Discussione sulle linee generali
Data: 
Martedì, 8 Novembre, 2016
Nome: 
Patrizia Maestri

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Grazie Presidente, io vengo da una regione, che è l'Emilia Romagna, nella quale il valore economico e sociale della cooperazione è sempre stato evidente e tale da rappresentare una fetta importante dell'economia e che ha saputo, nonostante la pesante crisi che il nostro Paese sta vivendo ormai da troppo tempo, da otto anni, ha saputo – dicevo – mettere in campo progettualità che hanno creato nuove possibilità di imprenditoria e di occupazione. 
Il movimento cooperativo italiano ha una vita secolare, articolato in diverse organizzazioni; oggi in Italia rappresenta un valore aggiunto di circa 31 miliardi e ha circa 2 milioni di lavoratori. Le cooperative producono occupazione, producono risparmio, e stabilità, reddito, ma nel farlo hanno anche l'obiettivo, sin dai primi anni della loro istituzione, di produrre democrazia economica, partecipazione, solidarietà, responsabilità sociale, sostenibilità, coesione sociale e benefici per le comunità locali. Con la loro decisiva incidenza in diversi settori economici, dalla distribuzione al credito, all'agroalimentare, servizi socio-sanitari, opere pubbliche, esercitano un ruolo importante nell'economia italiana, un ruolo che deve essere maggiormente propulsivo di innovazione e di sviluppo. Ma il ruolo della cooperazione deve essere anche quello di rigenerare un nuovo modello dell'economia cooperativa e promuovere un mercato regolato che rispetti e incentivi la specificità cooperativa nella buona economia, un'economia delle persone e delle opportunità, improntata all'onestà etica degli imprenditori, collaborativa, comunitaria, orientata all'inclusione e al riequilibrio di disuguaglianze, tecnologica e innovativa. Nei mesi scorsi l'associazione delle cooperative italiane, soggetto che raggruppa le principali e centrali cooperative, Confcooperative, Legacoop e AGCI, ha recentemente lanciato il manifesto per una economia pulita, dove, tra i principi e gli obiettivi espressi, è importante ricordare quello di voler costruire un'altra Italia, un Paese diverso, con una nuova economia pulita, con un mercato sano, in cui contino di più onestà, lealtà e correttezza, e con maggiore rispetto del lavoro, delle persone e delle opportunità per tutti; un'economia in cui concorrenza leale, burocrazia semplificata ed efficiente, creatività e crescita per tutti siano realtà, in cui il benessere della comunità sia il vero fine ultimo del fare impresa. Più in particolare, mi riferisco a un mercato in cui non ci sia posto per le false imprese, quelle che non rispettano le regole, esercitano concorrenza sleale e umiliano il valore del lavoro delle persone, le imprese efficienti non sono solo un luogo di lavoro ma rappresentano un volano per la crescita degli individui e delle comunità in cui sono inserite. La buona impresa aiuta a superare disuguaglianze ed emarginazioni, promuove dignità e senso civico. La campagna «Stop alle false cooperative» e la raccolta di 100.000 firme per la legge di iniziativa popolare, da parte di ACI, contro il fenomeno delle false cooperative è oggi incardinata in Commissione industria al Senato e pone con forza il tema di una maggiore vigilanza e di un maggior monitoraggio. 
Certo, rispetto al 2015, nel primo trimestre del 2016, i dati della vigilanza registrano un incremento sia quantitativo che qualitativo, cioè legato ad una più efficace scelta degli obiettivi da sottoporre ad ispezione. Più in particolare – questi sono dati del Ministero dello sviluppo economico – sotto il profilo quantitativo, nel 2015, si registrano, su media trimestrale, 905 cooperative ispezionate, mentre nei primi tre mesi del 2016 se ne registrano 134. Sotto il profilo qualitativo del totale delle cooperative sottoposte ad ispezione, 470 sono risultate irregolari, oltre il 50 per cento, facendo emergere 3.768 lavoratori irregolari; nel 2015 sono stati 3580, di cui 399 in nero. Aumentano anche le diffide accertative, cioè i provvedimenti finalizzati al recupero immediato della retribuzione di lavoratori sottopagati; nei primi tre mesi del 2016 si registrano 1.160 provvedimenti. a fronte di 695 nel 2015. 
