Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 15 Aprile, 2015
Nome: 
Marco Miccoli

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Grazie Presidente, era l'11 settembre del 2008, era l'anniversario di una data fatidica per il mondo, ma soprattutto per il trasporto aereo. Eravamo nel grande piazzale antistante la mensa dell'aeroporto di Fiumicino e dei grandihangar delle lavorazioni, eravamo lì con migliaia di lavoratrici e di lavoratori giunti da tutta Italia. L'Alitalia aveva da poco annunciato i 10 mila esuberi a seguito della privatizzazione. Ci ricordiamo bene le urla, i pianti, la rabbia di quei lavoratori, lo sconforto delle rappresentanze sindacali, la preoccupazione degli amministratori locali presenti. La manifestazione durò tutto il giorno e si concluse a notte fonda sotto il Ministero del lavoro. Da quel giorno fu un susseguirsi di crisi, licenziamenti, cassa integrazione, mobilità. 
I numeri sono impressionanti, è una dimensione anche difficile da descrivere con esattezza, perché se è vero che siamo in possesso dei dati relativi alle ricadute occupazionali del comparto aereo e aeroportuale, non possiamo dire altrettanto per i lavoratori dell'indotto, del gigantesco indotto che ruota attorno ai nostri aeroporti, dove la perdita occupazionale riguarderebbe una cifra superiore al doppio di quella che ha riguardato, appunto, i lavoratori strettamente del comparto, forse quarantamila lavoratori. Al di là dei dati anche contrastanti che sono stati illustrati in Aula e dall'andamento del mercato in questo periodo, al di là anche delle politiche di rilancio annunciate nel settore a partire dalla vicenda Etihad-Alitalia, qualcuno ha pagato un prezzo troppo elevato, un prezzo inaccettabile. Sono donne e uomini che certo scontano gli effetti di una crisi internazionale e l'aumento esponenziale delle low cost. 
I dati ci dicono che in questo periodo siamo in prossimità di un sorpasso, per numero di passeggeri, rispetto ai passeggeri di Alitalia. L'andamento del prezzo del carburante fu determinante, certo, relativamente al periodo 2003-2011, quando ci fu un esponenziale aumento che portò il costo del barile – è bene ricordarlo – a 150 dollari, ma si sommarono anche altri eventi. Ma questi lavoratori pagano anche per scelte sbagliate fatte nel passato e che sarebbe oggi errato non ricordare: sottovalutazioni, politiche industriali stravaganti, sprechi, mancanza di visione strategica, pressappochismo, speculazioni. Non mi dilungo nell'elencare le crisi aziendali che sono chiuse con licenziamenti in questo periodo, l'hanno già fatto i colleghi che mi hanno preceduto, o le tante ancora aperte. Proprio in questi giorni siamo preoccupati per le sorti di Meridiana e dei suoi circa mille lavoratori, o di quelli di GroundCare di cui poi parleremo. Ma visto che siamo qui a chiedere un impegno al Governo, vorremmo soffermarci sulle cause che hanno determinato questo terribile scenario e suggerire possibili soluzioni in aggiunta a ciò che positivamente l'Esecutivo, proprio in questi giorni ha deciso di intraprendere, perché oltre al piano nazionale degli aeroporti, messo appunto opportunamente in campo e dopo l'intesa della Conferenza Stato-regioni, che passerà al parere delle Commissioni competenti e poi alla definitiva deliberazione del Consiglio dei ministri, e a quelle scelte messe in campo da Etihad riguardante le nuove strategie, le scelte delle rotte nazionali e internazionali, il nuovo piano industriale, che correggono le inadeguate scelte del passato che furono tra le cause della crisi dell'ex compagnia di bandiera, servono scelte che, relativamente al rilancio e al superamento della crisi internazionale, possano tornare a far crescere l'intero settore, approfittando anche dell'abbassamento del prezzo del petrolio e dei grandi eventi come l'Expo e il Giubileo straordinario annunciato da Papa Francesco. Nella nostra mozione che abbiamo presentato c’è infatti un richiamo netto al rilancio del comparto industriale, delle lavorazioni e della conseguente messa in campo di una programmazione infrastrutturale. Il settore industriale del comparto è un settore strategico indispensabile al rilancio: come si è