Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 11 Novembre, 2014
Nome: 
Maria Amato

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Signor Presidente, attenzione alta, ma senza terrorismo psicologico. 
Con questa mozione abbiamo chiesto al Governo: di predisporre una campagna di comunicazione capillare e chiara, con semplici informazioni sul virus Ebola, sulle modalità di contagio e sulle precauzioni igieniche; di dare disposizioni precise agli operatori della sanità, garantendo l'approvvigionamento dei presidi da utilizzare nei casi sospetti, dalla presa in carico al trasferimento al Sacco o allo Spallanzani; di predisporre una rivisitazione, su base scientifica, delle nostre campagne vaccinali, coinvolgendo nella comunicazione i pediatri, superando l'oscurantismo fantasioso che ha determinato la riduzione dell'accesso ai vaccini stessi. 
Chiediamo di rafforzare la rete ospedaliera e territoriale di malattie infettive, di potenziare le misure di controllo sanitario nei principali porti e aeroporti italiani; chiediamo l'impegno ad attivarsi, in sede europea, affinché l'operazione Triton, pur attuata nel pieno rispetto degli obblighi internazionali e dell'Unione europea e del principio di non respingimento, preveda anche il salvataggio di vite umane, attraverso compiti di ricerca e soccorso, secondo il codice non scritto di chi va per mare. 
Chiediamo azioni dirette alla cura dei malati, all'accoglienza dei profughi, alla prevenzione del rischio di diffusione di malattie infettive, anche e soprattutto con interventi di supporto ai sistemi sanitari di quei Paesi dove è ancora attiva l'epidemia di Ebola: la Sierra Leone, la Guinea e la Liberia. Ricordiamo che in Liberia sono in calo i contagi e che il Senegal e la Nigeria hanno risolto le loro epidemie. 
Ma ripeto: chiediamo soprattutto un'informazione equilibrata e di semplice comprensione, un'informazione che metta un freno alla paura atavica della malattia contagiosa, alimentata da messaggi distorti e allarmistici, un'informazione che supplisca anche alle diffuse carenze in geografia, per evitare situazioni quali comitati di genitori che impediscano l'ingresso a scuola di bambini provenienti dall'Uganda o il divieto di assistere ad uno spettacolo teatrale di una compagnia di etiopi. L'Africa è grande e le epidemie sono concentrate in una zona relativamente piccola. Guardare un attore africano non espone al contagio. Chiediamo una comunicazione che consenta di controllare e superare la paura dello straniero e l'idea che lo straniero povero porti le malattie. Povero: come se un virus, per principio, non volesse viaggiare in giacca e cravatta. Eppure è una storia già vista: l'AIDS non ha fatto differenze di classe nel contagio.
La paura non protegge dal virus, la paura non cura né guarisce; la paura alimenta un serpeggiante pensiero xenofobo non degno di un Paese civile, un Paese che, nel suo passato, ha vissuto la fuga dalla guerra e dalla miseria. 
Dal dizionario enciclopedico delle emigrazioni: in Germania eravamo gli itaker, da Itaca, cioè eterni vagabondi; in Francia ibabis, i rospi; in Argentina ci chiamavano burros, asini; negli Stati Uniti eravamo bat, i pipistrelli, per il colore dovuto alla scarsa igiene. E se qualcuno pensa che la migrazione non abbia mai toccato la propria famiglia, faccia una verifica su una delle banche dati sugli sbarchi italiani a New York o a Buenos Aires. Altri tempi, ma non sono certamente distanti dagli esempi che oggi, cambiando volti, origini e lingue, vediamo nelle nostre città. 
«L'Italia è a basso rischio di contagio», sono parole del direttore dello Spallanzani. I protocolli di ricerca e la corsa alla preparazione del vaccino, la risoluzione di alcuni focolai dell'epidemia, gli operatori curati in Europa e la loro guarigione sono gli indicatori di qualità della nostra medicina. I centri di riferimento, lo Spallanzani di Roma e il Sacco di Milano, sono di eccellenza, con livelli di adeguatezza del grado più alto. 
