Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 8 Novembre, 2016
Nome: 
Daniele Montroni

Grazie, Presidente. Il valore sociale della cooperazione ha trovato un riconoscimento nella Costituzione repubblicana, nella quale risulta fondamentale la tutela dei diritti sociali e il ruolo di rilievo delle classi lavoratrici nella vita politica e sociale della nazione. In questo contesto si inseriscono il riconoscimento e il valore sociale della cooperazione e il dovere da parte dello Stato di promuovere e favorire l'incremento, assicurandone il carattere e le finalità, come espresso dall'articolo 45. I padri costituenti vollero questo articolo perché la cooperazione ha una storia che affonda le radici nella seconda metà dell'Ottocento, trae origine dall'esperienza delle società di mutuo soccorso, che  erano tese a fornire a operai e artigiani assistenza in caso di invalidità, disoccupazione o cessazione di lavoro in risposta ai gravi problemi economici e sociali portati dalla rivoluzione industriale. 
Presidente, noi stiamo maneggiando e giudicando un pezzo di storia sociale, ancor prima che economica, del nostro Paese. Le cooperative sono un patrimonio sociale, economico e di cultura, dimostrato, tra l'altro, dalle aziende in crisi che diventano cooperative. Ce lo ricordava qualche settimana fa un quotidiano economico: sono una cinquantina le imprese salvate negli ultimi cinque anni, per 1.200 posti di lavoro e 178 milioni di euro di giro d'affari rimasti sul mercato. Società di capitali che diventano cooperative, dipendenti che si cimentano nel ruolo di imprenditori, competenze, know-how e patrimonio che sopravvivono a fallimenti e liquidazioni aziendali. Questo è l'identikit del workers buyout in Italia, operazioni nate e diffuse negli Stati Uniti d'America soprattutto attraverso l'intervento dei fondi pensioni e che da noi, sebbene ancora non spostino volumi significativi, stanno prendendo piede come risposta al boom delle procedure concorsuali e all'emergenza occupazionale. 
Come abbiamo scritto nella mozione, la cooperazione in Italia non ha un percorso caratterizzato dall'egemonia di un particolare modello, ma mostra capacità di radicamento in tutti i settori economici, rappresentando in tal modo il tratto distintivo che ha portato all'evoluzione della cooperazione in Italia, permettendo la costruzione di reti di impresa e di sinergie tra i vari settori. Il significato della cooperazione non ha solo un fondamento di carattere sociale, bensì rappresenta una realtà fondamentale per l'economia italiana. Il modello cooperativo rileva la sua efficienza sia in grandi aziende che in piccole imprese diffuse su tutto il territorio nazionale e operanti nei mercati più diversi. 
Dai dati di Euricse risulta che l'economia cooperativa italiana, cioè l'insieme delle cooperative e di consorzi... ..e altre imprese a controllo cooperativo hanno chiuso il 2014 con un valore aggiunto di 31  miliardi di euro, pari al 2,1 per cento del totale nazionale e al 2,7 per cento del valore aggiunto generato dal settore privato italiano, e 1.362 posizioni lavorative nel mese di dicembre, pari ad oltre 900 mila lavoratori a tempo pieno, di cui il 72 per cento a tempo indeterminato. Valori che salgono, però, in modo deciso, se, oltre al contributo diretto, si considerano anche gli effetti sull'economia dei soci e sulle imprese non cooperative. Negli anni 2007-2014, nel pieno della crisi che ha caratterizzato l'economia del nostro Paese, hanno incrementato l'occupazione del 6,1 per cento ed il loro contributo al bilancio dello Stato per carichi contributivi e fiscali si è incrementato del 22 per cento. Le cooperative hanno attraversato la crisi con situazioni anche drammatiche e difficili, con chiusure, ma hanno avuto un'attenzione particolare nel cercare di mantenere il lavoro riducendo i margini prodotti. Dipingere questa realtà economica e sociale come si trattasse di un luogo dove prevale il malaffare, la corruzione, la collusione tra politica ed economia, non solo non corrisponde al vero, ma rappresenta un'inaccettabile offesa per i milioni di cooperatori, di lavoratori che hanno trovato nella forma cooperativa una risposta al bisogno di lavoro, che partecipano e concorrono a realizzare un progetto dove sempre deve essere evidente l'utilità sociale, come ci ricorda l'articolo 41 della Costituzione, che riconosce l'iniziativa economica privata libera e aggiunge che non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale. 
