato che in passato, dove le violazioni dei diritti umani e la guerra asimmetrica si uniscono al ritorno della deterrenza. 
Per questo, la presente mozione impegna il Governo a monitorare la situazione nordcoreana e ad adoperarsi, in tutte le sedi internazionali, in particolare l'ONU e l'Unione europea, al fine di bloccare la pericolosa escalation militare in una regione già resa fragile da dispute territoriali e con la contemporanea presenza di tre potenze nucleari come la Cina, la Russia e gli Stati Uniti. Inoltre, la mozione impegna il Governo ad evidenziare e a condannare le violazioni dei diritti umani perpetrati dalla Corea del Nord e a intervenire, per quanto di propria competenza, e nelle organizzazioni internazionali rilevanti, presso il Governo della Repubblica democratica popolare di Corea, affinché possano cessare al più presto le gravi violazioni dei diritti umani, si possa mettere fine alle esecuzioni capitali e si possano chiudere i campi di prigionia e rieducazione. 
L'attenzione nei confronti della Corea del Nord, per entrambi questi profili, deve essere mantenuta costante e alta. 
In una situazione, come quella odierna, di ordine internazionale che va ricomponendosi, dobbiamo fare di più, sempre, affinché le regole internazionali siano rispettate e le violazioni di queste punite con puntualità e severità.