Si parla erroneamente di sospetti casi di ebola in Italia, pazienti che niente avevano a che fare con il virus. Non c’è stato alcun caso sospetto, ma febbri influenzali e in un caso febbri malariche. Sono stati attivati negli ospedali su tutto il territorio nazionale i protocolli di accettazione, osservazione, diagnosi e trattamento. 
Il richiamo ad attente norme igieniche (il banale lavarsi le mani) e la chiarezza dei termini quando si descrivono le modalità di contagio sono fondamentali. Dire, ad esempio, il virus resta nei liquidi biologici sino a 60 giorni dopo il contagio si rafforza dicendo il virus resta fino a 60 giorni nello sperma, facendo così comprendere bene che ebola, come l'HIV, si trasmette anche sessualmente. 
Il liquido più infettante è il sangue; un messaggio diretto diffonde molto di più che l'utilizzo di parole angoscianti quali la «nuova peste» o il «virus della morte nera». 
Sicuramente autorevole è la voce della professoressa Esposito, citata nel testo della mozione della Lega Nord, in riferimento ai ceppi varianti e resistenti dei virus vecchi e nuovi. La varianza fa parte dell'evoluzione delle storie naturali delle malattie, ma proprio perché si sottolinea che non c’è in questo concetto un atteggiamento discriminante tra straniero e straniero, tra migrante e viaggiatore, i controlli vanno programmati e organizzati senza discriminazione tra aereo e barcone, con la giusta ratio epidemiologica. I controlli funzionano ? Significativa è la risposta del professor Rizzardini, direttore dell'istituto «L. Sacco» di Milano: l'Organizzazione mondiale della sanità sta rivedendo i sistemi di controllo e di sicurezza; ebola ha messo in evidenza la fragilità dei sistemi sanitari dei Paesi poveri e il sistema dei controlli in porti e aeroporti basati su risposta del viaggiatore, che può eludere eventuali quarantene. Parliamo di viaggiatori, di aerei, di navi, e non solo di migranti e di Mare Nostrum, che ha salvato migliaia di vite umane. La Marina Militare, che ancora adesso ringraziamo, all'interno dell'operazione Mare Nostrum, dal 18 ottobre 2013, ha assicurato il costante pattugliamento aeronavale del Mediterraneo e dello Stretto di Sicilia. cinque unità navali, circa 5 mila uomini impegnati, uomini e donne che hanno assistito direttamente 142 mila migranti; recuperato, a bordo di navi che stavano affondando, 93 mila persone e che hanno consegnato alla giustizia più di 500 scafisti. A partire da giugno, sono stati 80 mila i controlli sanitari a bordo svolti da medici della Marina Militare e del Servizio sanitario nazionale sulle imbarcazioni di migranti soccorse nell'ambito dell'operazione Mare Nostrum. E ove questo non sia stato possibile, i controlli sono stati svolti da medici a terra prima dello smistamento nei centri di accoglienza. 
Sono evidenti i vantaggi in termini di costi dell'operazione Triton, è evidente il risultato – vedere coinvolti altri 26 Stati nell'operazione coordinata dalla stessa Italia –, ma il Partito Democratico torna a chiedere che siano garantite le funzioni umanitarie e sanitarie, oltre che di controllo. 
L'epidemiologia delle malattie infettive quali TBC, polio, AIDS, lebbra ed ebola ci rimanda mappe di frequenza non costanti nel tempo, che variano con il variare della demografia, con le condizioni sociali ed economiche: povertà, malattie e guerra viaggiano insieme. Si combattono più facilmente in un sistema sanitario organizzato, dove si possono usare farmaci, dove sia mangi il giusto. 
Aumentano con i migranti ? Non solo e non sempre. Le malattie si combattono con la medicina e con l'organizzazione sanitaria. 
Ebola va fermata in Africa, come dice Gino Strada, sostenendo quei sistemi sanitari fragili, combattendo la fame, che uccide più di qualsiasi virus, e non fermando il flusso di uomini e donne, che lasciano miseria, violenza e guerra, cercando il futuro in questa parte di mondo. 
C’è un solo antidoto alla paura ed è conoscenza.