Sia chiaro, affermare questo non significa nascondere le deviazioni, le distorsioni e l'uso improprio che si è fatto della forma cooperativa. Questi fenomeni vanno denunciati, perseguiti, colpiti e condannati; per questo abbiamo valutato positivamente e di grande interesse l'iniziativa di un anno fa dell'associazione delle cooperative italiane che ha sottoscritto il «Manifesto per un'economia pulita», nel quale, tra i più significativi principi e obiettivi espressi, è stato indicato quello di un'economia in cui la concorrenza leale, burocrazia esemplificata, efficienza, creatività e crescita per tutti sia una realtà; in cui il benessere della comunità sia il vero fine ultimo per fare impresa. Un mercato in cui non ci sia posto per le false imprese, quelle che non rispettano le regole, esercitano concorrenza sleale e umiliano il valore del lavoro delle persone. 
Le imprese efficienti non sono solo un luogo di lavoro: rappresentano un volano per la crescita degli individui e delle comunità in cui sono inserite. La buona impresa aiuta a superare diseguaglianze ed emarginazione, promuove dignità e senso civico. Tale impegno è stato seguito dalla campagna «Stop alle false cooperative», che noi abbiamo pienamente condiviso, e la raccolta di 100 mila firme per la legge di iniziativa popolare contro tale fenomeno, indicando quattro priorità: la cancellazione dall'albo delle cooperative e la conseguente perdita della qualifica delle cooperative per le imprese che non siano state sottoposte a revisioni e ispezioni;  la definizione di un programma di revisione in via prioritaria per quelle cooperative che non siano state sottoposte da lungo tempo alla revisione e alle ispezioni, così come per le cooperative appartenenti ai settori più a rischio; la tempestiva comunicazione dello scioglimento delle cooperative all'Agenzia delle entrate per contrastare il fenomeno di cooperative che nascono e cessano l'attività nel giro di pochi mesi, accumulando debiti nei confronti dell'erario; la creazione di una cabina di regia al Mise che coordini i soggetti chiamati a vigilare sulle cooperative, evitando sovrapposizioni e duplicazioni di adempimenti attraverso intese che consentano di coordinare revisori provenienti anche da altre amministrazioni. 
Con questa mozione noi chiediamo al Governo un impegno su otto punti, impegni che sono stati accolti e che io non richiamo, se non molto brevemente, volti a raccordare i soggetti pubblici deputati a svolgere il controllo mutualistico nei confronti delle cooperative; volti alla costituzione di appositi organismi paritetici con le associazioni cooperative per l'attività di ispezione e messa a punto di appositi protocolli operativi; volti alla definizione di programmi di revisione che abbiano per oggetto prioritario le cooperative che non siano state sottoposte da lungo tempo alla revisione, come richiamavo prima; per rispondere e rilanciare lo strumento dell'autocertificazione o, ancora meglio, della dichiarazione sostitutiva attualmente disciplinato all'articolo 6 del citato decreto n. 220 del 2002; per modernizzare le metodologie ispettive attraverso procedure informatiche più efficienti e la condivisione delle banche dati, al fine di favorire la costruzione delle basi informative a supporto dei processi revisionali; verifica della congruità, alla luce dell'evoluzione del fenomeno cooperativo, dei requisiti dimensionali; rafforzamento della partecipazione dei soci ai processi decisionali, per assicurare la regolarità dell'erogazione delle risorse finanziarie necessarie alla gestione delle attività ispettive del Ministero dello sviluppo economico. Presidente, questi sono i contenuti e gli impegni che abbiamo chiesto al Governo, perché per noi la cooperazione rappresenta un patrimonio che va non difeso, ma sostenuto, accompagnato, aiutato, perché rappresenta un patrimonio della nostra economia e della nostra società. Per tutte queste ragioni annuncio il voto favorevole alla mozione  presentata dal gruppo del PD, la Benamati, Pizzolante, Palladino ed altri n. 1–01426 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)