A questi risultati ha contribuito il lavoro svolto, sia a livello centrale che territoriale, dai cosiddetti Osservatori sulla cooperazione; gli osservatori, nati da un Protocollo del 2007, ma fortemente valorizzati nell'ultimo anno dalla direzione generale per l'attività ispettiva, prevedono la partecipazione, oltre che del Ministero del lavoro e del Ministero dello sviluppo economico, anche di rappresentanti di AGCI, Confcooperative, Legacoop, CGIL, CISL e UIL e costituiscono un importante strumento per orientare l'attività di vigilanza nel settore cooperativo, settore, peraltro, già al centro dell'attenzione nel documento di programmazione ispettiva del 2016. Nelle tabelle del Ministero che sono state presentate nell'audizione al Senato, dedicate all'attività di revisione, si pone specificatamente in evidenza il dato abnorme delle mancate revisioni che nel tempo sono passate da un quarto a quasi un terzo delle revisioni effettuate. Con i termini «mancate revisioni» si indicano tutti quei casi in cui non si è reso possibile procedere al controllo o perché non è stato possibile raggiungere concretamente la cooperativa o perché la stessa si è volontariamente sottratta alla revisione. Si tratta di un enorme categoria di cooperative, sicuramente affollata da un gran numero di soggetti che sono di fatto «morti», senza estinguersi formalmente, con il compimento di tutti gli adempimenti burocratici necessari alla cancellazione dal registro delle imprese e, conseguentemente, dall'albo delle cooperative. Si tenga conto che questo numero è ingrossato anche dalle cooperative che fuoriescono dalle associazioni nel momento in cui cessano le attività e si avviano allo scioglimento. Nell'anno 2015, in conseguenza dell'abbattimento delle risorse di cui prima si diceva, è stato possibile concludere soltanto 5.000 revisioni che corrispondono a una percentuale di copertura delle revisione da effettuare inferiore al 10 per cento. Le associazioni hanno complessivamente svolto 37.299 revisioni nel biennio 2013-2014.
Quindi, da questo punto di vista, occorre richiamare l'azione posta in essere dall'Alleanza delle Cooperative, attraverso l'iniziativa che ha portato alla stipula del protocollo di legalità per rafforzare e rendere più incisiva l'azione di prevenzione e contrasto di ogni possibile tentativo di infiltrazione della criminalità organizzata nel mondo dell'impresa con il Ministero dell'interno e, più in generale, attraverso la promozione di un'azione di rinnovamento proveniente dalla stessa base sociale delle cooperative per dotarsi di strumenti e procedure per garantire l'effettività delle partecipazioni dei soci e lo scambio mutualistico. Si deve, finalmente, mettere un punto sulla proliferazione di queste imprese che non sono imprese sane, poiché nulla hanno a che fare con gli scopi sociali partecipativi e mutualistici del sistema cooperativo e perseguono, al contrario, obiettivi illeciti quali l'evasione fiscale e contributiva, la mancata applicazione dei contratti nazionali stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi a livello nazionale a favore, invece, di contratti pirata e, inoltre, l'illecita somministrazione di manodopera e pagamenti fuori busta che, di fatto, favoriscono il lavoro nero. Si tratta di sedicenti cooperative in cui, in molti casi, si ha un amministratore unico, che non prevedono assemblee dei soci, senza statuto o regolamento interno e, soprattutto, con bilanci di comodo che, spesso, in virtù di una inefficienza dei controlli non sono certificati o depositati; bilanci di comodo che, fra l'altro, favoriscono l'inserimento della malavita organizzata con operazioni di riciclaggio dei capitali. 
Voglio mettere in evidenza, però, come già esistano modelli positivi che si richiamano a un'azione condivisa di tutte le parti sociali e delle istituzioni con l'obiettivo di promuovere la regolarità nel sistema appalti, alienando le cooperative spurie; è il caso, ad esempio, della legge regionale dell'Emilia Romagna, n. 3 del 2014, che certifica lo stato delle imprese cooperative attraverso l'istituzione di una white list di una black list in cui le imprese vengono inserite a seconda che siano in possesso di alcuni requisiti, fra i quali la regolarità fiscale e contributiva, la corretta applicazione del contratto nazionale di lavoro, il certificato antimafia. L'esclusione dalla white list può comportare la risoluzione dei contratti d'appalto. 
Con questa mozione chiediamo al Governo, quindi, di attivare tutti gli strumenti anche normativi che consentano quel controllo, quelle verifiche, quei programmi di revisioni, quelle procedure informatiche, quel rilancio dello strumento dell'autocertificazione e un grande rafforzamento della partecipazione dei soci, con la possibilità anche di rimozione degli amministratori, oltre, naturalmente, al miglioramento delle attività ispettive. Tutto questo finalizzato a garantire alle imprese sane una concorrenza non viziata e virtuosa. Naturalmente, sarà fondamentale l'approvazione della legge ora in discussione al Senato. Infine, passa di qua la strada per avere un mercato più pulito e trasparente, un obiettivo che deve far parte delle priorità nelle azioni del Governo per il rinnovamento e il rilancio del Paese, per un'economia sana e sostenibile, per un mercato del lavoro in cui si rispettino i diritti dei lavoratori, per una nuova responsabilità sociale e delle imprese.