Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 7 Marzo, 2016
Nome: 
Andrea De Maria

Vai alla scheda della mozione

 

Presidente, io penso che quella che discutiamo oggi, che voteremo domani, sia una mozione molto importante. Lo è come lo sono le iniziative volte a promuovere la memoria della nostra storia, e lo è per due ragioni: la prima è quella di un doveroso omaggio della nostra Assemblea, di chi rappresenta oggi qui i cittadini italiani, verso quelle 21 madri costituenti che hanno scritto delle pagine molto importanti nella storia della nostra democrazia; ma ancora di più credo questa mozione sia importante perché ci dà più strumenti per affrontare le sfide di oggi e le sfide del futuro: perché attraverso la conoscenza della storia, il ricordo dei momenti più alti della nostra storia, possiamo trarre le ragioni morali, etiche, ma anche politiche di conoscenza, appunto per affrontare le sfide del futuro. 
Per quanto riguarda la mozione che discutiamo oggi, che voteremo domani, questo ragionamento credo vada insieme alla consapevolezza di quanto la lotta prima per l'emancipazione delle donne, poi per la parità, e poi per il pieno riconoscimento della differenza di genere, è stata una delle battaglie che più di tutte, forse più di tutte, ha cambiato profondamente la società italiana: è una lotta che ha promosso libertà per tutti, per gli uomini e per le donne, ha cambiato i costumi sociali, ha profondamente rafforzato la democrazia. Questo è vero non solo in Italia, certo, ma credo sia indubbio che in Italia in modo particolare questa lotta ha avuto un peso molto significativo per la nostra democrazia, per la sua storia; anche perché in Italia c’è stata un'arretratezza maggiore, una resistenza maggiore alla lotta delle donne: è stato giustamente qui ricordato come il voto alle donne è stato riconosciuto in Italia molto dopo rispetto ad altri Paesi. Ed è una lotta che si è sempre intrecciata nella battaglia per la democrazia e la giustizia sociale: non è un caso che l'elettorato attivo e passivo alle donne sia stato riconosciuto dopo la Liberazione, prima in alcuni appuntamenti amministrativi e poi nel voto dell'Assemblea costituente, appunto con l'elezione di quelle 21 donne costituenti che vogliamo ricordare in questa mozione. 
Credo che qui bisogna ricordare l'intreccio molto profondo fra la scelta del riconoscimento di questo diritto alle donne e la lotta antifascista; per quello che era stato il fascismo, il maschilismo, l'esaltazione dell'uomo dominatore, l'esaltazione dell'uomo che faceva la guerra, l'idea della donna chiusa in casa, oppressa, moglie, madre: era un tratto profondo dell'ideologia fascista. Se vogliamo ricordare, se non un libro, un'altra grande espressione culturale come un film, io ricordo sempre il film di Ettore Scola Una giornata particolare, che secondo me più di tanti altri testi, tanti altri film, dà un'idea molto efficace di che cosa voleva dire questa oppressione e questa condizione femminile della donna nel fascismo. E poi, non a caso, le donne sono state grandi protagoniste della Resistenza, spesso anche combattenti, staffette a fianco dei loro uomini, dei loro figli, in quella lavoro di cura dei partigiani, in quel lavoro di aiuto che è stato così fondamentale per la condizione stessa di esistenza della Resistenza. 
Ricordo sempre una donna partigiana di Bologna, che non è arrivata in Parlamento ma che è stata una delle tanti militanti della sinistra dal basso nel nostro Paese, in questo caso nella mia città, che si chiamava Zelinda Resca (è scomparsa nel 1999): ha raccontato a tanti di noi, in tante occasioni, che era stata più emozionata e quasi più impaurita nel momento di esprimere il primo voto per l'Assemblea costituente, rispetto anche a quando quella volta, per torturarla, i nazifascisti avevano più volte fatto finta di impiccarla. È stato questo il legame così forte tra la lotta per la democrazia, la libertà, la lotta delle donne nella Resistenza, l'antifascismo, e poi il riconoscimento dei diritti politici, dell'elettorato attivo e passivo delle donne. 
Da allora si è fatta molta strada. Non la si è fatta a caso: si è fatta con lotte, con impegno, anche con l'intelligenza dei leader e delle personalità più autorevoli della nostra Repubblica, della nostra democrazia; per esempio andrebbe ricordato quanto anche nel suo partito Enrico Berlinguer si batté per il riconoscimento del ruolo delle donne nella politica. E tanta strada si è fatta: oggi per esempio, se parliamo del Partito Democratico, credo che possiamo essere orgogliosi di avere pienamente acquisito, nella nostra idea di partito, di politica, l'idea della pari rappresentanza di donne e uomini nel partito, e anche nelle nostre squadre di governo. 
E però questa memoria credo ci debba far vedere ancora quello che c’è da fare, le battaglie che vanno combattute. Qui alcune cose sono state ricordate: per esempio l'effettiva parità sul piano delle retribuzioni, che nel nostro Paese non è stata ancora raggiunta; il riconoscimento pieno del ruolo delle donne nelle professioni: in molti settori, più privati che pubblici, ormai, a dir la verità, questa parità non è pienamente riconosciuta. E ancora di più il contrasto alla violenza alle donne: guardate che c'entra molto con quello di cui stiamo parlando, perché in realtà la violenza alle donne è la reazione di una parte degli uomini all'autodeterminazione, alla soggettività, al protagonismo delle donne, ed è prima di tutto una battaglia culturale che credo debba proprio riguardare gli uomini. 
E infine una cosa forse non molto politicamente corretta, ma la voglio dire qui. Penso che noi dobbiamo aprire un ragionamento anche con le comunità che vengono a vivere in Italia da altri Paesi, per dire che chi vive qui rispetta la nostra Carta costituzionale: sul piano dei diritti, ma anche sul piano del pieno riconoscimento della soggettività e dei diritti delle donne, che di quella Costituzione è un punto fondamentale.  Non c’è poi solo l'Italia. Quel terrorismo fondamentalista islamico che siamo chiamati a combattere ha nell'odio alle donne, al loro ruolo, alla loro soggettività uno dei suoi tratti identitari fondamentali, e in tanti Paesi oggi la lotta di cambiamento delle donne è una lotta complessiva di promozione democratica: pensiamo ai movimenti che ci sono in India contro la violenza alle donne, quanto possono rappresentare per il cambiamento di quel Paese e di quella società. 
Torno quindi al ragionamento di prima: sarà perché nella mia biografia sono stato – e sono particolarmente orgoglioso e grato – anche sindaco di Marzabotto, io credo molto al valore della memoria come strumento di lotta politica nella vita di oggi. E penso che anche in questo caso una mozione come questa, oltre al doveroso omaggio a figure così autorevoli, debba avere davvero lo scopo che dicevo prima, all'inizio di questo breve intervento a sostegno della mozione, per ringraziare dell'ottimo lavoro le colleghe che l'hanno redatta, in particolare di Sandra Zampa che ne ha avuto all'iniziativa: questo tipo di memoria ci rende più forti oggi e in futuro, per combattere con più efficacia quelle battaglie di libertà, di democrazia, che a partire dalle donne e dalla differenza di genere sono battaglie importanti per tutti, per gli uomini quanto per le donne.