potuto pensare in questi anni ad un nuovo sviluppo del trasporto aereo nel nostro Paese senza pensare di ricostruire un rilancio delle lavorazioni e dei servizi da allocare negli aeroporti ? Come pensiamo di fare a meno delle lavorazioni meccaniche, della costruzione, della revisione, della manutenzione dei motori o di quella dei carrelli o della riverniciatura degli aeromobili, delle manutenzioni e della produzione della componentistica elettronica, che sono cose importanti, certo, dal punto di vista industriale, ma sono anche importanti dal punto di vista della qualità, della sicurezza e soprattutto dell'occupazione ? La vicenda di Alitalia Maintenance Systems è emblematica: un'azienda di qualità impressionante, un know-how costruito nel tempo da tanti bravi dirigenti e lavoratori qualificati in possesso di tutte le certificazioni, un fiore all'occhiello messo in crisi da scelte sbagliate e inspiegabili. Certo, accogliamo con favore che una parte di queste lavorazioni tornino nuovamente in Italia, cosa che ha consentito di ricollocare, così come previsto dagli accordi sindacali, circa 200 lavoratori in Atitech. Speriamo che vadano in porto altre operazioni di questo genere, così come affermato in sede di discussione sulle linee generali. Ma si può e serve fare di più. È stata citata prima GrondCare – i lavoratori di questo settore, peraltro, hanno scioperato alcuni giorni fa –, società di handling che va in crisi per via di una scellerata liberalizzazione del settore che ha prodotto una competizione selvaggia tra aziende – che sono troppe in un solo aeroporto – tutte inerenti alla riduzione del costo del lavoro, che ha significato ora il fallimento, ma prima precarietà e abbassamento dei diritti. Anche qui la riduzione delle aziende operanti presso lo scalo di Fiumicino annunziate dall'ENAC è cosa senz'altro positiva, ma bisogna far sì che questo non si traduca in ulteriori perdite di posti di lavoro. Potremmo parlare di altro, delle aziende di catering, di quelle del commercio, ecco perché bisogna anche favorire, come si chiede nella mozione, una sinergia costante tra i Ministeri del lavoro e delle infrastrutture con le regioni impattate dalla crisi, per affrontare una riforma organica di sistema, organizzare quel bacino unico delle figure professionali perse in questi anni, a partire dai lavoratori del 2008, lavoratori di cui ci siamo dimenticati.
Di quei lavoratori ci si è dimenticati, essi oggi vedono scadere i loro ammortizzatori sociali e rimarranno senza lavoro e senza pensione. Anche attraverso l'implemento di politiche attive del lavoro e della formazione, che provi ad utilizzare e ricollocare quel personale, partendo anche dalle attuali sperimentazioni che, per quanto riguarda i lavoratori di Alitalia licenziati nel 2014, stanno ora partendo, così come nel caso della regione Lazio, che in questi mesi ha incontrato le organizzazioni sindacali e i comitati dei lavoratori in mobilità per affrontare con loro percorsi di formazione e di ricollocazione. 
L'accantonamento di otto milioni e mezzo di euro previsti servirà a finanziare le agenzie di collocamento, che, qualora contattate volontariamente da quei lavoratori in mobilità, riceveranno un assegno di circa tremila euro per ogni risorsa ricollocata nel territorio con un contratto a tempo determinato di almeno sei mesi o con un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. 
Ecco perché, Presidente, voteremo questa mozione. Perché la sola sinergia industriale tra Alitalia e Ethiad ed i tentativi di rilancio di altre compagnie potrebbe non risultare sufficiente se non accompagnata da scelte forti, coraggiose e da impegni concreti e nuovi investimenti. Insomma, una nuova stagione, che si apra alla programmazione infrastrutturale e prenda atto che vi è stata anche una crisi sistemica, che metta in campo le politiche industriali di settore che abbiamo descritto e che avvii una fase di regolamentazione e di controllo di tutti gli appalti in tutti i siti. Per questo motivo, accettando la riformulazione proposta del Governo, voteremo la mozione sottoscritta dal collega Brandolin e da altri, anche per dire che noi di quei lavoratori non ci dimentichiamo.